Tchaikovsky e Madame Von Meck. Un’amicizia fuori dagli schemi
Riflessioni di Lavinia Capogna
La storia di Tchaikovsky e di madame Von Meck è una delle vicende umane più appassionate e tragiche di tutta la storia della musica. Bisogna avvicinarsi a questa storia con delicatezza perché ci sono alcune cose che non sappiamo. E’ una vicenda umana che si ambientò in quella Russia del 1800 che, per quanto oppressa dal giogo zarista e da drammatiche situazioni di diseguaglianze sociali, ci affascina per la passione e la forza emotiva che scaturisce dalle pagine immortali di “Guerra e Pace” o di “Anna Karenina” di Lev Tolstoj, per l’innocenza toccante del principe Myskin e la stupida follia criminale di Raskolnikov di Dostoevskij, per il romanticismo di Puskin, la fantastica ironia di Gogol, le fiabe e le leggende ambientate nei boschi di bianche betulle piene di neve, per la razionale nostalgia di Cechov e infine per la meravigliosa musica di Tchaikovsky.
Uno dei due protagonisti di questa vicenda è proprio Piötr Illic Tchaikovsky, uno dei più grandi musicisti mai esistiti. La sua musica è di straordinaria bellezza: “Il Concerto numero 1“, i balletti de “La bella addormentata nel bosco“, “Il lago dei cigni“, “Lo schiaccianoci“, le Sei Sinfonie, “Romeo e Giulietta“, “Il Concerto per violino e orchestra“, “L’Ouverture 1812” e molte altre.
Musica raffinatissima e popolare al tempo stesso, romantica e nostalgica, lieta e melanconica e straordinariamente emozionante. Tchaikovsky è per sempre insieme a Mozart, Bach, Beethoven e Chopin tra gli immortali della musica Classica ma al di là del suo talento artistico o forse anche proprio per questo la sua vita fu, come vedremo, molto difficile.
L’altra protagonista di questa vicenda è Nadezda Filaretovna Von Meck, che chiameremo, come d’uso, madame Von Meck. Madame Von Meck era più grande di Tchaikovsky di 9 anni ( infatti ella era nata nel 1831 e Tchaikovsky nel 1840 ), non era bella ma era una donna colta, pianista di talento seppure amateur ed amante della musica ( aveva conosciuto anche Claude Debussy ) nonché una abilissima donna di affari.
Da ragazza era stata povera e a soli 16 anni si era sposata con un tedesco, Von Meck, che era anche lui povero nonostante fosse un barone. Ma come in una fiaba Von Meck occupandosi delle ferrovie era diventato immensamente ricco. Le prime linee ferroviarie erano state costruite in Inghilterra e pian piano tutti i paesi europei le avevano adottate, era quindi un ambito commerciale in cui essendo abili era possibile acquisire rapidamente una fortuna ed era quello che era accaduto a Von Meck.
Madame Von Meck e suo marito avevano avuto ben 18 figli di cui 16 raggiunsero l’età adulta.
Nel 1876 il barone Von Meck morì improvvisamente di infarto a soli 46 anni e sua moglie si dedicò, con grande abilità, agli affari di famiglia. Ma al tempo stesso si isolò, preferiva non vedere quasi nessuno e la musica restò il suo unico interesse. Assunse un violinista privato di nome Kotek. Era frequente nelle famiglie molto ricche assumere dei musicisti sia per suonare insieme a loro sia perché essi si esibissero nelle serate o nei pomeriggi musicali. Kotek, amico di Tchaikovsky, parlò a madame Von Meck della difficile vita del suo amico. Ella rimase evidentemente tanto colpita e commossa da scrivergli ( come vedremo ).
Tchaikovsky era nato in una piccola città della Russia, Votskink nel 1840, suo padre era un ingegnere minerario. Da bambino egli raccontava alla sua governante francese Fanny, a cui era molto affezionato, che non riusciva a dormire perché sentiva la musica nella testa. La vita del piccolo Tchaikovsky fu sconvolta dalla scomparsa della madre che avvenne a causa di un’epidemia di colera quando lui aveva solo 14 anni.
Sua madre era una pianista francese e fu lei a stimolare e favorire il talento del figlio insegnandogli a suonare il pianoforte. Da adulto Tchaikovsky scrisse a madame Von Meck che lui adorava la madre e le aveva anche dedicato un bellissimo valzer.
Bello di aspetto, timido, ipersensibile egli studiò al Conservatorio nonostante la famiglia volesse convincerlo ad intraprendere una professione più sicura economicamente, divenne anche un insegnante del Conservatorio e fin dalle prime composizioni si fece notare per il suo stile inconfondibile.
Incontrò non pochi ostacoli da parte dei musicisti sostenitori di una musica nazionale per il suo stile occidentale.
Tchaikovsky era omosessuale anche se nella Russia attuale e in quella sovietica si fa e si faceva di tutto per negarlo ed occultarlo, è una realtà storica che si conosce da molto tempo in occidente e che le lettere censurate rivelano in modo inequivocabile ( esse sono state pubblicate in inglese nel volume “The Tchaikovsky’s Papers. Unlocking the family archive” ).
