Viaggio in Ghana dove la comunità LGBT è “sotto attacco”
Articolo di Roshan Roberts e Kameron Virk pubblicate sul sito dell’emittente BBC (Gran Bretagna) l’11 marzo 2021, liberamente tradotto da Diana
Quando a gennaio è stato aperto il primo centro protetto per la comunità LGBT in Ghana, Linda non si aspettava che sarebbe durato: “Non permetteranno alla comunità LGBT di operare in Ghana e di avere proprie sedi” dice Linda, una donna transgender (abbiamo modificato il suo nome perché teme per la propria incolumità). Quando dice “loro”, sta parlando della società ghanese in generale.
In seguito alle proteste anti-LGBT, il centro per i diritti LGBT della capitale Accra è stato chiuso dalla polizia il 25 febbraio 2021. Questo gruppo era un luogo in cui “pianificare, socializzare e difendere le nostre libertà”. Linda dice che, senza questo punto di riferimento, non esiste nessun altro luogo in cui i ghanesi queer “possano sentirsi al sicuro. Tutti corrono alla ricerca di un riparo, di un posto in cui nascondersi, perché veniamo attaccat* e maltrattat* per strada”.
Linda, attivista della comunità LGBT, si è trasferita in casa di amici quando alcune persone ostili si sono presentate davanti a casa sua: “Gridavano: Vieni fuori, vieni fuori, ti stiamo aspettando. Così sono uscita e ho chiesto: Voi dite di essere nel giusto, venite e toccatemi. E allora io vi dico che nessuno può toccarmi… e se ne sono andate”.
I diritti LGBT in Ghana
“Nonostante questo sfortunato incidente, desideriamo incoraggiare tutti i nostri membri e i ghanesi queer a mantenere la calma. Niente panico. Trionferemo. La polizia può aver fatto irruzione nelle nostre sedi e averle chiuse, ma la vera sede è nei nostri cuori e nelle nostre menti”. (Tweet di LGBT+ Rights Ghana, 24/02/2021)
Il governo del Ghana non ha risposto alle richieste di commentare il trattamento riservato alla comunità LGBT, o la protezione che riceve. Non sono una novità i mancati diritti delle persone LGBT in Ghana. Nel 2018 l’associazione Human Rights Watch ha affermato che i ghanesi queer “soffrono di una diffusa discriminazione e di maltrattamenti, sia in società che in ambito famigliare”.
Il rapporto aggiunge che le istituzioni, tra cui alcune agenzie governative e le forze di polizia, hanno adottato misure per proteggere la comunità LGBT, che tuttavia sovente sono vittime di violenze fisiche e psicologiche.
Linda racconta che dal momento della transizione la sua vita è diventata molto più difficile: non può più andare nei luoghi dove era solita recarsi, o sui mezzi pubblici, né trovare lavoro: “Ho così tanto in me che vorrei esprimere, ci sono tante cose che vorrei fare. Solo che non ho l’aiuto per poterlo fare”. Adesso è ancora più preoccupata per la sua sicurezza: “In fin dei conti, non sono l’unica persona che ha sacrificato la propria vita”.
La Chiesa incoraggia discorsi violenti
L’omofobia e la discriminazione affrontate dalla comunità LGBT in Ghana vengono promosse da tre istituzioni, secondo Anima Adjepong, un sociologo ghanese che risiede negli Stati Uniti e che conduce ricerche su genere, sessualità e identità di genere in Africa occidentale: “Il governo, la Chiesa e altre istituzioni religiose, e i media, che operano alacremente per diseducare la popolazione sulla sessualità delle persone queer e sulle sue implicazioni”.
Non esiste una legge in Ghana che affermi che essere LGBT sia illegale, ma le relazioni omosessuali vengono criminalizzate da un codice penale che Adjepong definisce “molto nebuloso”, introdotto dagli Inglesi quando governavano in Ghana, che parla di “conoscenza carnale innaturale”.
Il codice, applicato raramente, viene interpretato dalle autorità come “penetrazione del pene in qualcosa di diverso dalla vagina”. Ma dopo l’apertura del centro per i diritti LGBT, il ministro dell’Informazione Kojo Oppong Nkrumah ha chiesto nuove leggi che stabiliscano che “non si possono sostenere né promuovere attività LGBT in questo Paese”.
Sarah Adwoa Safo, ministro per il genere e l’infanzia, ha detto: “I crimini LGBT non sono negoziabili, e sono disapprovati anche dalla nostra cultura”. Il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo ha dichiarato recentemente che il matrimonio omosessuale non verrà mai legalizzato durante la sua presidenza, ma Adjepong ha detto che questoe parole sono “false”: “Nessuno lo sta chiedendo. In questo momento le persone queer in Ghana vengono aggredite, e chiedono la libertà di vivere in sicurezza senza timore di violenze”.
Però anche la chiesa in cui il presidente ha fatto la sua dichiarazione ha il suo peso: “In Ghana le istituzioni religiose hanno molto potere. Le Chiese sostengono anche che le persone queer sono ripugnanti, e promuovono discorsi violenti contro di loro, tipo ‘buttarli nell’oceano’, ‘non appartengono a questo Paese’, ‘portano alla rovina della società’”.
Il Consiglio Cristiano del Ghana non ha rilasciato commenti, ma in un recente comunicato stampa sulla chiusura del centro per i diritti LGBT ha affermato: “Il popolo ghanese non dovrebbe farsi giustizia da sé […] aggredendo persone note per le loro relazioni omosessuali”. Nello stesso comunicato stampa, l’omosessualità viene definita “un affronto alla dignità umana” e non “un diritto umano”.
L’omofobia nelle Chiese ghanesi, dice Adjepong (cresciuto in una famiglia cristiana), nel passato non era grave come oggi. Anch’esse soccombono alla febbre anti-LGBT.
Aron, che è cresciuto in Inghilterra ma ci parla dal Ghana dove trascorre circa un mese all’anno, dice che le difficoltà che le persone LGBT sperimentano in Inghilterra, in Ghana vengono amplificate:
“Diventa molto più difficile esprimersi, perché non sai cosa potrebbe capitarti se fossi veramente te stesso al 100%, il te stesso autentico. È pericoloso, è un atto di sfida”.
Aba, amica di Aron, che si trova in Ghana ma è nata e cresciuta in Inghilterra, dice che gli spazi sicuri per le persone LGBT in Inghilterra, come anche il centro chiuso ad Accra, l’hanno aiutata a trovare una grande comunità, con persone fantastiche con cui condividere interessi e identità.
L’organizzazione UK Black Pride ha firmato una lettera inviata al presidente del Ghana, in cui si chiede di contattare i leader della comunità LGBTQ per creare un percorso comune per la protezione e il supporto della comunità.
I nostri fratelli e sorelle LGBTQ meritano di vivere senza violenze. (Dal tweet di UK Black Pride)
Nonostante l’aumento dell’omofobia nelle Chiese, Adjepong pensa che “il cambiamento è inevitabile. Stiamo cercando di creare un futuro diverso in Ghana, e credo che ci riusciremo. Per parecchi anni ci sono state organizzazioni in Ghana che hanno operato per questo futuro diverso, e tutto il lavoro compiuto ha reso le persone desiderose di andare avanti e mostrarsi”.
Aron dice le stesse cose: “Il Ghana sta attualmente facendo resistenza al cambiamento, che è naturale e inevitabile”.
E Linda? Lei vuole sapere “Per quanto tempo dovrò nascondermi? Per quanto tempo non potrò essere felice? Se sarò felice anche solo per un giorno, sarò realizzata”.
Testo originale: Being gay in Ghana: LGBT community is ‘under attack’