Don Domenico Pezzini e il Guado
Riflessioni di Gianni Geraci del Guado di Milano
Il 19 Novembre 2021 è morto don Domenico Pezzini, il sacerdote della diocesi di Lodi che, il 20 dicembre 1980, aveva fondato il Gruppo del Guado e che, negli anni successivi, ha contribuito alla nascita di molti gruppi di omosessuali credenti in tutta Italia. Grazie all’indipendenza economica a cui era approdato diventando docente di Letteratura inglese, don Domenico, dalla seconda metà degli anni Novanta, è stato uno dei pochissimi preti che ha detto a voce alta che l’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali doveva cambiare. Nel 2010 una vicenda giudiziaria che l’ha visto sul banco degli imputati per un caso di abuso su minore ha bloccato la sua attività e ha aperto un dibattito molto serrato tra gli omosessuali credenti italiani, sull’atteggiamento da tenere nei suoi confronti. Abbiamo chiesto al nostro portavoce di ricostruire la storia dei rapporti tra don Domenico e il Guado nell’articolo che vi proponiamo.
Quando, negli anni Novanta, sono diventato presidente del Guado, don Domenico non partecipava più alle attività del gruppo, l’aveva infatti lasciato nel 1986 e aveva fondato La Fonte, un gruppo “concorrente” che in quegli anni, grazie anche alla sua personalità carismatica, aveva un grosso successo. Tra l’altro Il Guado stava attraversando un momento di difficoltà, dopo che don Goffredo Crema, aveva deciso di dedicarsi interamente al gruppo che aveva fondato a Cremona, la città in cui risiedeva.
Furono alcuni vecchi soci del Guado che mi suggerirono di contattare don Domenico e, spinto più dal bisogno che da altro, decisi di seguire il loro suggerimento e gli telefonai.
Mi invitò nel suo appartamento di viale Padova, fu molto gentile anche se mi disse molto chiaramente che non aveva più nessuna intenzione di occuparsi di un gruppo come Il Guado che, a suo modo di vedere, era troppo dispersivo. In compenso mi ha parlato molto bene della Fonte e mi ha invitato a partecipare a un ritiro che si sarebbe tenuto qualche settimana dopo a Torrazzetta, in provincia di Pavia. Ho accettato il suo invito e, durante il ritiro, ho capito tre cose:
- che don Pezzini era davvero carismatico, sia come predicatore che come scrittore (parecchi anni più tardi, dopo aver finito un suo libro, gli ho mandato un messaggio in cui c’era scritto: «Dovrebbero chiamarti “Domenico Crisografo”»);
- che le attività che organizzava, sia durante gli incontri della Fonte che durante i ritiri a Torrazzetta, erano coinvolgenti e belle e che questo spiegava il grande successo che avevano;
- che il mio posto era al Guado, dove la povertà di risorse umane rendeva particolarmente prezioso qualunque contributo nuovo.
Ho quindi declinato il suo invito, non ho più frequentato La Fonte e ho continuato a invitarlo al Guado nella speranza che, prima o poi, dicesse di sì e finalmente, nel 1998, in occasione dell’uscita di un libro in cui raccoglieva le storie di una trentina di omosessuali credenti [1] è venuto al Guado per presentarlo. Da allora l’abbiamo invitato spesso come relatore, anche perché aveva iniziato a pubblicare parecchi libri ed era diventato, nell’ambito dell’editoria religiosa uno di quegli autori di successo a cui le librerie dedicavano un piccolo spazio tra i loro scaffali. Il fatto è che don Domenico aveva la capacità di stimolare nel lettore l’ascolto attento e profondo degli spunti da cui partiva: che si trattasse di testi della Scrittura (ha pubblicato commenti ai testi biblici con diverse case editrici) [2]; che si trattasse di testi letterari [3]; che si trattasse di immagini proposti dalle arti figurative [4]; che si trattasse, infine di musica [5]; che si trattasse, infine, dei testi dei mistici medioevali di cui era diventato un esperto riconosciuto a livello internazionale [6]. Si può dire che, da questi autori, abbia imparato quella che potremmo definire come la spiritualità del bello scrivere, così tanto ben descritta da Jean Leclercq, quando osserva che la cura della forma scritta, nella mistica medievale, è un aspetto non secondario dell’esperienza spirituale dell’autore e del lettore [7].