Tchaikovsky è una gloria nazionale in Russia e in un paese ampiamente omofobo e con leggi anti-gay l’orientamento del musicista non è per nulla gradito. Ma anche nella Russia zarista del 1800 esisteva una legge contro gli omosessuali e Tchaikovsky non poteva manifestare apertamente il suo orientamento.
Da ragazzo si era innamorato di un coetaneo al collegio e il fratello di Tchaikovsky Modest scrisse che non vi fu amore più puro ed innocente.
A Parigi si era innamorato o infatuato di Desirée Artot, una soprano francese, aveva anche pensato di farle una proposta di matrimonio ma poi aveva rinunciato. Poi di un violinista e di un suo domestico.
Il 1876, quando aveva 36 anni, fu un anno decisivo per il musicista. Solitario e melanconico egli ricevette una lettera da parte di una donna, madame Von Meck, la quale commossa dal racconto del violinista Kotek e amante della musica, gli propose uno strano patto: diventare la sua mecenate ma non incontrarsi mai personalmente.
Tchaikovsky accettò. Era allora abbastanza frequente che i musicisti avessero un mecenate cioè una persona molto ricca, di solito dell’aristocrazia, che li finanziava in modo che avrebbero potuto comporre le loro opere senza preoccuparsi della situazione economica o senza dover svolgere un altro lavoro contemporaneamente.
Ma il rapporto con madame Von Meck divenne presto ben più che un rapporto tra un musicista e una mecenate ma un rapporto di completa intimità emotiva, di sostegno, di supporto, di comprensione reciproca. Ben presto dal lei passarono al tu. Il loro carteggio è composto da ben 28.000 lettere.
Tchaikovsky trovò una grande amica, una confidente e si rivolgeva a lei chiamandola la mia migliore amica o anche la mia amata amica. Da parte di Tchaikovsky non vi era alcun interesse sentimentale verso madame Von Meck ma un grande affetto fraterno e una grande stima.
Non conosciamo però i sentimenti di lei, né perché avesse deciso di finanziare Tchaikovsky, fu una cosa estremamente generosa ma allo stesso tempo un modo per legarlo a sè in modo indissolubile. Non sappiamo se madame Von Meck si fosse innamorata di Tchaikovsky ma è un’ipotesi possibile. Avrebbe potuto averlo visto prima di scrivergli ad un concerto, all’Opera, egli era bello e gentile. Sicuramente madame Von Meck non conosceva l’orientamento sentimentale del compositore e last but non least era vedova quando gli aveva scritto e quindi libera ed immensamente ricca ma se così fosse stato perché allora aveva preteso la strana clausola nel loro patto che non avrebbero dovuto incontrarsi mai ?
Perché era più adulta di 9 anni, non bella, madre di ben 16 figli? Perché voleva una amicizia solo epistolare ? Perché temeva un coinvolgimento emotivo troppo grande, un reale innamoramento ? Una volta gli scrisse “Più sono affascinata da te più temo una nostra conoscenza”.
È molto probabile che lei si sentisse sola come lui, è indubbiamente vero che fra di loro vi erano affinità elettive: entrambi amavano più di tutto la musica, entrambi erano persone colte, gentili, appassionate, generose, parlavano di letteratura, di viaggi e anche di filosofia.
Tchaikovsky descriveva minuziosamente a madame Von Meck i suoi stati d’animo, le sue ansie. Forse madame Von Meck aveva bisogno non solo di finanziare la musica di un grande musicista del suo paese ma aveva anche desiderio di avere una persona che le volesse veramente bene e aveva intuito dal racconto del violinista Kotek che questa persona avrebbe potuto essere Tchaikovsky?
Essi che si dichiaravano ‘misantropi’ si costruirono con il loro carteggio un loro mondo al riparo da quello reale brutale e deludente. Tchaikovsky le dedicò la sua Quarta Sinfonia con le parole ‘alla mia migliore amica’ e altri due brani musicali.
Nel 1877 Tchaikovsky ricevette un’altra lettera ma questa molto inquietante. Era la lettera di una sua ex allieva di nome Antonina Miljukova. Ella aveva incontrato Tchaikovsky quando aveva 16 anni e lui 25. Più tardi era diventata una sua allieva al Conservatorio e ora ne aveva 28. Si dice che Antonina fosse sempre stata innamorata di Tchaikovsky.
Gli scrisse una dichiarazione d’amore in cui aveva giurato, tra l’altro, che se non l’avesse sposata si sarebbe suicidata. Chiaramente Tchaikovsky sarebbe dovuto fuggire da Antonina ma si trovò in difficoltà, Antonina era stata solo una sua allieva ma si sentì in dovere morale di salvarla dal suicidio ed inoltre ella gli offriva una possibilità a cui lui stava pensando da tempo e cioè quella di sposarsi, di vivere apparentemente secondo le regole della società e di mettere così a tacere eventuali sospetti sul suo orientamento sentimentale.
