I giovani LGBT e la vocazione profetica (1 Samuele 18-28)
Riflessioni bibliche di Mona West, David Wynn e Irene Monroe, tratte dal sito Out in Scripture (Stati Uniti), del dicembre 2012, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La storia della giovinezza di Samuele è importante per la comprensione etica e teologica della chiamata e della scelta, da parte di Dio, di Samuele come leader. 1 Samuele 2,18-20 racconta del servizio fedele di Samuele in contrasto con il comportamento depravato dei figi di Eli (versetti 12-17).
La madre di Samuele, Anna, aveva fatto il voto che se avesse avuto un figlio, lo avrebbe dedicato al servizio di Dio per sempre (1 Samuele 1,11). Quando finalmente nacque Samuele, venne portato dal sacerdote Eli per adempiere al voto (1 Samuele 1,24-28).
Molti anni dopo Samuele “officia” di fronte a Dio indossando un efod di lino, l’indumento tipico del sacerdote, pur non provenendo da una famiglia sacerdotale. Comincia fin da giovane ad adempiere alla sua vocazione.
I versetti 21-25, omessi dalla lettura di oggi, raccontano i rimproveri inutili di Eli ai suoi figli depravati, in contrasto con il versetto 26 che riporta il lettore a Samuele, mostrando come crescesse in saggezza e con il favore di Dio. Questi passi portano alla nostra attenzione l’importanza dei giovani che rispondono alla chiamata che Dio rivolge alle loro vite. Come persone LGBT credenti dovremmo rivolgerci ai giovani nei luoghi in cui vivono, crescono e maturano. Dovremmo lavorare con i giovani per aiutarli a dedicare i loro doni e il loro impegno alla vita e alla liturgia della Chiesa.
Cosa fa venire in mente questo passo a voi e alla vostra comunità a proposito dell’impegno con i giovani?
Il Salmo 148 viene proposto ogni anno la prima domenica dopo il Natale, e anche la quinta domenica di Pasqua dell’anno C. Il Salmo 148 appartiene ai “Salmi alleluiatici”, che includono i Salmi 113-118 (112-117) e i Salmi 146-150. Si tratta di un inno per il culto pubblico.
Consiste di tre parti. Nei primi sei versi il Salmista invita tutto ciò che si trova in cielo a lodare Dio. Nella Bibbia, il “cielo” o i “cieli” ha due significati. Può indicare letteralmente il cielo, in cui possiamo vedere il sole, la luna e le stelle (versetto 3), o può indicare la dimora di Dio, dove vivono anche i suoi angeli (versetto 2). Gli angeli sono i servitori di Dio in “cielo”. Nei versetti 7-10 il Salmista invita tutto ciò che si trova sulla terra, ma non gli umani, a lodare Dio. Finalmente, nei versetti 11-14, gli uomini vengono chiamati a lodare Dio.
Considerando la vocazione dei giovani alla piena responsabilità nelle nostre congregazioni, dobbiamo affidare loro anche la conduzione del culto – soprattutto in quanto il Salmista chiama “i giovani e le fanciulle, i vecchi insieme ai bambini” a lodare Dio.
In che modo possiamo aiutare i giovani LGBT ad esprimere la loro gratitudine a Dio e la loro gioia nel culto?
Colossesi 3,1-17 descrive la nuova vita di coloro che sono stati chiamati da Cristo. Il versetto 12 ci parla di chi è stato “eletto da Dio”. Questo versetto riporta alla mente il patto di Dio con il popolo ebraico, il popolo eletto da Dio (Deuteronomio 7,6). Compassione, bontà, umiltà, mitezza e pazienza sono tutte qualità e attributi che gli eletti da Dio devono mostrare. Sono qualità che in ogni caso sono considerate degne dei servi all’interno della cultura ellenistica o greca in cui vivono i cristiani di Colosse. Sono anche qualità caratteristiche di Cristo, espressione dell’idea che “Cristo è tutto in tutti” (Colossesi 3,11). Il versetto 13 afferma “sopportatevi a vicenda”, enfatizzando il fatto che i rapporti degli eletti tra di loro sono lo specchio della relazione tra Dio e il suo popolo.