Non tutti gli incontri che, da allora ha avuto con il Guado sono stati un successo. Ricordo ad esempio ancora la telefonata con cui mi aveva raggiunto nel 2003, quando ero a Catania a una riunione del Coordinamento dei Gruppi di Omosessuali Cristiani in Italia di cui, nel frattempo, ero diventato portavoce: in sostanza mi rimproverava di averlo invitato al Guado e di non aver moderato personalmente l’incontro e mi comunicava che lui, al Guado, di conferenze non ne avrebbe più tenute. Due settimane dopo ho saputo che, nel corso della presentazione del libro: Il corpo risorto. Tra arte e teologia qualcuno l’aveva interrotto chiedendogli cosa pensava dell’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti delle Unioni omosessuali (erano i tempi in cui, un giorno sì e un altro pure, qualche vescovo diceva che una legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso non la si doveva fare). Vero che non si trattava di una domanda che riguardava il contenuto del libro. Vero era anche che, in un gruppo di omosessuali credenti, una domanda del genere occorre aspettarsela sempre.
Per fortuna ci ha ripensato e, dopo un po’ di tempo, ha accettato di nuovo i nostri inviti fino a quando, all’inizio del 2010, quando è venuto a parlarci dei viaggi che, in collaborazione con i padri del PIME, aveva iniziato a fare in Bangladesh. Fu durante la cena che, come sempre, c’era dopo quell’incontro, che don Domenico mi ha detto che riteneva la sua attività di scrittore spirituale senz’altro più importante di quella che aveva portato avanti dal 1980, fondando tanti gruppi di omosessuali credenti. Una conferma in questo senso l’ho avuta qualche settimana dopo, quando ho sentito la sua voce a Radio Maria nel corso di una conferenza in cui parlava della mistica medievale e, in particolare di Giuliana di Norwich.
«Ormai è troppo importante per accettare i nostri inviti!» – mi sono detto – e gli ho mandato un messaggio in cui gli facevo i complimenti per le nuove platee a cui aveva la possibilità di parlare.
Mai avrei pensato che, di lì a pochi giorni, tutto sarebbe cambiato repentinamente con il suo arresto prima e con la sua condanna poi.
Non entro nel merito delle vicende giudiziarie di don Domenico. Dico solo, per chi non la conosce è stato accusato di aver abusato di un minore originario del Bangladesh, che aveva fatto accogliere da una struttura specializzata che opera a Milano e che aveva poi continuato a frequentare. Io non so la verità su questa vicenda. So che il don Domenico che ho conosciuto non mi era mai sembrato un orco capace di sedurre e di abusare di un ragazzino di quattordici anni, ma so anche che la verità processuale dice il contrario e, da persona che ha imparato ad accettare le sentenze dei giudici, pur con grande sofferenza, insieme agli altri soci del Guado, ho preso atto del fatto che c’è una vittima a cui occorre esprimere solidarietà e che c’è un colpevole giudicato responsabile. Il Guado, alla vicenda dell’arresto e del processo di don Domenico, ha dedicato alcuni incontri. Ci siamo confrontati su quale fosse l’atteggiamento giusto da tenere nei confronti di questa vicenda e, dopo aver riflettuto, aver discusso e aver pregato, siamo arrivati a queste conclusioni:
- don Domenico resta sempre e comunque il prete che ha fondato il Guado e che, dopo il Guado ha fondato tanti altri gruppi di omosessuali credenti: dalla Fonte a Milano, al gruppo In Cammino a Bologna, al gruppo La Sorgente a Roma, al gruppo La Creta di Bergamo, al gruppo Il Mosaico di Brescia, al gruppo Emmanuele di Padova;
- sarebbe da vigliacchi negare o sminuire l’importanza del suo lavoro nella nascita e nella maturazione dei nostri gruppi (basti pensare agli articoli e ai libri che ha dedicato al rapporto tra Fede e Omosessualità) [8];
- nonostante i rapporti tormentati che il Guado ha avuto con don Pezzini, è sicuro che i motivi di gratitudine nei suoi confronti sono molto più forti dei motivi di lamentela che sono scaturiti da alcune incomprensioni che ci sono state;
- nel Vangelo c’è scritto di “visitare i carcerati” e non c’è scritto di “visitare i carcerati innocenti”. Questo ci ha spinto a scrivere a don Domenico per dirgli che, soprattutto in un momento di difficoltà come quello che stava attraversando, noi gli eravamo vicini e non lo “scaricavamo”, come invece stavano facendo altri (come alcuni collaboratori di Radio Maria che hanno speculato sulla sua vicenda per attaccare il lavoro di accompagnamento pastorale con le persone omosessuale che portava avanti da anni).
