Il coming out di Gesù con noi per essere pane di vita
Riflessioni bibliche di Fabio Trimigno* su Gv 6,41-51 pubblicate sul settimanale Adista Notizie n° 26 del 10 Luglio 2021, pag.15
Il Vangelo di Giovanni (Gv 6,41-51) non include la benedizione del pane e del vino nell’Ultima Cena come negli altri tre vangeli, ma raccoglie un capitolo incentrato sul tema del pane di vita che sembrerebbe piuttosto isolato nello svolgimento di tutto il racconto.
A ogni modo il discorso di Gesù viene interpretato come fonte stessa del sacramento dell’Eucarestia che, secondo alcuni studi, sarebbe frutto di un’evoluzione della coscienza delle prime comunità cristiane, influenzate probabilmente dai rituali ellenistici di teofagia (dal greco theòs e fagein, “mangiare dio”) e dall’antica tradizione mediterranea in cui il pasto sacrificale identificava l’eroe con la divinità.
La nostra coscienza però sembra non essersi poi così evoluta e non di rado inciampiamo in una teofagia dell’io: mangiamo il nostro ego fino a divinizzarlo, trasformiamo l’eroe della nostra immagine in una divinità, ingoiamo il nostro Io per poi vomitarlo come un D-io, in una paradossale autofagia che ci spinge a una deriva individualistica, a un’indigestione dell’altro. Non riusciamo più ad apprezzare la diversità come valore aggiunto, perdendo così ogni possibilità di lasciarci stupire dalla bellezza dell’alterità.
Gesù invece si lascia stupire, si accorge degli altri, usa misericordia, scruta con umiltà i cuori degli uomini, comprende i loro dubbi, accoglie, ascolta, dialoga. Gesù mette in contrasto la manna del deserto (Gv 6,49) con un pane misterioso che discende dal cielo (Gv 6,50), un cibo che sazia per l’eternità (Gv 6,47). La fame fisica si trasforma in fame di Dio.
Tutti si ricordano della manna con cui Dio aveva sfamato i loro padri nel deserto per quarant’anni dopo l’Esodo. Essi si ritrovarono senza patria né terra, senza cibo né bevanda, senza dignità né identità; erano in gioco sia la sopravvivenza fisica sia la sopravvivenza morale di un popolo che si sentiva abbandonato da Dio. È quello che accade ai cristiani Lgbt+ quando è negata loro la possibilità di esprimersi.
Il rifiuto da parte della famiglia, della parrocchia, della comunità o di qualsiasi altra istituzione può arrivare a cancellare la speranza anche di una sola briciola di quella manna del deserto. La discriminazione pertanto spinge ai margini di un esodo in cui è difficile recuperare appartenenza e identità, mettendo a dura prova l’individuo in ogni suo aspetto. Spesso i cristiani Lgbt+ si sentono come il popolo eletto: pieni di paura e abbandonati.
E in questo ricordo della paura e dell’abbandono, Gesù crea una nuova alleanza, dalla manna del deserto alla sua carne, passando per il pane.
Egli rivela, in maniera inaspettata, la sua identità: mentre i Giudei continuano a mormorare (Gv 6,41-43), Gesù dichiara di essere il pane vivo disceso dal cielo, di dare la sua carne per la vita del mondo (Gv 6,51). Mangiare il pane di vita significa chiaramente accogliere il messaggio di salvezza (Gv 6,44): è Parola di Dio umanizzata in Gesù di Nazaret, un chiaro riferimento al mistero dell’incarnazione.
Gesù fa il suo coming out, esce allo scoperto, affermando la sua natura divina e umanizzante nella sua presenza umana e divinizzante: il suo coming out libera sia la sua missione salvifica sia chiunque creda in Lui. Ed è ciò che avviene nell’esperienza del coming out delle persone Lgbt+: una liber-azione intesa come doppia azione di libertà degli uni verso gli altri. Gesù si consegna liberamente al mondo come il pane della vita (Gv 6,48), un Dio che si fa come noi affinché noi possiamo farci come Lui, un cambiamento oltre la sostanza (trans substantia) che coinvolge tutti, nessuno escluso.
Gesù si dona come pane vivo e assimilandolo diventiamo anche noi pane gli uni per gli altri, in una semplice e quotidiana pratica di umanità, per una trans-figurazione dei cuori di una Chiesa sempre più credente, più credibile e più creduta.
* Fabio Trimigno è animatore del Gruppo Zaccheo – Cristiani LGBT di Puglia, e del progetto TRANSizioni dell’associazione “La tenda di Gionata”, per combattere i pregiudizi che le persone transessuali e i loro genitori vivono ogni giorno, nella società e nelle Chiese.