Gerda Wegener. La storia della metamorfosi di un amore
Articolo pubblicato sul blog Art Blart (Australia) l’8 maggio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi, parte seconda
“La vie parisienne”, “La baïonnette” e “Le rire”, le illustrazioni tecnicamente più superbe e audaci di Gerda Wegener, si possono trovare nei periodici di tendenza francesi del periodo, e spesso suo marito posava per lei.
Nell’opera di Gerda Wegener i ritratti di Lili (ndr il nome assunto dal marito Einar quando iniziò la transizione) sono centrali. L’artista idealizza la sua figura alta ed elegante, le sue mani guantate e il suo viso malinconico, incorniciato da molteplici parrucche. Ma anche fuori dalla tela Einar sognava di fondersi con le raffigurazioni di Lili dipinte dalla moglie.
Non era felice nel suo corpo maschile, e Gerda sostenne il marito nell’affrontare le operazioni che l’avrebbero aiutato nella sua trasformazione da uomo a donna, ma che finirono per provocarne la morte.
Rinnovata attualità
“La mostra all’ARKEN è un tributo ad un’artista forte, la cui opera e la cui vita straordinaria dicono qualcosa anche ai tempi nostri. Com le sue 178 opere la mostra sarà la più grande mai tenutasi dell’artista, e una delle prime in un museo.
Mentre a Parigi Gerda Wegener acquistò grande visibilità e fama (tra le altre cose, tre dei suoi lavori entrarono a fare parte della collezione del Louvre, e oggi si trovano al Centre Pompidou) non ebbe mai molti riconoscimento in Danimarca, dato che era una donna, si esprimeva nel linguaggio della cultura commerciale di massa e la sua sessualità ambivalente (compresa la storia del suo matrimonio) erano troppo difficili da mandare giù.”
Una danese parigina
Gerda Wegener divise l’opinione pubblica di Copenhagen, ma ebbe grande successo a Parigi, dove lei e Lili vissero per vent’anni a partire dal 1912. Parteciparono entusiasticamente al mondo degli intrattenimenti parigini, come si evince dai molti dipinti di festeggiamenti carnevaleschi. Subito Gerda diventò una famosa pittrice di ritratti, ed espose alle più famose mostre e anche al padiglione francese dell’Esposizione Mondiale del 1925, dove vinse due medaglie d’oro. Produsse illustrazioni, specialmente di letteratura erotica, e disegnò mosaici vitrei per negozi e ricche case della capitale francese.
Artista, illustratrice e cartoonist
Nella sua carriera artistica Gerda Wegener fu una esponente sia dell’arte “tradizionale” che della cultura popolare di massa: si divideva infatti tra partecipazioni ad importanti eventi artistici, specialmente a Parigi, e l’ideazione di un gran numero di pubblicità, illustrazioni (di moda, satiriche, umoristiche ed erotiche) per giornali, riviste e libri.
La svolta come illustratrice avvenne nel 1908, quando vinse un concorso ideato da Politiken dal tema “Donne di Copenhagen”, e di nuovo nel 1909 con “Figure sulla strada”, grazie a cui ebbe un regolare contratto con la rivista. Contemporaneamente disegnò per mole altre riviste, come Klods Hans, Tik-Tak and Vore Damer, e in Francia, dalla metà degli anni ’20, le sue illustrazioni divennero la sua fonte primaria di reddito.
“Gerda Wegener, in questo periodo in cui partecipò alla vita di una metropoli come Parigi, ne fu un’osservatrice curiosa. Nei suoi innumerevoli dipinti di donne ha rivelato tipi femminili molto diversi, proprio come le immagini di Lili davano un’ampia varietà di spunti. Lili, spesso dolce e innocente, sembra piuttosto una provocatoria peccatrice in ‘Regina di Cuori’ del 1928. Qui sta giocando a carte, cosa che nella storia dell’arte è simbolo di vita peccaminosa, e che nel XVII secolo era considerato empio. Sul tavolo ci sono un portacenere, una bottiglia e un bicchiere, e Lili ha una sigaretta in bocca. Appoggia i piedi su due diverse sedie, indossa un paio di scarpe pitonate e un vestito rosso che le scivola leggermente lungo le gambe, mostrando la sottoveste.
