Un’estate di grazia: tre esperienze che mi hanno cambiato
Testimonianza inviataci da Giacomo Vitali, gruppo giovani del Guado e Sorelle e fratelli tutti di Milano
Le mie vacanze agostane sono iniziate quest’anno il 2 di Agosto con un pranzo tanto inaspettato quanto gradito a Reggio Emilia, ospite della coppia di genitori, Valeria e Aldo, con i quali ho percorso un tratto di cammino nella “Casa di Cornelio” e costruito un’amicizia fraterna che unisce anche un amico comune, Lyas, un ragazzo algerino rifugiato, bolognese di adozione, col quale ho collaborato durante il mio stage al grande colibrì e che è diventato come un fratello.
Quel giorno ho sperimentato sulla mia pelle, e già avevo assaporato un anno fa l’accoglienza calorosissima di Aldo e di Valeria, l’ospitalità, la gratuità e l’umanità della famiglia Cazzola: ho potuto conoscere per la prima volta il loro figlio “adottivo”, Mazen, un ragazzo trans di origini libiche che hanno ospitato per qualche mese nella loro casa e che è diventato un attivista e leader del MIT, una persona sensibile, impegnata nella lotta alla tratta, che mi ha riservato un’accoglienza affettuosa e con la sua ironia ci ha regalato sorrisi, momenti di leggerezza e di divertimento genuino. In quella stessa occasione ho avuto il piacere di conoscere anche Silvia, la figlia di Aldo e di Valeria, e la sua compagna argentina, Virginia, che mi ha accolto anche lei come fossi uno di famiglia. Ho respirato un clima di armonia, convivialità, serenità e gioia profonda che sono stati un balsamo e una consolazione per le fatiche del quotidiano, per i miei limiti personali e per la crisi che attraverso nel rapporto con la mia famiglia di origine.
Il secondo dono di quest’estate luminosa è stata la vacanza ad Avignone, organizzata da Vincenzo del Guado e da un suo caro amico, Antonio, e che ci ha visti protagonisti di un’esperienza di condivisione, comunicazione e confronto, di accoglienza reciproca. Da neofita della Provenza e della Francia i primi giorni mi sono affidato a questi due nuovi amici che hanno rivelato un grande senso di cura, di paternità e di protezione, chi più per prendermi per mano, guidarmi e vegliare, chi più per educarmi all’autonomia e alla manifestazione delle mie emozioni e del mio sentire: li ho infatti un po’ adottati a “zie” e si sono fatti soprannominare a posteriori come novelle zie “Grace & Frankie”. Non sono mancati momenti esilaranti di grasse risate come al mercato di Tarascon: la mia insistenza sulla consistenza “dura” delle pesche ha innescato una catena di battute a cascata da parte della venditrice, una signora marocchina di fede islamica, che ha concluso augurandoci “buon divertimento” per la giornata.
Nel cuore i viaggi in auto trascorsi anche a canticchiare, guidati dalla sapiente bacchetta di Vincenzo, le passeggiate diurne o serali ad Avignon passate a commentare le bellezze maschili del posto e a prendere lezioni di francese da Antonio per apprendere i primi rudimenti della lingua, ma anche il potersi raccontare ed essere l’uno per l’altro. Ho imparato tanto in termini di relazioni umane: ad ascoltare meglio e di più i miei bisogni affettivo-emotivi, grazie anche all’esperienza di autogestione nel mio mini appartamento, ad ascoltare i bisogni dell’altro, a sospendere il giudizio su me stesso e sull’altro, soprattutto sulle emozioni. Ho imparato infine che il conflitto – il contrario della violenza come insegna il pedagogista Daniele Novara – anche il più “aspro e sanguigno”, in un sano registro di conoscenza dell’altro e di riconoscimento delle sue fragilità, di intelligenza e risonanza emotiva, può essere costruttivo e positivo, occasione di crescita personale e comunitaria.
Il capitolo finale di questo viaggio si è svolto a Torvaianica, nella canonica della chiesa della Beata Vergine Immacolata e sulle spiagge del litorale romano: qui con Edoardo Zenone, Paolo Lanotte, Francesco Gagliardi, Alessandro Madonna, Marco Frigieri e Max abbiamo vissuto una settimana di fraternità e di condivisione semplice e genuina dei principali momenti della giornata insieme a don Andrea Conocchia. Ci siamo accolti, aspettati e rispettati, abbiamo vissuto colazioni, pranzi e serate indimenticabili perché eravamo noi, lì, e potevamo, io per primo, essere, essere noi stessi ed esprimerci liberamente e pienamente, in compagnia anche di alcuni amici de Roma: l’ironia frizzante e il clima di rilassatezza generale hanno favorito un buon amalgama e uno stile di complicità.
Il momento per me culminante di questa vacanza è stata l’udienza generale di papa Francesco di mercoledì 18 Agosto: grazie a un’amica di don Andrea, una piccola sorella di Charles De Foucault, ho potuto – insieme a una ragazza argentina che è un aficionada delle udienze – incontrare il papa di persona, a tu per tu e stringergli la mano come a una persona di famiglia: i suoi occhi penetranti e profondi hanno aperto come un varco di compassione nel mio cuore e sono stati riflesso dell’amore di un pastore, di un padre, e di Dio, per me e per gli amici e le amiche che mi accompagnano e sostengono.