Discussioni teologiche cattoliche queer sulla sessualità
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 6 luglio 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il Global Network of Rainbow Catholics (Rete Globale dei Cattolici Arcobaleno), in particolare il suo comitato teologico, ha pubblicato un nuovo documento sui cambiamenti metodologici della teologia LGBTQ, “Catholic Sexual Conversations in a Diverse Church” (Discussioni cattoliche sulla sessualità in una Chiesa diversa), frutto del lavoro di teologi provenienti da sei diversi Paesi, che rappresentano varie identità.
Scrive il comitato nella nota introduttiva: “[Vogliamo] dare un nome e valorizzare la ricchezza delle realtà LGBTIQ+ cattoliche e riflettere teologicamente su tali questioni ed esperienze, in modo da sostenere e far fiorire la fede, le identità e il senso di appartenenza dei gruppi del nostro Network, dei loro membri e dei cattolici di tutto il mondo.
“È una buona occasione per i cattolici di leggere delle belle pagine di etica sessuale e di riflessioni teologiche, che accolgono nuovi metodi e nuovi contenuti radicati nell’esperienza contemporanea e nelle sue fonti […]
“Il nostro scopo è aprire una discussione sull’etica, e proporre norme etiche che riflettano le esigenze del nostro mondo, così complesso”.
Il comitato ha individuato sei cambiamenti di metodo necessari per una riflessione teologica ecclesiale sul genere e la sessualità che possa soddisfare le esigenze odierne:
“1) Gioire nella Saggezza Divina, un dono sempre rinnovato che necessita dello sviluppo del pensiero teologico;
2) Accogliere l’umana esperienza, che è creata e creativa, che viene da Dio ed è con Dio;
3) Cercare di comprendere la varietà e la complessità dell’esperienza umana utilizzando i migliori metodi delle scienze sociali e le più profonde intuizioni delle religioni e delle spiritualità di tutto il mondo, in modo da sviluppare un’antropologia radicata nella realtà;
4) Partire dal fatto che tutti gli esseri umani, a prescindere dal loro orientamento e dalle loro caratteristiche sessuali e dalla loro identità di genere, hanno i medesimi diritti e le medesime responsabilità;
5) Contribuire allo sviluppo della riflessione e della prassi cattoliche in campo sociale e teologico e dimostrare come i valori dell’amore e della giustizia si dispieghino nelle relazioni intime, nell’organizzazione sociale e nelle leggi;
6) Proclamare tale nuova sapienza sessuale cattolica in quanto processo evolutivo, non in quanto prodotto statico; in quanto invito, non in quanto serie di regole; in quanto sforzo comunitario, non in quanto comandamento arbitrario”.
Se la Chiesa seguirà tale nuova metodologia, emergeranno nuovi contenuti: “Non intendiamo andare contro, o modificare la dottrina della Chiesa istituzionale, bensì proporre una base concreta da cui procedere da qui in avanti”. Tra i nuovi contenuti, un rapporto corretto con l’etica, l’espansione della definizione di matrimonio e famiglia (incluso il matrimonio sacramentale per le coppie omosessuali), l’utilizzo delle scienze e delle arti come complementi alla teologia.
Nel punto cinque, “Il ruolo dei cattolici nella discussione globale sull’etica sessuale”, leggiamo: “Il punto di vista cambia: dal chiederci ‘Cosa dice la gerarchia?’ passiamo a chiederci ‘Quali doni portano le persone LGBTIQ+ al mondo e alla Chiesa?’ e ‘Attraverso i racconti delle persone LGBTIQ+, cosa sta comunicando lo Spirito Santo alla comunità cattolica?’. Cosa succederebbe se cominciassimo a considerare le nostre storie personali come qualcosa che la Chiesa stessa dice? Si tratta di un’offerta fatta con umiltà, ed è con questo spirito che i teologi cattolici entrano nel dialogo, avendo molto da imparare e anche molto da dare”.
Il lancio del documento è stato fatto lo scorso giugno attraverso un forum online, dove si sono alternate varie personalità che hanno presentato il testo.
Martin Pendergast, che fa parte del comitato direttivo dei cattolici LGBT+ [della diocesi cattolica] di Westminster in Inghilterra, ha presentato così il lavoro del comitato teologico [del Network]: “Eravamo frustrati, perché vedevamo gli ambienti teologici LGBT+ intestardirsi nel ribattere puntigliosamente alle polemiche della gerarchia cattolica e della Chiesa istituzionale invece di elaborare delle pratiche, delle spiritualità e delle teologie che fossero liberanti per le persone LGBT+ cattoliche, e che aprissero nuovi punti di vista”.
Pendergast ha parlato anche del lavoro del comitato nel raccogliere rituali e liturgie LGBTQ provenienti da tutto il mondo, e dell’aiuto che questa raccolta ha offerto nell’elaborare il documento.
La teologa Mary Hunt ha approfondito il discorso a proposito dei metodi antiquati che non portano da nessuna parte: “Senza cambiare il modo in cui facciamo teologia, cioè il suo metodo, i contenuti cambieranno molto poco, e questo lo abbiamo imparato dopo decenni di ottimi studi che sono stati ignorati da molti teologi, e dalla maggior parte dei responsabili vaticani.
Vogliamo dare valore all’esperienza dell’amore sano, buono, naturale e santo tra le persone LGBTIQ+, che nel discorso teologico viene di regola ignorata.
Scriveva nel 1984 la femminista statunitense, nera e lesbica Audre Lorde: ‘Gli strumenti del padrone non disferanno mai la casa del padrone’; questo significa, nel nostro caso, che i vecchi modi di fare teologia, appannaggio di una piccola frazione della comunità cattolica, elitaria e in gran parte fuori dal mondo, che consistono nel ripetere e nel discutere attorno a fonti datate, non porteranno mai i cambiamenti necessari a costruire comunità robuste, inclusive e sicure”.
Durante il forum però, sono emerse anche delle critiche. La teologa femminista indiana Kochurani Abraham ha criticato il documento per non aver attaccato in maniera più diretta la dottrina cattolica, poi ha riflettuto sulle possibilità:
“Secondo me, il risultato della pubblicazione del documento potrebbe essere l’emergere di una ‘teologia arcobaleno’; questa penso sia un’espressione [più] adatta rispetto a ‘teologia queer’, termine ampiamente usato, dai gruppi LGBTQI+, come alternativa politicamente radicale.
Dato che l’arcobaleno è un simbolo potente, che non si limita a confini prestabiliti, ma si apre a orizzonti sempre più ampi, la teologia arcobaleno può dare un tocco molto invitante e fresco all’immaginazione teologica, in quanto può aiutare a decostruire e re-immaginare le convenzionali categorie teologiche in modo da farci comprendere un poco meglio l’inafferrabile mistero di Dio, e a riaffermare la piena umanità di chi ha un orientamento sessuale o un’identità di genere diversi”.
Per vedere il video della discussione del forum, cliccare qui.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie, opinioni e testi spirituali relativi al mondo LGBTQ cattolico. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: New Report Seeks Methodological Change in How Catholic LGBTQ Theology Is Done