Come papa Francesco sta facendo cambiare l’approccio della chiesa verso i cattolici LGBT?
Articolo di Christopher Lamb pubblicato sul sito del settimanale cattolico The Tablet (Gran Bretagna) il 10 gennaio 2022, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Sembra che la Chiesa [Cattolica] stia decisamente cambiando atteggiamento verso le tematiche LGBTQ. Papa Francesco non ha formalmente “modificato” nulla della dottrina, ma ha aperto la strada a un approccio più inclusivo e pastorale, e le sue lettere indirizzate a chi si prende cura delle persone LGBTQ cattoliche sono assai significative.
Si è dato avvio a un modo più “sinodale” di vedere tali questioni, in cui la Chiesa ascolta, impara e apre nuove vie pastorali. I cambiamenti annunciati lo scorso 10 gennaio ai vertici della Congregazione per la Dottrina della Fede indicano che qualcosa si sta muovendo.
È di pochi giorni fa la notizia della lettera indirizzata da Francesco a suor Jeannine Gramick, una delle fondatrici di New Ways Ministry, gruppo statunitense che lavora a favore delle persone LGBTQ cattoliche, in cui il Pontefice loda il suo operato, nonostante un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, datato 1999 e diretto a lei e a padre Robert Nugent, che proibiva in maniera permanente l’opera pastorale condotta tra le persone omosessuali.
Francesco ha dato la sua approvazione al lavoro cinquantennale di suor Jeannine, ribaltando di fatto tale censura, e anche il sostegno espresso alle unioni civili omosessuali ha sconfessato il documento della medesima Congregazione, datato 2003, in cui si dichiarava che gli Stati non potevano riconoscere legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso. In breve, papa Francesco ha fatto molto per far sembrare la Chiesa meno “antigay”.
Secondo lo scrittore padre gesuita James Martin, che svolge il suo ministero tra le persone LGBTQ, se questo Papa non ha modificato la dottrina, ha “senz’altro cambiato il tono, l’approccio e ciò che si dice su questo argomento”. Anche padre Martin ha ricevuto una missiva dal Papa, la prima approvazione scritta, da parte di un Pontefice, di un ministero svolto a favore delle persone LGBTQ cattoliche.
Spiega il gesuita: “Ricordiamoci che il Santo Padre si è appena complimentato con una suora cattolica che era stata censurata dal Vaticano. Potrebbe essere l’inizio di ciò che gli storici della Chiesa chiamano ‘riabilitazione’. Qualcuno potrebbe dire che modificare i toni è un po’ come modificare la dottrina, e la nuova dottrina potrebbe suonare così: le persone LGBTQ cattoliche sono degne di essere ascoltate e meritano una cura pastorale specifica”.
Si potrebbe obiettare che le lettere e i commenti del Papa hanno scarso peso senza il conforto dei documenti ufficiali, e si può far notare che l’anno scorso Francesco ha concesso la sua approvazione a un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede che esclude la possibilità, per la Chiesa, di benedire le unioni omosessuali.
Tuttavia questo Papa sta dimostrando come i documenti ufficiali, da soli, non siano sufficienti per togliere ogni dubbio da una questione molto dibattuta. Il tempo è più grande dello spazio, e la realtà è più importante delle idee, insegna Francesco. Il test fondamentale per ogni dottrina è vedere come viene ricevuta dalla comunità ecclesiale, e questo Papa ha aperto uno spazio per continuare a discuterne.
Il vento del cambiamento ora soffia tra i palazzi del Vaticano, che per tanto tempo ha emanato regole molto dure per le persone omosessuali.
Il Papa ha deciso di nominare monsignor Giacomo Morandi, il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede che probabilmente è all’origine del documento che esclude la benedizione delle coppie omosessuali, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, rimuovendolo così dalla Congregazione.
Se Francesco dapprima ha firmato il documento di cui sopra, ne ha poi preso le distanze, e pare abbia affermato che sarebbe tornato sulle questione.
Nel frattempo monsignor Charles Scicluna, che oltre ad essere arcivescovo di Malta lavora per la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ammonito i sacerdoti che fanno commenti omofobi: è forse la prima volta che un vescovo della Congregazione condanna formalmente l’omofobia.
A livello più ampio, il Sinodo sta cominciando a dare i suoi frutti aprendosi a una grande varietà di voci, e permettendo così piccoli ma significativi cambiamenti, tra cui la decisione della Segreteria del Sinodo di Roma di includere tra le sue risorse i link a New Ways Ministry e a Discerning Deacons (Diaconi che discernono), un forum di discussione in lingua inglese sulla reintroduzione del diaconato femminile.
Ma ci è mancato poco che non succedesse. Un video di New Ways Ministry, intitolato “Dai margini al centro. Webinar sulle persone LGBTQ cattoliche e la sinodalità” era stato rimosso dal sito della Segreteria del Sinodo dopo che era stato reso noto che l’associazione americana era stata censurata dalla Conferenza Episcopale Statunitense a causa del suo sostegno al matrimonio civile per le coppie omosessuali. La Segreteria è poi tornata sulla sua decisione e si è scusata “per il dolore causato”, ed è forse la prima volta che un ufficio vaticano chiede scusa alle persone LGBT cattoliche.
Le scuse sono arrivate dopo che sono state rese note le lettere che il Pontefice ha spedito a New Ways Ministry, in cui si complimenta per la loro opera e descrive la fondatrice suor Jeannine Gramick come una “donna coraggiosa”.
Francesco ha anche ringraziato Francis DeBernardo, direttore esecutivo di New Ways Ministry, per avergli raccontato la storia del gruppo in dettaglio, al di là di quanto si può ricavare dai media, che è spesso molto parziale.
La riabilitazione dell’apostolato americano può parere poca cosa, eppure questi gesti sono segnali di una Chiesa disposta ad ascoltare ed imparare dalle voci emarginate.
Anche la risposta di suor Jeannine alla lettera del Papa, e l’indagine a cui è stata sottoposta dal Vaticano, sono un modello per la futura Chiesa sinodale. Suor Jeannine ha riferito al [settimanale gesuita] America che, quando ha ricevuto la lettera di Francesco, ha pensato a quel brano del vangelo di Giovanni: “Non vi chiamo servi, ma vi chiamo amici”: “Mi sento così, come se avessi ricevuto una lettera da un amico. Penso sia questa l’intenzione di papa Francesco, che viviamo così. E spero che noi, in quanto popolo di Dio, possiamo essere una comunità di amici”.
Anche se suor Jeannine era in disaccordo con il cardinale Joseph Ratzinger, che in quanto prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha supervisionato l’indagine condotta su New Ways Ministry, lo rispetta comunque, perché è “un sant’uomo” che credeva di fare la cosa giusta: “Il cardinal Ratzinger andava in una certa direzione, e io andavo in una direzione che probabilmente era lontana 180 gradi dalla sua. Non potremmo essere più distanti teologicamente, ma siamo frutti dello stesso albero. Abbiamo la comune fede in Cristo, e questo ci unisce. Facciamo comunque sempre parte dello stesso albero”.
Per quanto riguarda le persone LGBT cattoliche, l’albero è stato lentamente potato e sta cominciando a portare nuovi frutti.
Testo originale: The Church is changing its approach to LGBTQ Catholics – analysis