Come madre ricordo alla Chiesa che i nostri figli LGBT vanno “accompagnati e amati” anche da lei
Riflessioni di Mara Grassi, Vicepresidente dell’associazione La Tenda di Gionata
Sentimenti diversi e anche un po’ contrastanti hanno suscitato oggi nel mio cuore le parole di Papa Francesco. Da una parte l’affetto e la riconoscenza verso questo papa che parla apertamente dei nostri figli gay, quando in tante comunità cristiane sono ancora invisibili, se non esclusi e per aver anche oggi ha ribadito come l’amore per i figli deve essere superiore a tutto.
È quello che mi ha detto il 16 settembre 2020, quando ho potuto incontrarlo in Vaticano, come vicepresidente de La Tenda di Gionata, per consegnargli una copia del libretto “Genitori fortunati, vivere da credenti l’omosessualità dei figli“. “Dio ama tutti i suoi figli così come sono” erano state le sue parole allora.
Dall’altra il rendermi conto che la Chiesa deve fare ancora tanta strada per una piena accoglienza delle persone lgbt. I nostri figli non hanno un problema, né hanno fatto scelte sbagliate, sono nati così e vanno bene così.
Lo dico proprio io che dopo il coming out di mio figlio come gay “l’ho condannato”, come ha detto oggi papa Francesco. L’ho allontanato perché lo consideravo profondamente sbagliato. Ma questo era il frutto della cultura e della religione cattolica in cui ero cresciuta.
Era quello che in fondo il Magistero, a cui ero così obbediente, mi aveva insegnato. Solo l’amore mi ha permesso di rendermi conto che NON era sbagliato. Ed è quello che noi genitori chiediamo oggi alla Chiesa, che è madre, di fare con suoi figli LGBT.