La stanza in cui Lili è seduta è molto meglio definita che in molti altri suoi ritratti, e piena di particolari realistici. L’immagine non è più distaccata dal tempo e dal luogo, o eterea. Le mani non sono più lunghe e graziose. È la vera Lili di carne e sangue che vediamo, una donna emancipata e sicura del suo potenziale erotico. E così, naturalmente, tiene tra le mani la regina di cuori.” (Andrea Rygg Karberg, “Quando una donna dipinge le donne” in Gerda Wegener, catalogo della mostra, Arken, 2015, p. 28)
“In Ulla Poulsen Gerda Wegener coltivò il perfetto ideale classico di donna. Ulla Poulsen era nota per l’ovale puro del suo viso, e avrebbe potuto posare per le belle Madonne dei Rinascimento italiano. Incontrò Gerda durante un tour di Parigi nel 1927, e apparve anche più tardi in molte sue opere, sia posando in carne ed ossa, sia dipinta a memoria.
“Nel ritratto più conosciuto e monumentale di Ulla Poulsen, la ballerina si inchina dopo l’esecuzione del balletto Chopiniana. A margine del palco giace un tipico bouquet di Gerda e, dalla buca dell’orchestra, in uno stile tipico di Toulouse-Lautrec, emerge una piccola porzione di un basso o di un violoncello. Di nuovo, raggi di luna splendono sulla figura principale come se fossero un ventaglio, e la gonna del costume da ballo si allarga a cerchio intorno a lei. La ballerina è messa in posa come se fosse l’oggetto più bello che si possa immaginare per lo sguardo dello spettatore, come la vedette del balletto e del teatro, per il diletto di ognuno. La consapevolezza che qualcuno stia guardando è, per così dire, condizione di tutto il teatro, e il motivo dell’esistenza del fenomeno della moda, altro argomento preferito di Gerda Wegener.” (Andrea Rygg Karberg, idem, p. 32)
Eva Betty Koefoed Heramb (Aarhus, 24 novembre 1899 – Copenhagen, 9 gennaio 1957), di cui Gerda dipinse un ritratto nel 1934, era un’attrice danese. Debuttò nel 1921 al Teatro di Odense, in cui fu ingaggiata per i successivi sei anni. Dal 1927 al 1935 fece parte della compagnia, dove si impegnò in parecchi ruoli, oltre ad apparizioni in diversi altri teatri di Copenhagen. Partecipò anche a qualche film.
“La miscela di fonti d’ispirazione e materiali è un’altra caratteristica dell’Art Déco, e nel 1925 Gerda Wegener dipinse il ritratto Adrienne Sipska, capelli corti e collo lungo, nelle sfumature dell’oro. Il giovane uomo dal torso nudo che dipinse nel 1938, d’altra parte, ha morbide ciocche sulla fronte e tratti del viso marcati, quasi femminili.
Uomini e donne si confondono impercettibilmente in parecchi dei dipinti di Gerda Wegener, visto che, col passare del tempo, i confini tra i normali ruoli di genere si cancellano sempre più.” (Andrea Rygg Karberg, idem, p.30)
“Nella tela di Gerda ‘Donna allo specchio’, 1931-1936, le traiettorie degli sguardi sono molto complicate. Una donna è seduta di fronte allo specchio e forma una splendida S con la schiena e il collo nudi nel vestito e il voltarsi della testa. Si guarda profondamente negli occhi. La vediamo di schiena, e il viso è di fronte allo specchio. Nello specchio si vede anche un uomo elegantemente vestito, presumibilmente in piedi, più o meno dove dovremmo essere noi, che guarda il bel collo della donna con un’espressione un po’ preoccupata, dal momento che lei non lo considera, sebbene sia cosciente della sua presenza. Non è sicuro che si stia truccando solo per lui. Sembra piuttosto un voyeur perplesso che è stato scoperto. Appare piuttosto superfluo, nel momento di profonda solidarietà che nasce tra la donna e la sua ‘sorella’ nello specchio.
“Gerda Wegener non ritrae solo bambole decorative e vuote, ma anche personalità forti, che si mostrano come belle donne ed esercitano potere nelle loro relazioni con le altre persone. Girl Power, semplicemente.
“Come già detto, chi osserva è sempre presente in modo latente nelle opere di Gerda, come se le figure ritratte siano consapevoli dei segnali che mandano. Le donne si mostrano con una tendenza chiaramente esibizionista, che nelle tele sul teatro, le masquerades e i travestimenti, è portata all’eccesso. Contemporaneamente, l’atto di guardarsi allo specchio è associato al narcisismo. Questa meravigliosa donna davanti allo specchio si mette in mostra, e nello stesso tempo gode nel farlo. L’opera è carica di un intenso erotismo. La donna è attratta da se stessa, e nello stesso tempo pronta ad attrarre gli altri, che possono essere sia uomini che donne, a seconda di chi guarda il quadro.” (Andrea Rygg Karberg, idem, p.32-34)
Testo originale: exhibition: ‘gerda wegener’ at arken museum for moderne kunst, ishøj, denmark