Il “si” di Helene e Anne. Il primo matrimonio lesbico che ha fatto la storia
Articolo di Sarah Prager pubblicato sul sito del periodico al femminile The Lily (Stati Uniti) il 27 marzo 2021, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Nel 1998, ad Amsterdam, un’amica di Helene Faasen continuava ad insistere di avere la persona perfetta per un appuntamento al buio. Ma Helene, allora trentaduenne, non credeva molto nella sicurezza dell’amica: “In pratica si basava solo sul fatto che eravamo entrambe lesbiche e basse” ricorda parlando via Zoom dalla sua casa di Maastricht, una città dei Paesi Bassi meridionali.
La “persona perfetta” era Anne Marie Thus, un’infermiera ventinovenne che lavorava con un vicino dell’amica. Sia Helene che Anne Marie erano scettiche, ma le amiche insistevano. Dopo un paio di mesi le due donne acconsentirono ad incontrarsi in un club per lesbiche nella città delle loro amiche: “Quando successe avevamo gli occhi di tutti addosso. Fu orribile” ricorda Helene.
Ma dopo quel primo incontro, Helene passò il mese successivo a pensare ad Anne Marie: “Non riuscivo a dimenticarla” racconta Helene, che ora è un’insegnante di cinquantaquattro anni. Prese il telefono e chiese ad Anne Marie, che oggi ha cinquantun anni, di uscire a bere qualcosa.
Il resto è storia: tre anni più tardi (venti questa settimana), le due donne diventarono la prima coppia lesbica legalmente sposata al mondo.
Dopo il primo appuntamento, tutto successe velocemente. Dieci mesi dopo andarono a vivere insieme e registrarono la loro unione, che a quel tempo era l’unico modo per avere qualche diritto legale come coppia nei Paesi Bassi. Nel frattempo, Anne Marie era già incinta di due settimane del loro primo figlio.
Ci fu una breve cerimonia in municipio, con solo qualche stretto familiare. Indossavano abiti da sera scuri (Come sottolinea Anne Marie: “Non era un matrimonio, quindi niente abito bianco”.): “Non avere il diritto di sposarci ci fece sentire di serie B”.
Ma nel 1999 la maggior parte dei Paesi non aveva istituito le unioni civili, che ancora non prevedevano i pieni diritti coniugali. Il Vermont fu il primo stato americano a istituirle nel luglio del 2000, e il terzo ad offrire una qualche forma di riconoscimento legale alle coppie dello stesso sesso, dopo le Hawaii, che nel 1997 avevano previsto che i partner diventassero beneficiari l’uno dell’altro, e la domestic partnership californiana, approvata all’inizio del 2000. Sebbene il consenso attorno alle unioni legali per le coppie dello stesso sesso stesse crescendo, nessuno voleva legittimare l’uso del termine “matrimonio”.
“Non avevamo la minima idea se ci sarebbe stato un matrimonio” dice Anne Marie.
Uno dei diritti chiave che mancavano alle unioni civili dei Paesi Bassi (la loro versione di un “matrimonio parzialmente scremato”, come lo chiamò una volta l’ex giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg) erano i diritti genitoriali. Quando nel 2000 Anne Marie partorì il loro primo figlio, Helene non poteva rivendicare alcun diritto legale, perché non aveva nessun legame biologico con lui, né era sposata con la sua madre legale. In quel periodo, solo una manciata di province nel mondo permetteva alle coppie omosessuali di adottare bambini insieme, e nessuno Stato lo permetteva a livello nazionale.
Poi, all’inizio del 2001 Helene seppe che nei Paesi Bassi era in itinere la legge per il matrimonio egualitario. Chiamò Anne Marie dal lavoro per darle la notizia: “Credo che potremmo sposarci entro tre settimane”.
Nei giorni seguenti lessero l’editoriale di una rivista omosessuale in cui si cercavano coppie che avrebbero voluto sposarsi l’1 aprile 2001, il giorno dell’entrata in vigore della nuova legge, facendo dei Paesi Bassi la prima nazione al mondo ad approvarla. Decisero di rispondere all’inserzione, credendo di essere una coppia tra le tante, ma all’incontro con gli organizzatori, che si tenne prima delle nozze, guardandosi intorno si chiesero dove fossero tutti, prima di capire che solo cinque coppie avevano risposto all’invito. Una finì con l’andarsene, e ne rimasero quattro, comprese Helene e Anne Marie.
