Chiese e persone LGBT+. La speranza dei genitori di Palermo
Intervento tenuto da Francesca Marceca, una madre con figli LGBT+ di A.GE.D.O, al webinar “UNITI VERSO IL CAMBIAMENTO 2” (UTC 2 United towards the change 2) su “Un cambiamento possibile” il 9 dicembre 2021
E’ un onore poter narrare la mia esperienza a tutti voi. Sono Francesca Marceca, madre di tre figli di cui due LGBT+, insegnante di scuola primaria in pensione. Nel 1998, insieme a mio marito ho aperto a Palermo una sede Agedo, dopo il coming out del nostro figlio maggiore che ci aveva confidato del suo orientamento omoaffettivo.
Era il primo centro Agedo di auto mutuo aiuto per genitori di persone lgbt + dell’Italia meridionale. Inizialmente Agedo Palermo fu ospitata presso la sezione Arcigay di Palermo che però interruppe ben presto le attività e chiuse la sede. Dal 1999 ci ospitò un’associazione culturale chiamata “Draghi Locopei –biblioteca delle differenze”ma data l’esiguità degli spazi e le molteplici attività che vi si svolgevano, potè essere una soluzione provvisoria.
La ricerca di un nuovo spazio non si rivelò facile: diffidenza, pregiudizi, paure impedivano una disponibilità di cui avevamo assolutamente bisogno, perchè tante giovani persone volevano confrontarsi sulle difficoltà vissute in famiglia a causa della loro identità lgbt+ . Tra l’altro con la chiusura di Arcigay era venuto a mancare uno spazio di accoglienza importante. Nel 2000, a Palermo, si costituì il circolo “Arcilesbica Lady Oscar” che ospitava nella medesima sede un gruppo informale LGBT.
La collaborazione con questi gruppi da parte di Agedo era costante e positiva, ma non era possibile condividere la medesima sede poiché là i genitori, a causa di ansie e pregiudizi non si sarebbero recati. Inizialmente preferivano vedere Agedo come uno spazio neutro che li avrebbe accompagnati in un percorso spesso difficile e doloroso di comprensione e condivisione, e non come uno spazio di rivendicazione di diritti, quello semmai sarebbe arrivato dopo.
Provammo a inoltrare la richiesta di una sede agli uffici pubblici, ma trovammo dinieghi; talvolta dovemmo sopportare l’umiliazione di scorgere risatine, gomitate e udire battute non richieste, da parte degli impiegati. Nelle nostre peregrinazioni, ci accompagnavano un gruppo di ragazzi, ora docenti universitari e nomi di spicco negli studi inerenti le identità di genere e gli orientamenti sessuali. Uno di costoro aveva un contatto con una persona impegnata nelle attività di volontariato gestite dalla parrocchia di San Francesco Saverio. La volontaria ci disse che avrebbe parlato con il parroco e fu così che conoscemmo padre Cosimo Scordato. Era il 2002.
Padre Cosimo Scordato ci ascoltò e disse che il salone riunioni della chiesa era a nostra disposizione due ore a settimana. Intanto arrivarono i primi genitori a confrontarsi, ma soprattutto a piangere. Tenevamo la scatola dei fazzolettini sul tavolo! Entrare in una canonica li rassicurava. Agedo era ed è un’associazione laica e a noi si rivolgevano genitori sia credenti sia non credenti, ma nessuno pose mai problema per la sede.
Nello stesso salone, alcune sere, si riuniva un piccolo gruppo di persone credenti lgbt+, tuttora attivo a Palermo, chiamato Ali d’Aquila, e che vedeva tra i fondatori il prof. Nicola D’Ippolito. Prendemmo contatto e ci ritrovammo diverse volte per conoscerci e camminare insieme. Agedo Palermo ha partecipato alle veglie contro l’omotransfobia organizzate da Ali d’Aquila a partire dal 2007, quando l’Unione Europea ha istituito il 17 maggio come “Giornata internazionale contro l’omotransfobia” ; ora Agedo Palermo è tra le associazioni organizzatrici.
Nicola D’Ippolito è deceduto d’infarto proprio durante la veglia del 14 maggio 2015 che vedeva partecipare per la prima volta alla veglia tutte le realtà lgbt+ presenti sul territorio palermitano: il suo sogno. La nostra esperienza come ospiti a San Saverio è stata sempre positiva; la nostra sorpresa più grande fu quando padre Cosimo Scordato ci invitò a parlare alla fine di una messa, dai microfoni posti sull’altare, per annunciare la presenza di Agedo, gli scopi, gli orari,e i servizi offerti.
Fu un momento di profonda emozione per tutti noi, la Chiesa era anche casa nostra, casa dei nostri figli. Le attività svolte nel salone della chiesa erano tante e il salone era disponibile raramente. I nostri utenti aumentavano, anche i genitori e i familiari che prima erano timorosi a rivolgersi all’associazione, e richiedevano incontri in gruppi ristretti o individuali, colloqui con lo psicologo. Così nel 2003 riprendemmo la ricerca di una sede.
Le istituzioni si mostrarono sorde alle nostre richieste, ma non la Chiesa Valdese che ci ospitò e che tutt’oggi continua a ospitare Agedo Palermo. Nella sede di Via Dello Spezio abbiamo potuto realizzare attività all’avanguardia che hanno visto Agedo, in collaborazione con il centro servizi per il volontariato, dare vita a progetti creativi per ragazzi delle scuole superiori: fumetti, murales, sfilate di moda, mostre di pittura e fotografiche, spettacoli teatrali, nella convinzione che, non la lezione, ma il fare creativo sia il mezzo più efficace per contrastare omofobia, transfobia e bullismo. Tengo a precisare che siamo stati ospitati sempre gratuitamente da tutti coloro che ci hanno accolto.
Agedo Palermo ha sempre tenuto aperto, vivo e propositivo il dialogo tra religione ed lgbt+ e i loro familiari,
Attualmente viviamo in Piemonte, siamo soci di Agedo Torino e abbiamo potuto partecipare agli straordinari incontri con Don Carrega, referente diocesano per la pastorale delle persone lgbt+ e dei loro familiari.
I nostri anni sono avanzati ed io e mio marito ci troviamo di nuovo ad affrontare una realtà per noi sconosciuta da quando il nostro secondo figlio ci ha confidato il suo orientamento relazionale poliamoroso. L’orientamento poliamoroso è una realtà condivisa da parecchie persone, spesso vissuta in confusione, senza modelli di riferimento o con modelli distorti e confondenti.
Molte persone poliamorose pensano di non poter avere visibilità, dignità, riconoscimento e diritto a formare nuclei familiari stabili di amore e supporto reciproco; in assenza di modelli, attraversano le stesse difficoltà relazionali che ricordiamo per la popolazione omosessuale di tanti anni fa.
Io e mio marito speriamo ora di poter portare la voce delle persone poliamorose all’interno di A.Ge.D.O. e nei gruppi di credenti che ci vorranno ascoltare, e di poter aprire un dialogo per il cambiamento sociale, così che persone come mio figlio e tutti gli altri che lo desiderano possano un giorno trovare la propria felicità, mettere su famiglia, creare legami legalmente riconosciuti.
Agedo è un’ associazione laica ma non laicista che vede nel confronto costruttivo con le diverse fedi uno strumento per migliorare la qualità della vita delle persone lgbt+ e dei loro familiari. In quanto mamma so che l’amore per i figli può superare qualunque ostacolo, e credo sia giusto che nessuno paghi con l’esclusione da un gruppo di appartenenza la propria fede o la difesa dei propri figli.