Dal silenzio Dio mi ha chiamata. Una suora lesbica si racconta
Testo tratto dal libretto di suor Janet Rozzano RSM, Out of Silence God Has Called Me; A Lesbian Religious Tells Her Story (Dal silenzio Dio mi ha chiamata. Una suora lesbica racconta la sua storia), pubblicato nel 2008 dall’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry, pp. 1-4, liberamente tradotto da Diana, revisione di Giovanna e Giacomo Tessaro, parte prima
Quando mi è stato chiesto di condividere alcune idee sulle religiose lesbiche, in occasione del Simposio del 2002 di New Ways Ministry, ho pensato a lungo su come esprimere al meglio le mie osservazioni, e ho ritenuto che il miglior approccio fosse partire dal tema del Simposio: “Dio ci ha chiamate fuori dal silenzio”.
All’inizio mi sono sentita sollevata, perché avevo un’idea su cui lavorare, ma quando ho cominciato a riflettere più a fondo su ciò che dovevo fare, questo approccio mi è sembrato piuttosto rilevante, sia per descrivere cosa sta capitando, sia come segno di cosa dovrà accadere.
Ho strutturato così le mie riflessioni: prima ho voluto descrivere il mio cammino “fuori dal silenzio”, e alcuni insegnamenti che mi hanno guidata in questo percorso, poi ho voluto dedicarmi alla più ampia comunità di suore lesbiche, alla loro uscita dal silenzio, alle loro speranze e difficoltà. Dopo un’analisi della situazione odierna, ho poi riflettuto sulla chiamata che Dio ci ha rivolte come comunità di religiose.
Innanzitutto voglio dire che scrivo quasi interamente basandomi sulla mia esperienza, arricchita da quella di altre religiose lesbiche che negli anni hanno condiviso con me i loro percorsi. Parto da una prospettiva più esperienziale e pratica, piuttosto che teorica o accademica. Lo dico senza esprimere giudizi, semplicemente per aiutarvi a comprendere il mio punto di vista.
Vorrei iniziare con una breve rivisitazione del mio viaggio fuori dal silenzio. È una grande sfida riassumere venti anni in pochi paragrafi, e riuscire a darvi un’immagine che possa essere d’aiuto.
Ho conosciuto ed accettato per la prima volta la mia identità lesbica a quarant’anni, quando ero membro della leadership regionale della mia comunità. Ciò che ha provocato questa svolta nella mia vita è stata una sorella della nostra comunità che venne a parlare al nostro team della sua identità sessuale lesbica, e del suo desiderio di partecipare ad un ritiro per consacrati gay e consacrate lesbiche.
Seguirono parecchi mesi intensi e spaventosi, durante i quali, improvvisamente, riconobbi di essere anch’io lesbica. Per anni non avevo voluto affrontare questa realtà, troppo spaventata per darle un nome o cercare di capirla meglio. L’avevo commentata nel mio diario, ma senza mai sognarmi di rivelarla a un’altra persona.
Ora qualcosa stava cambiando nella mia psiche e nel mio spirito. La verità su chi ero realmente chiedeva di essere ascoltata. Questa nuova comprensione di me stessa mi sembrò un dono; avevo ritrovata una parte persa o nascosta di me e, come la donna del Vangelo, dovevo chiamare le mie amiche perché festeggiassero con me.
Sebbene di natura io sia introversa, cominciai a dire ai miei amici e alle mie consorelle del mio orientamento sessuale. Sei o otto mesi dopo, nel 1983, frequentai un ritiro per consacrati gay e consacrate lesbiche organizzato da Communication Ministry, e subito dopo, un altro organizzato dalla Convenzione Nazionale di Dignity di Seattle, nello Stato di Washington. Furono eventi molto importanti, che mi aiutarono ad uscir fuori ancora di più dall’armadio.
Cominciai a frequentare le liturgie settimanali presso il Capitolo Dignity di San Francisco, ed ebbi così occasione di conoscere i suoi membri. Accettai di far parte del Consiglio Nazionale di Communication
Ministry, una rete per consacrati gay e consacrate lesbiche.