Il passo di oggi continua identificando le qualità esistenziali che devono essere vissute da chi è chiamato: il versetto 13b afferma che, come Dio “vi ha perdonato, così fate anche voi”. Lo stesso pensiero viene espresso in forma diversa nella preghiera di Gesù “Perdonaci i nostri peccati, come anche noi li perdoniamo…” (Luca 11,4).
Il versetto 14 afferma “Al di sopra di tutto poi vi sia la carità”, evidenziando come la carità sia un attributo essenziale degli eletti e un’espressione dell’amore di Dio in Cristo che tiene uniti tutti i cristiani. Il versetto 15 dice “siete stati chiamati” e ci ricorda che gli eletti non si sono preparati alla loro condizione ma sono stati semplicemente “chiamati” da Dio. Le differenze individuali, i punti di forza e le debolezze, tutto è subordinato alla chiamata di Dio e anche all’unità del suo popolo eletto. Il versetto 17 conclude l’epistola del giorno invitandoci a vivere pienamente la vita, in tutto ciò che facciamo, nello spirito di amore e unità di Cristo.
Come persone LGBT dobbiamo insegnare ai nostri giovani che anch’essi sono il popolo eletto di Dio, e in quanto tali le differenze tra loro non devono essere utilizzate per indebolire il legame con Dio e i fratelli.
In che modo, in quanto comunità di eletti eterosessuali e gay, possiamo esprimere l’unità in Cristo e il servizio fedele a Lui?
Luca 2,41-52 è unico nei vangeli, il solo racconto dei canonici che riguarda l’infanzia di Gesù, tra la sua nascita e il suo affacciarsi sulla scena pubblica quando era sui trent’anni (Luca 3,23). L’intero vangelo di Luca è strutturato come un viaggio che Gesù compie dalla Galilea a Gerusalemme.
Il versetto 41 dice “I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua”. Secondo gli insegnamenti giudaici ogni maschio adulto in Israele doveva apparire di fronte a Dio in tre occasioni: Pesach, la Festa delle Settimane (Pentecoste) e la Festa delle Capanne (Esodo 23,14,17; 34,23; Deuteronomio 16,16; 1 Re 9,25).
In questa occasione Gesù ha accompagnato i suoi genitori “quando ebbe dodici anni” (versetto 42). Strana questa menzione dei dodici anni di età, poiché un ragazzo raggiungeva la maturità religiosa a tredici anni, osservando le mitzvot (doveri) della Torah. Comunque questo versetto mostra un’affinità tra la storia di Gesù e quella di Samuele. Secondo la tradizione giudaica, la carriera profetica di Samuele cominciò durante il suo dodicesimo anno.
Luca 2,46, in lui leggiamo “mentre li ascoltava e li interrogava”, suggerisce che Gesù non stesse insegnando ai maestri nel tempio, essendo egli stesso un allievo. Solo più tardi diverrà il maestro lodato nel versetto 47. Il versetto 50 dice “Io devo occuparmi delle cose del Padre mio”. Gesù alla giovane età di dodici anni già conosce la dimensione santa della sua vocazione e della sua elezione. La parola “devo” esprime la forza e la potenza della sua chiamata che continuerà per tutta la sua vita. Il versetto 51, “E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”, ripete il concetto del versetto 40 e chiude il lezionario di oggi. Gesù, un giovane che seguiva le orme di Samuele, venne chiamato e scelto da Dio. Questo passo ci invita a ricordare e a contare sulla potenza spirituale che i bambini, chiamati da Dio, posseggono.
Cosa potremmo perdere leggendo i passi di 1 Samuele e Luca da una prospettiva esclusivamente “adulta”? Come possiamo reimpossessarci di una prospettiva giovanile? Cosa potrebbe dire Dio a voi e alla vostra comunità riguardo il lavoro con i giovani?
Preghiera
Spirito Grande
mentre compiamo il nostro viaggio spirituale
ispiraci con lo spirito e lo stupore della gioventù.
Insegnaci ad ascoltare, attraverso la tua voce,
le preghiere, le domande e i doni
delle sorelle e dei fratelli più giovani.
Proteggi e guida tutti i tuoi figli
con la tua saggezza, la tua grazia,
con pace, guarigione e coraggio.
Nel nome di Gesù
Amen
Testo originale (PDF): 1st Sunday after Christmas