Noi cristiani omosessuali. Incredulità e rammarico per le parole del Papa
Comunicato di Nuova Proposta – donne e uomini cristiani e omosessuali di Roma, 14 dicembre 2012
L’Associazione Nuova Proposta – gruppo di omosessuali cristiani operante nella Capitale da oltre 20 anni per l’accoglienza delle persone che faticano a coniugare con serenità la propria fede e la propria affettività – ha letto con incredulità le parole del Pontefice Benedetto XVI sulle unioni diverse da quella tra uomo e donna contenute nel messaggio per la giornata mondiale della pace.
E’ doloroso sentire dei distinguo così netti e radicali, che non danno speranza alle persone omosessuali, proprio da chi della speranza dovrebbe essere il primo alfiere, e a pochi giorni da un nuovo suicidio di un ragazzo bullizzato in quanto gay.
L’associazione “Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali e transessuali cristiani”, esprime incredulità e rammarico nel leggere, all’interno del messaggio di Benedetto XVI dedicato alla giornata mondiale della Pace, la negazione senza speranza della prospettiva di vita piena per le persone omosessuali e transessuali che includa quindi, come per chiunque lo desideri, l’affettività come patrimonio e valore per la società intera.
Il tono e il contenuto delle parole ci appare vieppiù arcano e straniante, soprattutto perché inserito in un messaggio che complessivamente guarda alla pace con serenità e luce.
Ci chiediamo le ragioni dell’aver inquinato un messaggio di pace con delle indicazioni così nette, piene di esclusione, che non danno speranza alle tante persone omosessuali e transessuali che, ancora oggi nel mondo, sono vittime di odio, violenza e discriminazione. E’, infatti, di soli pochi giorni fa, il doloroso episodio del suicidio del ragazzo romano, bullizzato dai compagni di classe in quanto gay.
Appare, inoltre, francamente privo di fondamenti razionali, nonché oltremodo discriminatorio, il messaggio secondo cui la semplice esistenza e riconoscimento sociale di coppie omosessuali stabili e consolidate possa “danneggiare” e “destabilizzare” il resto della società.
Ci chiediamo come possa l’amore tra due persone, e il loro legittimo desiderio di progetto di vita, “oscurare” altre realtà della società, laddove, semmai, immetterebbe nella società un surplus di energie vitali e positive altrimenti imprigionate in una vita di silenzio e negazione.
Continuiamo a domandarci come e quando queste parole saranno sostituite da un messaggio specifico, che al momento non esiste, di speranza e vita destinato esplicitamente alle persone omosessuali che devono, come tutti, potersi pensare in un’ottica progettuale che includa, per chi lo desidera, anche un percorso di affettività, sostenuta, come per tutto il resto dell’umanità, dalla collettività e dalla società.
Ci sembra che singolare ma indicativo il fatto che nel passaggio non si nomini, pur essendone chiaro il riferimento, la parola “omosessuali”, come se si percepisse che anche esplicitarla potrebbe significare riconoscere l’esistenza e la dignità della coppie omosessuali. E’ importante ricordare a tutti noi, e quindi anche al Pontefice stesso, che dietro la parola omosessuale o transessuale non ci sono “categorie” ma “persone” che, come tutte le altre, nascono, vivono, soffrono, gioiscono, hanno relazioni, lavorano.
Persone che spesso sono fratelli e sorelle nella fede in Cristo e aspettano da sempre che la Chiesa guardi a loro con umanità e accoglienza, ma un’accoglienza vera, quella che si mette in pratica guardando all’altro con gli occhi del cuore e non con quelli della legge; un’accoglienza che guarda al bene della persona, non al bene della norma.
Chiediamo al Pontefice e alla Gerarchia Cattolica di considerare con forza di avviare un percorso di approfondimento e conoscenza della realtà di vita quotidiana delle persone omosessuali e transessuali, inclusa la dimensione di vita di coppia, e, nel tempo, promuovere una pastorale che tenga in considerazione la dignità della persone umana, intesa come essere destinato a “vivere” e non solo a “sopravvivere”.