L’esperienza pastorale con le persone LGBT di alcune parrocchie americane
Articolo di Beth Mueller Stewart pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) 7 luglio 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il [quotidiano] New York Times ha recentemente dedicato un articolo alle molte parrocchie LGBTQ-friendly di Manhattan, contribuendo così a quella Chiesa che molti si stanno sforzando di costruire. Queste parrocchie sono oasi in cui le persone LGBTQ possono essere se stesse senza infingimenti.
Le persone LGBTQ intervistate hanno dipinto a colori vividi il significato che per loro ha l’accoglienza.
Kevin McCabe, insegnante, teologo e membro della parrocchia di San Paolo Apostolo: “Quando frequentavo [le altre] parrocchie dovevo sempre mettere da parte la mia sessualità, ed è molto importante che qui non debba farlo”. Kevin viene ogni settimana in questa parrocchia di Manhattan nonostante viva a circa trentacinque chilometri di distanza, a Brooklyn.
Un altro membro di questa parrocchia è Christopher Browner: “Penso che questa parrocchia, a volte, mi accetti più di quanto io accetti me stesso”. Qui Christopher ha avuto un incontro positivo nel confessionale: un sacerdote lo ha rassicurato “Non c’è peccato in questo, non c’è nulla di cui vergognarsi”. In quel momento, per la prima volta dopo anni, Christopher ha deciso di fare la comunione.
Nella parrocchia di San Francesco Saverio, nel quartiere di Chelsea, Melinda Spataro, membro del gruppo parrocchiale di lesbiche cattoliche, ci dice “Penso che non sarei cattolica se non avessi trovato questa parrocchia”. Melinda è sposata con una donna che, come lei, frequenta la parrocchia. Il loro primo appuntamento si è svolto in un caffè subito dopo la Messa.
Per Stephanie Samoy, anch’ella membro di questa parrocchia e del suo gruppo lesbico, San Francesco Saverio “non accoglie solo gay e lesbiche, ma anche le donne, le minoranze e le persone di colore”. Stephanie non andava a Messa da venticinque anni prima di trovare la sua attuale parrocchia: “Siamo davvero sul cammino tracciato dai Vangeli”.
Le altre due parrocchie di cui parla l’articolo sono San Francesco d’Assisi a Midtown e Sant’Ignazio di Loyola nell’Upper East Side.
Non è raro che nelle parrocchie LGBTQ-friendly si possano ascoltare omelie sulla dignità delle persone LGTBQ e delle loro relazioni, e che ogni giugno ci siano Messe speciali in vista del Pride. Altre iniziative sono happy hour nei locali gay, ritiri, escursioni e partecipazioni al Pride.
Oltre a questo, tali parrocchie servono la causa della giustizia e della riconciliazione: “Quando il Vaticano, lo scorso marzo, ha emanato un documento che proibisce ai sacerdoti di benedire le unioni omosessuali […] queste parrocchie, assieme a una manciata di altre a Manhattan, hanno pubblicato delle dichiarazioni in cui esprimevano il loro sgomento, o hanno usato il momento dell’omelia come opportunità per confortare i parrocchiani LGBTQ.
“Il fine settimana successivo un diacono della parrocchia di San Francesco Saverio ha chiesto alla comunità di pregare ‘per i nostri fratelli e sorelle LGBTQ, perché lo Spirito Santo li confermi nella consapevolezza che le loro relazioni per la vita costituiscono una benedizione non solo per loro, ma anche per la comunità’”.
Il parroco di San Francesco Saverio, padre Kenneth Boller, in risposta alla dichiarazione vaticana, che ha definito “una notizia che ci ferisce”, in una sua omelia ha parlato della Chiesa “in viaggio” per accettare “la dignità di tutti e tutte, a prescindere dal sesso, dalla razza e dall’orientamento”.
Padre Rick Walsh, sacerdote paolista della parrocchia di San Paolo Apostolo, non si è consultato con l’arcidiocesi di New York prima di dichiarare pubblicamente il proprio dissenso al responsum vaticano: “Ci saranno delle volte in cui ai vertici della Chiesa newyorkese non piacerà quello che faccio […] ma se guardano alla storia della Chiesa, si accorgeranno che è sempre stato così, e che c’è spazio per il dissenso. Anche Paolo e Pietro si sono trovati in disaccordo”.
Il padre gesuita James Martin ha definito le parrocchie come queste “valvole di sicurezza”, ovvero come luoghi protetti per le persone LGTBQ cattoliche e per chi non approva in toto la dottrina della Chiesa : “Possiamo definirle come luoghi dedicati a chi si sta incamminando verso la Chiesa, o per chi è tentato di uscirne: tali persone possono frequentare questo tipo di parrocchie e sentirsi a casa”. Padre Martin spesso dice alle persone LGBTQ “Dio vi ama, e la Chiesa sta imparando ad amarvi”.
Parrocchie come queste incarnano l’amore di Dio per ogni individuo. La Chiesa Cattolica avrebbe bisogno di più parrocchie come queste, perché le persone LGBTQ cattoliche possano praticare la loro fede in una comunità protetta e amorevole.
Testo originale: The New York Times Profiles LGBTQ-Friendly Parishes in NYC Embodying God’s Love