Cari senatori i dati sull’omotransfobia in Italia li avete letti, ma poi li avete capiti?
Riflessioni di Massimo Battaglio per il progetto Cronache di ordinaria omofobia.org
Il 14 luglio 2021ci hanno citati in Senato. Lo ha fatto il senatore Claudio Barbaro (Fratelli d’Italia), parlando di omofobia.org come fonte attendibile nell’analisi dei dati sull’omofobia in Italia. Lo ringraziamo e lo ricorderemo nelle nostre orazioni.
Il problema è che, secondo lui, i nostri dati dimostrerebbero che il fenomeno dell’omofobia è del tutto residuale (quando non addirittura dubbio) e non merita di essere affrontato con una legge.
Avverte infatti che i reati legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere sono una frazione molto esigua rispetto alla massa di lavoro che devono affrontare i tribunali. E noi, attraverso il nostro lavoro, non faremmo che ammetterlo.
Ricorderei al senatore alcune cose. La prima è che la maggior parte dei reati in Italia è rappresentata da fatti di piccolo spaccio di droghe leggere e di “immigrazione clandestina“. Se avessimo leggi meno assurde in proposito, il numero di fatti da portare in tribunale sarebbe quasi dimezzato.
Seguono i reati stradali e le risse da stadio. E ricorderei quindi che quasi tutti gli italiani guidano un’auto e guardano ogni tanto una partita, mentre le persone lgbt+ sfiorano appena il 5%.
Ricorderei infine che quelle due o tre donne trans che si trovano uccise ogni anno (a cui vanno aggiunti un paio di suicidi indotti), rappresentano una quota altissima dei 366 omicidi annuali. Sì perché quegli omicidi si rapportano a 60.000.000 di abitanti, mentre la popolazione trans conta circa 450.000 persone.
Ma ricorderei soprattutto che nessuno di noi ha mai avuto la pretesa di fotografare l’omofobia nella sua interezza. I nostri numeri non rappresentano il massimo degli atti omofobi ma il minimo. Per capirci meglio: noi affermiamo che, negli ultimi anni, le vittime di omofobia sono “come minimo” 1.311, non che sono “al massimo” 1.311.
Occorre aggiungere tutte quelle che non hanno avuto modo o voglia di esporre denuncia. La stessa onorevole Barbara Masini (FI) ha ribadito queste cose parlando dell’ “under reporting“, l’impossibilità di denunciare e codificare correttamente le denunce. La ringraziamo
L’onorevole Barbaro contesta poi che non tutti i fatti per cui ci ha citati hanno rilevanza penale. Strano perché abbiamo sempre insistito sul contrario. Abbiamo sempre scartato tutti i fatti la cui vittima non è una precisa persona fisica (e quindi tutti gli atti di generico incitamento all’odio).
Abbiamo sempre messo da parte le aggressioni puramente verbali. Se non lo avessimo fatto, i numeri sarebbero sicuramente meno rappresentativi (perché è raro che una persona denunci un semplice insulto) ma si moltiplicherebbero di almeno dieci volte. Ma il senatore che ci ha citato, ha letto uno per uno tutti i fatti riportati? O spara nel mucchio, sperando che nessuno controlli?
Ma la cosa più divertente è che Barbaro sostiene che sono pochissimi i casi risolti con una condanna. Ma caro il mio onorevole!
A parte che conosciamo benissimo i tempi della giustizia in Italia, se contassimo quelli in cui è stata riconosciuta un’aggravante d’odio, non ne troveremmo neanche uno! Eh sì perché tale aggravante, senatore dilettissimo, non esiste. Ne state discutendo appunto in questi giorni.
E ancora un appunto: per dare numeri più bassi, Barbaro non fa il conto delle vittime ma quelle degli episodi, pur avendo letto che moltissimi di essi coinvolgono più di una vittima. Ma a lui, evidentemente, le vittime non interessano.
Ciò che gli interessa sono probabilmente gli omofobi da scagionare. Ma allora dovrebbe tenere conto che gli omofobi sono pure vigliacchi e non colpiscono quasi mai da soli. Se si volesse calcolare il loro numero, bisognerebbe come minimo triplicare le cifre.
Stimatissimo senatore Barbaro: siamo assolutamente fieri di essere considerati come fonte autorevole. I numeri però vanno letti pazientemente e onestamente: con una pazienza e un’onestà almeno pari a quella di chi li ha raccolti.
Altrimenti non ci differenziamo molto dalle sparate di un’altra senatrice, la leghista Pizzoli, che blatera di “una trentina di aggressioni al massimo, perlopiù verbali“.