La Congregazione Vaticana per il Clero condanna le terapie riparative proposte ai cattolici spagnoli
Articolo di Miguel Ángel Malavia e José Beltrán pubblicato sul sito del settimanale cattolico Vida Nueva (Spagna) il 9 luglio 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La Santa Sede prende le distanze da quelle che sono comunemente conosciute come “terapie di conversione” o “riparative”, e lo fa attraverso [una nota della] Congregazione Vaticana per il Clero, che ha dichiarato l’illegittimità di Verdad y Libertad, un’associazione [spagnola] che dal 2013 offre, riuscendo ad evitare le relative sanzioni amministrative, ciò che presenta come un cammino di speranza e di cura delle ferite che provocherebbe ciò che l’associazione chiama “attrazione per lo stesso sesso”.
La sede principale dell’associazione si trova a Granada (Spagna), dove risiede il pediatra Miguel Ángel Sánchez Cordón, all’origine di questa iniziativa. A Granada convengono giovani e adulti da tutta la Spagna, in cerca di guarigione.
È la prima volta che il Vaticano prende posizione contro questo tipo di pratiche, con quella che è stata una delle ultime decisioni del prefetto [della Congregazione per il Clero], il cardinale italiano Beniamino Stella, che lo scorso mese di giugno si è dimesso per lasciare il posto al sudcoreano Lazzaro You Heung-sik.
Informativa finale
Roma ha pronunciato quindi parere negativo verso le iniziative promosse da questa associazione, a cui hanno partecipato sacerdoti, religiosi e laici, dopo aver svolto un’accurata indagine scandita in varie fasi, indagine che ha trovato compimento durante l’assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Spagnola che si è svolta lo scorso aprile; lì è stata resa nota l’informativa finale vaticana, che invita i vescovi a non assecondare, né partecipare, né raccomandare le terapie svolte da Verdad y Libertad, in quanto sono errati la metodologia e gli obiettivi perseguiti.
“Assolutamente non è un ente ecclesiale, e la Conferenza Episcopale in quanto tale non l’ha mai né appoggiata né autorizzata” dichiarano alcune fonti, che proseguono “né tanto meno c’è stato un appoggio alle loro iniziative. Invitiamo inoltre chi si considera danneggiato [da Verdad y Libertad] a sporgere denuncia civile, in quanto, dal punto di vista canonico, noi non possiamo intervenire in ciò che fanno”.
“Il fatto che vi abbiano partecipato dei credenti non vuol dire che l’attività dell’associazione sia appoggiata dalla Chiesa. Lo ha affermato in modo chiaro la Santa Sede, che ci ha invitato a comunicarlo in maniera chiara e trasparente nelle nostre diocesi” ci dice un vescovo, il quale poi lamenta il fatto che i promotori di Verdad y Libertad si siano fatti forti dell’etichetta di “cattolici” e che abbiano reclutato pazienti in ambienti cristiani.
I pazienti
Negli ultimi otto anni seminari, congregazioni, movimenti e parrocchie sono stati terreno fertile per reclutare persone disposte a “curare” la propria omosessualità, e che sarebbero arrivate a Verdad y Libertad attraverso il passaparola di compagni, direttori spirituali e psicologi in linea con l’intento dell’associazione.
Anche un gruppo di vescovi – cinque o sei, secondo alcuni ex membri di Verdad y Libertad – avrebbero collaborato organizzando ritiri, offrendo la propria testimonianza e sviando giovani e adulti. Uno di tali pastori avrebbe sperimentato il “cammino di cura” e raccontato più volte la propria esperienza.
Già nel novembre 2019 la Santa Sede aveva dato un primo avviso, quando [i vescovi spagnoli] prepararono un’informativa su Verdad y Libertad e la sottoposero al cardinale Stella. Il documento raccoglieva le testimonianze di vari consacrati che denunciavano di aver subìto pratiche “vessatorie” giustificate dall’idea che “l’omosessualità si può cambiare”.
In risposta, il cardinale Stella invitò i vescovi a compiere indagini presso i sacerdoti e i seminaristi che avevano preso parte alle attività dell’associazione. Tuttavia, secondo una fonte interna a una diocesi in cui il movimento ha messo radici, in quella diocesi non c’è stata nessuna indagine interna.
Processo di ricostruzione
Nell’ultima plenaria dei vescovi prima della pandemia si diede la parola a un religioso e sacerdote che spiegò in prima persona i danni provocati a sei consacrati [dall’associazione], consacrati che stava accompagnando in un particolare percorso di ricostruzione affettiva dopo l’esperienza traumatica sofferta in Verdad y Libertad.
Dopo aver sentito il sacerdote, i pastori discussero il problema. Solo una decina di prelati, sul centinaio presente, appoggiarono il cammino di conversione, definito “necessario” per combattere l’ideologia del gender. Uno di essi negò “in maniera aggressiva” – ricordano i presenti – la veracità dell’informativa.
“Sono molto soddisfatto che la Chiesa si sia pronunciata in maniera ufficiale con questa condanna. Sono contento che la madre Chiesa non si mescoli con quella che considero una setta, perché anch’io ho sofferto per causa sua, e soprattutto sono soddisfatto che nessuno possa dire che quello che lì viene praticato, si faccia nel nome di Gesù” afferma un sacerdote che ha fatto parte dell’associazione, e che durante la sua permanenza a Granada poté essere testimone di come il fatto religioso impregnasse gli incontri fatti di preghiere, meditazioni e giaculatorie del tipo “Dio non ci ha fatti così”. Da allora è riuscito a ricostruire la propria vita “accettando il fatto che, a partire dalla mia affettività e dalla coerenza ad essa, rimango fedele al Vangelo e alla mia vocazione”.
Accompagnamento
“Vivo conforme alla mia fede, così come ha scritto il Papa a James Martin in una recente lettera privata” continua il sacerdote: “Mi rende triste però sapere che ci sono dei pastori che continuano a giustificare questo inganno, e che cercano di spiegarlo affermando che, se queste terapie sono perseguitate, è perché sono autenticamente cristiane. Da molto tempo [tali persone] si presentano come martiri della ‘lobby gay’, del relativismo, della secolarizzazione…”.
Si augura che, al di là di questa associazione e dei danni che ha causato, “meno gente cadrà in queste trappole, come sono caduto io, se noi come Chiesa accompagneremo veramente e integralmente l’affettività tanto dei sacerdoti quanto dei laici”.
In cosa consistono in concreto queste terapie, a cui il Vaticano si è tassativamente opposto? Secondo gli estensori dell’informativa rivolta alla Santa Sede, l’itinerario base si svolgerebbe in un periodo di 270 giorni sotto il controllo diretto e onnipresente di un mentore, seguito da un percorso collettivo con gli altri compagni di cammino attraverso gruppi e reti sociali, dove condividere anche più volte al giorno progressi e stati d’animo.
Testo originale: El Vaticano frena las terapias de conversión gay
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