Il Vaticano e le coppie cattoliche LGBTQIA+
Articolo di Edelson Soler* pubblicato sul sito dell’Instituto Humanitas Unisinos (Brasile) il 29 aprile 2021, liberamente tradotto da Paolo Cugini
Il 15 marzo 2021 la Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede ha pubblicato una risposta negativa alla domanda: “La Chiesa ha il potere di benedire le unioni delle persone dello stesso sesso?”.
La dichiarazione è stata firmata dal cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e dall’arcivescovo Giacomo Morandi, segretario del medesimo organismo vaticano.
Sebbene la domanda suoni strana, e sembri un capzioso gioco di parole, la risposta negativa espressa nella dichiarazione non sorprende nessuno che conosca un po’ il funzionamento della Curia romana, in quanto segue la linea dei precedenti documenti sull’argomento.
Il lato positivo della dichiarazione è che affronta per la prima volta il tema della benedizione delle coppie omosessuali, e dimostra che la presenza di gay e lesbiche nella Chiesa non può più essere disprezzata o ignorata, semplicemente condannando gli atti omosessuali come peccati. Non si mette più in discussione il diritto di “essere Chiesa” di queste persone. Ciò è in parte dovuto agli atteggiamenti e alle parole accoglienti di papa Francesco nei confronti delle persone omosessuali, transgender e delle madri e dei padri delle persone LGBTQIA+ in diverse occasioni.
Sebbene il documento non tenga conto delle discussioni in corso da parte di vescovi e teologi di varie parti del mondo, e utilizzi perdipiù una terminologia obsoleta come “inclinazione omosessuale”, esso finisce per riflettere il disagio e la necessità, da parte di alcuni settori della gerarchia cattolica, di rispondere a nuove realtà.
In molte chiese locali le persone LGBTQIA+ non sono più semplici destinatari di “cure pastorali”, come sostiene tardivamente il documento, ma veri evangelizzatori. Le benedizioni delle coppie omoaffettive sono già una realtà in diversi Paesi, presiedute, nella maggior parte dei casi, da laici e laiche con indiscutibile vita comunitaria ed ecclesiale, e, in alcune parrocchie e diocesi, anche da ministri ordinati.
Il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, pur riconoscendo che ci sono “elementi positivi” nelle relazioni stabili di persone dello stesso sesso, “che devono essere apprezzati e valorizzati”, finisce per evidenziare come la benedizione concessa a queste coppie sia un’imitazione del sacramento del matrimonio, senza però aprirsi a un’indagine più approfondita sul significato e l’origine storica dell’unione coniugale, e la diversità delle attuali configurazioni familiari.
Nelle conversazioni con i membri dei gruppi cattolici LGBTQIA+, e anche tra sacerdoti, laici e laiche che credono che la Chiesa possa avanzare su questo tema, c’è stato un senso di tristezza, e persino di indignazione, dopo la dichiarazione della Congregazione. Di tristezza, perché la dichiarazione ha l’autorizzazione, apparentemente contraddittoria, di papa Francesco; e indignazione, perché la Congregazione sembra aver mirato solo a creare un ostacolo istituzionale al necessario dibattito, proprio nel momento in cui esso avanza nelle chiese locali.
Oltre a ignorare le azioni pastorali e la riflessione teologica che è stata prodotta negli ultimi anni, la Congregazione sembra non conoscere l’attività di centinaia di gruppi cattolici, formati da individui e coppie LGBTQIA+, che attuano in alcune parti del mondo e vivono la novità di una vita trasformata dalla presenza di Dio e dall’azione a favore di fratelli e sorelle da sempre discriminati/e, anche all’interno delle chiese. Per coloro che conoscono o vivono queste belle esperienze, la comunicazione vaticana appare come un tentativo di inquadrare il soffio dello Spirito, che rinnova sempre, e talvolta rivoluziona la nostra comprensione.
In ogni modo, per quanta tristezza e sofferenza questa posizione di alcuni settori della gerarchia possa ancora causare, gli individui e le coppie cattoliche LGBTQIA+ formano un movimento spirituale che ha il desiderio di rimanere fedeli a Dio e alla Chiesa. Dopo aver compreso la verità su se stessi, non c’è dolore che possa allontanare dalla fede in Dio e dalle parole di Cristo, che è venuto perché tutti abbiano vita in abbondanza, cioè esistenze benedette, che devono essere senz’altro riconosciute e testimoniate dal Popolo di Dio e dai suoi ministri.
* Edelson Soler è professore, scrittore e membro del Gruppo di azione pastorale sulla diversità (GAPDSP) e della Commissione Regionale per il Dialogo con la Diversità, un organo legato alla Regione della Sede dell’Arcidiocesi di San Paolo.
Testo originale: O Vaticano e os grupos católicos LGBTQIA+