Non sappiamo se don Domenico abbia apprezzato la lettera che gli abbiamo mandato per raccontargli queste riflessioni. Non lo sappiamo perché non ci ha mai risposto. Noi però non abbiamo cambiato linea e ci siamo subito detti: «Quando tutta questa vicenda sarà finita lo inviteremo di nuovo» e pensavamo di averlo con noi in occasione del trentesimo compleanno del nostro gruppo. Mai avremmo pensato in quei mesi del 2010, che ci sarebbe stata una condanna definitiva a dieci anni di carcere. Tramite qualche amico, siamo venuti a conoscenza della dignità con cui ha affrontato l’esperienza della reclusione, una dignità che emergeva dagli scritti che mandava ad alcune persone con cui manteneva i contatti e che qualche amico ci girava.
Dieci anni dopo, quando è stato scarcerato, superando come sempre, la sua ritrosia, siamo riusciti ad averlo con noi durante il webinar in cui abbiamo celebrato, in pieno lockdown, il quarantesimo compleanno del Guado. Anche in quell’occasione non ha apprezzato il modo in cui era stato organizzato l’incontro. Io ho cercato di spiegargli i motivi che stavano dietro alle nostre scelte, ma ho anche pensato che, probabilmente, per cui avevamo fatto certe scelte e ho pensato che, probabilmente, i suoi rapporti con il Guado sarebbero stati per sempre problematici.
Non fa niente, soprattutto adesso che lui non c’è più. Perché in coscienza possiamo dire, con fierezza, di aver sempre cercato di non esserci mai accodati ai tanti che si sono stracciati le vesti di fronte a un delitto così raccapricciante come quello che l’ha visto prima imputato e poi condannato e che ci hanno accusato di aver «coperto un pedofilo», di aver assunto «un atteggiamento pilatesco», di essere stati addirittura «complici di un orco». Noi, nel fare le nostre scelte, abbiamo semplicemente cercato di seguire il Vangelo, che dice di distinguere sempre la persona dalle cose di cui questa persona è responsabile e quindi, pur rispettando le decisioni dei giudici, non possiamo rinnegare il bene che don Domenico ha fatto a tanti omosessuali credenti.
_______
[1] Cfr. Alle porte di Sion. Voci di omosessuali credenti, Monti 1998;
[2] Cfr. Le stagioni della fede. Testi commentati per l’anno liturgico, Paoline 1996; Il Vangelo della domenica. Riflessione e preghiera, EDB 1995/1996/1997; Nel frattempo. Incursioni nell’anno liturgico (Avvento, Natale, tempo ordinario), Ancora 2001; Il tempo redento. Incursioni nell’anno liturgico (Quaresima-Pasqua), Ancora 2002; La strada e la mensa. Il discepolo nel Vangelo di Luca, Paoline 2006; Tempo di riconciliazione. Quaresima-Pasqua, EMI 2009; L’ ascolto e la supplica. Meditazioni su Lodi e Vespri, Paoline 2009.
[3] Cfr. L’ acqua e la rosa. Piccola grammatica della vita di relazione, Centro Ambrosiano 2005; R. S. Thomas. Un paese, un popolo, una fede, QuiEdit 2005; Ruscelli incontro al sole. Percorsi di (auto)esplorazione sulle tracce del poeta Guillevic, Servitium 2012.
[4] Cfr. Il corpo risorto. Tra arte e teologia, Ancora 2000; Giacobbe e l’angelo. Il mistero della relazione, Ancora 2003;
[5] Cfr. Cantate Domino, Ancora 2003.
[6] Cfr. Pezzini D., La luce sulla croce. La spiritualità della passione in Giuliana di Norwich, Paoline 1997; Giuliana di Norwich, Libro delle rivelazioni, Ancora 1997; Aelredo di Rievaulx, L’amicizia spirituale, Paoline 1998; Aelredo di Rievaulx, Lo specchio della carità, Paoline 1999; Aelredo di Rievaulx, Gesù dodicenne. Preghiera pastorale, Paoline 2001; Aelredo di Rievaulx, Regola delle recluse, Paoline 2003; Isacco della Stella, Sermoni, Paoline 2006/2007; Aelredo di Rievaulx, Preghiera di un pastore. E altre preghiere, Paoline 2010; Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sull’anno liturgico, Città Nuova 2021; Pezzini D., Fede, ragione e sentimento. La spiritualità di di Isacco della Stella, Lindau, 2021
[7] Cfr. Leclercq J., Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medioevo, Sansoni 2002.
[8] Cfr. Alle porte di Sion. Voci di omosessuali credenti, Monti 1998; Le mani del vasaio. Un figlio omosessuale: che fare?, Ancora 2004.