Poco per volta il mio cammino fuori dal silenzio divenne sempre più stimolante. Fu chiesto al Capitolo Dignity di San Francisco di abbandonare la parrocchia cattolica dove celebrava settimanalmente l’Eucarestia. Dopo l’ultima celebrazione nella chiesa di San Bonifacio, il gruppo marciò in processione a lume di candela fino alla cattedrale, portando una lettera all’arcivescovo in cui venivano espressi i nostri sentimenti riguardo a quella decisione.
Dopo preghiere e discussioni con gli altri del nostro gruppo dirigente, scelsi di partecipare a quella manifestazione. In parecchie altre occasioni scrissi lettere al mio vescovo o alle autorità a Roma, condividendo rispettosamente con loro il mio punto di vista sulle difficoltà che le persone gay e lesbiche spesso sperimentano nella Chiesa.
Poco per volta raccontai a molti membri della mia comunità il mio orientamento sessuale; era troppo difficile, per esempio, rimanere in silenzio all’interno della mia comunità sugli eventi riguardanti gay e lesbiche a cui prendevo regolarmente parte. Come potevo inventare una bugia sul ritiro per consacrati gay e consacrate lesbiche che stavo aiutando a coordinare nella nostra casa madre?
Nel corso degli anni ho partecipato a diversi gruppi di supporto per suore lesbiche. Ho acconsentito a parlare a gruppi in formazione, a formatori, a comunità religiose della mia esperienza e dei miei pensieri sulle donne lesbiche che entravano nella vita religiosa.
Ho parlato al Simposio di New Ways a San Francisco nel 1986 e a Chicago nel 1992. Sempre più persone venivano a conoscenza del fatto che ero lesbica, e la mia abilità nel mantenere il segreto diminuiva sempre più, e diventava anche meno desiderabile ed importante.
Nel 1994 mi venne conferito un premio dal Capitolo Dignity di San Francisco. I premi Pax et Bonum vengono conferiti annualmente ad un membro del Capitolo Dignity a membri della Chiesa o della comunità civile il cui lavoro promuova la giustizia e la comprensione delle persone gay e lesbiche nella Chiesa e nella società. Il premio mi venne consegnato durante un pranzo, alla presenza della mia comunità locale e di parecchie altre consorelle.
In seguito, alcune consorelle fra le presenti pensarono che questo evento dovesse essere riportato nel bollettino della nostra comunità, e così scrissi una breve testimonianza di coming out, dedicata alle mie consorelle, in accompagnamento a un articolo sul pranzo in cui erano stati consegnati i premi.
Mentre accadevano questi eventi mi sentivo abbastanza a mio agio con me stessa, perché questi passi rappresentavano una naturale progressione delle cose. Gli articoli sollecitarono delle belle discussioni con le consorelle, e mentre immaginavo che vedere pubblicati sulla stampa tutti quegli eventi avrebbe messo a disagio alcune consorelle, al contrario, tutte furono gentili con me, e lo sono sempre state.
Parecchi anni fa si presentò un’altra sfida sul mio cammino fuori dal silenzio. All’interno della congregazione delle Sorelle della Misericordia delle Americhe, negli ultimi dieci anni c’erano stati alcuni tentativi, da parte dei membri del nostro gruppo di lavoro sulla giustizia, di riunire le suore lesbiche.
Nei primi anni 2000 pareva giunto il tempo di capire se c’era interesse a formare un’ampia rete di suore lesbiche. Fui contattata per scrivere un articolo per il bollettino della nostra congregazione, dove veniva annunciata la formazione della rete e si invitavano le suore interessate a contattarmi. Dall’articolo era chiaro che anche io ero lesbica. Era stato compiuto un altro passo fuori dal silenzio.
Testo originale (PDF): Out of Silence God Has Called Me. A Lesbian Religious Tells Her Story
> Brani tratti da “Out of Silence. Una suora lesbica racconta la sua storia”