La sera del 31 marzo apparirono nei loro abiti da sposa bianchi, insieme a tre coppie di uomini, per convolare a giuste nozze con una cerimonia officiata dal sindaco di Amsterdam, Job Cohen. Mentre entravano, furono sopraffatte nel vedere la grande quantità di stazioni mobili dei media intorno all’edificio, acutamente consapevoli di essere, in quel momento, le stelle di un evento da prima pagina.
Cohen, a quanto ricorda la coppia, cominciò il suo intervento intorno alle 23.30, e fu pronto a iniziare la cerimonia vera e propria in anticipo di qualche minuto, e dovette aspettare fino a che l’orologio non scoccò la mezzanotte. La folla iniziò ad applaudire ritmicamente per riempire il silenzio ansioso di quel momento che stava forgiando il futuro delle generazioni future.
A mezzanotte Cohen sposò contemporaneamente le quattro coppie che gli stavano davanti in semicerchio: “Avevamo deciso di fare la cerimonia insieme” ricorda Anne Marie.
“Al momento delle promesse non ero consapevole delle telecamere” dice Helene, “eravamo solo io e la mia futura moglie”. Lei e Anne Marie non sono sicure di quale dei quattro certificati Cohen firmò per primo per ufficializzare i matrimoni, ma sanno di essere state la prima coppia di donne legalmente sposate al mondo.
“C’era un muro di fotografi che cadevano l’uno sull’altro per farci uno scatto” ricorda Anne Marie. Invece di un tradizionale ricevimento con ballo, le due donne risposero alle domande dei giornalisti. Le coppie allora tagliarono una torta offerta dalla città, e brindarono con champagne rosé prima di andare per le vie di Amsterdam in abito di nozze. Gli otto neosposi erano esausti, ricorda Anne Marie, ma andarono comunque fuori: in quanto gruppo di otto facitori e facitrici di storia, ci si aspettava che facessero una capatina in ogni bar gay della città.
Le due donne crollarono nella suite del loro hotel, decorata con petali di rosa dal fidanzato del loro parrucchiere, alle quattro del mattino. (Il figlio della coppia, allora di nove mesi, ora legalmente adottato, dormiva a casa di una collega di Helene.)
Quando accesero il televisore videro un filmato di loro due sulla CNN, in un’edizione speciale del telegiornale: “È stato più strano dello stesso matrimonio” dice ridendo Helene.
Vent’anni più tardi, con un figlio di venti e una figlia di diciannove, affermano di ricevere ancora occhiate strane quando dicono di avere una moglie, ma sono consapevoli di questo loro privilegio, quando la maggior parte del mondo non permette il matrimonio omosessuale. Dopo l’approvazione della legge nei Paesi Bassi (2001), seguì il Belgio nel 2003, e il Massachusetts divenne il primo stato americano a legalizzarlo nel 2004. Ma fu solo il 26 giugno 2015 che in tutti gli Stati Uniti furono legalizzate le nozze omosessuali, come da sentenza della Corte Suprema in Obergefell v. Hodges. Grazie a questo, gli Stati Uniti furono il diciassettesimo Paese a cambiare una legge nazionale.
Oggi le coppie dello stesso sesso possono sposarsi solo in ventinove Paesi, mentre quasi il triplo criminalizza le persone omosessuali. La sodomia, che è stata ufficialmente depenalizzata negli Stati Uniti nel 2003, in alcuni Paesi è punita con la pena capitale.
Comunque, molte nazioni stanno procedendo sulla strada della depenalizzazione del sesso omosessuale, tra cui, l’anno scorso [2020], Gabon, Angola e Bhutan. Sempre lo scorso anno, il Costa Rica è diventato il primo Paese del Centroamerica a legalizzare il matrimonio omosessuale, e nella seconda metà di febbraio una corte giapponese ha stabilito che la proibizione del matrimonio omosessuale è incostituzionale.
I progressi, però, sono stati irregolari: anche nei Paesi Bassi la strada per la totale accettazione sta prendendo “molto più tempo di quello che speravamo”, dice Helene. Le due donne sentono che, rispetto a vent’anni fa, c’è più aggressività nei confronti delle coppie omosessuali: dicono che oggi non potrebbero camminare per Amsterdam in abito nuziale come fecero alle prime luci di quel giorno del 2001.
“Sentivamo di poter andare solo avanti” dice Helene, ricordandosi di come si sentiva vent’anni prima, mentre faceva la storia; ma “non è ancora finita”.
Vent’anni dopo il loro storico matrimonio, la coppia non ha ancora fatto una luna di miele come si deve; Anne Marie dice che Helene lavora troppo per trovare il tempo, ma stanno pensando a qualcosa di grande per il loro venticinquesimo anniversario.
Testo originale: 20 years ago, these brides made LGBTQ history. Where are they now?