PACS sì, matrimonio no? Le risposte di papa Francesco
Riflessioni di Massimo Battaglio
Sta ancora facendo discutere l’intervista rilasciata da papa Francesco sull’aereo che lo riportava a Roma dalla Slovacchia. A noi interessa il passaggio che si potrebbe grossolanamente riassumere in “PACS sì, matrimonio no”. Riportiamolo:
“Se chi è omosessuale vuole condurre una vita in sicurezza, gli Stati hanno la possibilità civilmente di sostenerli, dargli sicurezza sull’eredità, sulla salute. I francesi hanno la legge su questo, non solo per gli omosessuali ma per tutte le persone che vogliono associarsi senza sposarsi. Ma il matrimonio è matrimonio. Questo non vuol dire condannare le persone che sono così: per favore, sono fratelli e sorelle nostri, e dobbiamo accompagnarli”. “Ma il matrimonio come sacramento è un’altra cosa. Che ci siano leggi civili che vogliono associare per avere il servizio sanitario o altre cose dedicate a loro, si fanno queste cose, come il PACS francese”. “A volte si creano confusioni. Dobbiamo rispettare tutti. Il Signore è buono e salverà tutti, questo lo possiamo dire a voce alta. Ma per favore, non fare che la Chiesa rinneghi la sua verità”.
Si accavallano opinioni a favore e altre contro.
A favore: è senz’altro da notare che nessun papa, prima d’ora, aveva mai speso una parola di apprezzamento per qualunque legge che intendesse non solo equiparare le persone omosessuali a tutte le altre anche dal punto di vista del diritto. Anzi: in anni nemmeno troppo lontani, le varie congregazioni vaticane si sbracciavano per dimostrare che discriminare gay e lesbiche fosse cosa buona e giusta (persone trans nemmeno pervenute). Il card. Ratzinger, non ancora papa, scrisse più volte che chi “presenta tendenze omosessuali” va escluso dall’insegnamento, dallo sport, da qualunque contatto con giovani e bambini. E Woytila (quello acclamato come “santo subito”) ci mise ogni volta la firma. Quanto alle leggi anti-discriminatorie, gli stessi intimavano a tutti i cattolici di rigettarle con forza.
Salito al soglio di Pietro, il tedesco non perse occasione di ripetere a giorni alterni che “il gender è un vulnus per la pace” (dove per “gender” si intendeva qualunque espressione di cultura lgbt+). Nel viaggio in Slovacchia, papa Francesco, sul tema del “gender”, ha rilasciato alcune dichiarazioni:
“E’ pericolosa”. “Così come io la intendo, lo è perché è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me è sempre un problema. Questo però non ha nulla a che fare con la questione omosessuale”. “Se c’è una coppia omosessuale, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo. Quando parlo dell’ideologia, parlo dell’idea, dell’astrazione per cui tutto e’ possibile, non della vita concreta delle persone e della loro situazione reale”.
Spiace constatare che il pontefice dia per scontato che “l’ideologia gender” esista davvero e non si domandi nemmeno chi e quanti sono coloro che la seguono. Ma fa piacere che la derubrichi a qualcosa che “non ha nulla a che fare con la questione omosessuale”. In questo senso, negare che si stia facendo qualche passo avanti è come dire che il vaccino anti-covid non serve a niente.
Attenzione: non dobbiamo sostenere che l’attuale papa sia particolarmente buono con noi perché illuminato. Piuttosto, bisogna riconoscere che il nostro impegno, il nostro movimento, stanno andando nella direzione giusta, costringendo addirittura l’istituzione più conservatrice che esista, a porsi qualche domanda.
E’ però da notare che le domande sono ancora poche. Ne mancano molte all’appello. Per esempio: esistono due forme di matrimonio. C’è quello sacramentale e c’è quello civile. Se alla Chiesa interessa solo quello sacramentale, perché dovrebbe impicciarsi di quello civile? Vogliamo tornare ai tempi in cui essere sposati “in municipio” era da considerarsi peccato? Ovvero: vogliamo tornare a sostenere che le persone non credenti o credenti in altre religioni vivono necessariamente nel peccato? O che basta essere stati battezzati alla nascita per doversi uniformare in tutto ai dettami vaticani (anche quando sono assurdi)?
A me pare che Amoris Laetitia andavasse nella direzione opposta, cioè in quella di riconoscere quanto c’è di buono anche nelle unioni stabili che non hanno il bollino della Chiesa. E insisto su questo punto perché a nessun movimento lgbt+ è mai saltato in mente di chiedere l’accesso al matrimonio sacramentale. Casomai si è chiesto di benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, ma è cosa diversa.
Secondo quesito: davvero non si può dire nulla sul sacramento del matrimonio? Il matrimonio fu riconosciuto come sacramento non più di cinque secoli fa. Il che significa che, per millecinquecento anni, la cristianità è andata avanti benissimo senza il sesto sacramento. Lo considerava un atto tra persone, buono e meritevole della benedizione di Dio ma senza valore sacramentale. Ora: se la dottrina sul matrimonio fosse così immobile, dovremmo concludere che tutti i cristiani che vanno da Pietro alle varie coppie di santi fino al Concilio di Trento non fossero validamente sposati. Ma chiunque è in grado di capire che questa sarebbe un’enormità. Dunque, anche il magistero sul matrimonio non può che essere dinamico, come del resto hanno mostrato i progressi degli ultimi anni, che hanno sganciato il sacramento nunziale dalla sola procreatività.
Non sarebbe il caso, visto che sono passati cinquecento anni, di fare qualche ulteriore verifica? E’ davvero così assiomatico che l’unione tra due persone che si amano abbia un valore sacro solo se le due persone sono di sesso opposto?
Quanto ai PACS: sembra che il papa affermi che due persone omosessuali che contraggono un PACS non sono nel peccato. Sinceramente, non vedo la differenza, nella dinamica di coppia, tra una famiglia fondata su un Patto Civile di Solidarietà rispetto a quella fondata sul matrimonio. Ci sono solo dei diritti in meno. Ma allora, perché insistere su quel “non condannare”? Il fatto di non riconoscere un diritto non è già una forma di condanna?
Per contro, è bello che si parli positivamente di due persone dello stesso sesso che si prendono un impegno stabile e duraturo. Perché significa, seppure indirettamente, che i loro atti sessuali cessano di essere peccato (a meno che non ci si pigli tutti per fessi e si voglia sostenere che due persone dello stesso sesso possono sposarsi pur di dormire in camere separate).
Ma allora, proprio per evitare confusioni, non sarebbe il momento di mettere mano a quel passo del Catichismo che continua ostinatamente a ripetere che gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati”? Oppure, di riconoscere che il Catechismo non è la legge fondamentale della Chiesa, la quale legge fondamentale è e resta il Vangelo, nel quale Vangelo non si parla affatto male di omosessualità ma addirittura non si usa mai la parola “matrimonio”?