Tchaikovsky era spaventato però dalla famiglia di Antonina, bizzarra e violenta, ma non gli importava che lei fosse relativamente povera. In pochissimo tempo si ritrovò sposato e così raccontò questa stranissima vicenda a madame Von Meck:
“Per amor di Dio mi perdoni se non le ho scritto prima. Ecco in breve il racconto di tutto quanto mi è accaduto in questi ultimi tempi. Alla fine di marzo, inaspettatamente, mi trovai fidanzato. Accadde così: un giorno mi arrivò una lettera da una ragazza che avevo conosciuto di sfuggita qualche tempo prima. Da quelle righe risultava che da un pezzo era innamorata di me. L’accento di quella lettera era così sincero che mi decisi a rispondere, cosa che fino allora, in casi simili, avevo sempre evitato di fare.
Sebbene la mia risposta non desse a quella persona alcuna speranza di esser ricambiata lo scambio di lettere non s’interruppe. Si andrebbe troppo per le lunghe se le dovessi raccontare per filo e per segno questa corrispondenza, basterà che le dica che alla fine cedetti alle sue preghiere e andai a trovarla.
Perché lo feci ? Ripensandoci adesso mi sembra che una forza misteriosa mi spingesse verso quella ragazza. Nel nostro incontro tornai a ripeterle che potevo ricambiare il suo amore soltanto con la gratitudine e la simpatia. Ma poi cominciai a riflettere sull’inconsulta leggerezza della mia condotta. Mi andavo chiedendo: «Dato che non l’amo, dato che non voglio far nascere in lei alcuna speranza perché sono andato a trovarla?».
Come sarebbe finito tutto questo? Dalla lettera successiva a quella visita compresi che mi ero spinto troppo lontano e che se avessi abbandonata quella giovane tutto ad un tratto l’avrei resa infelice e forse spinta a una tragica risoluzione. Mi vidi così posto dinnanzi a un grave, dilemma: o serbare la mia libertà a prezzo di una vita umana (non sono parole vuote, essa mi ama davvero sconfinatamente) oppure sposarmi. Era dunque soltanto questa la scelta possibile. Mi dava forza a decidermi per il matrimonio il pensiero di mio padre, che ha ormai ottant’anni, e di tutti i miei cari, sempre desiderosi che io mi sposassi.
Mi recai dunque una sera dalla mia futura sposa e le confessai apertamente che non l’amavo ma che intendevo esser per lei un grato, devoto amico. Le descrissi con assoluta franchezza il mio carattere, le dissi quanto fossi irritabile, poco socievole, le parlai infine della mia situazione economica. Solo allora le domandai se voleva diventare mia moglie. Com’era da prevedere rispose affermativamente.
Gli spaventosi tormenti che ho sofferto a partire da quella sera non si possono descrivere. È comprensibile: arrivare a trentasette anni con un’innata avversione per il matrimonio e trovarsi poi tutt’a un tratto nella condizione di fidanzato, per colpa delle circostanze e senza neppure amare lontanamente la propria sposa è terribile. La ragazza si chiama Antonina Ivanovna Miljukova, ha ventott’anni, è assai carina e il suo nome è immacolato. Per amore d’indipendenza vive da sola, sebbene abbia una madre che le vuol molto bene. È assolutamente sprovvista di beni di fortuna, ha una cultura appena mediocre, un carattere apparentemente adattabile e un gran buon cuore.
Le mie nozze avranno luogo nei prossimi giorni. Dio solo sa quello che avverrà “.
Il loro matrimonio durò solo tre mesi e fu una vera tragedia per Tchaikovsky. Antonina non era più una persona vaga, una allieva tra le tante del Conservatorio, ma era ora sua moglie ed oltretutto una persona instabile e ricattatrice come aveva dimostrato la sua dostoievskiana dichiarazione d’amore al musicista. A causa della convivenza con lei e delle sue probabili pretese sessuali Tchaikovsky arrivò alla disperazione tanto da uscire una notte e gettarsi in un fiume ghiacciato con l’intento di suicidarsi ma venne salvato in tempo.
Fuggì all’estero e per molto tempo non riuscì più a comporre musica ma trovò aiuto e sostegno reale in madame Von Meck che probabilmente non aveva accolto bene tra sé e sé la notizia del repentino matrimonio.
Antonina arrivò a scrivere lettere aggressive contro Tchaikovsky così come prima era stata molto lusinghiera e a dire “Perché non hai iniziato tu a parlare del tuo terribile vizio?” riferendosi ovviamente all’omosessualità che allora era vista generalmente come un terribile e segreto vizio. Molto probabilmente Tchaikovsky provò una forte angoscia all’idea che la moglie potesse rivelare il suo orientamento a chicchessia.
Madame Von Meck fece avere una somma di denaro alla moglie di Tchaikovsky ( enché separati restò sempre legalmente sua moglie). Nel 1897, quando il marito era deceduto da quattro anni, Antonina venne rinchiusa in un manicomio non si sa il perché, dove sarebbe morta vent’anni dopo. Nonostante gli eccessi verbali o scritti di Antonina non si può non provare compassione per lei.
Il rapporto umano tra Tchaikovsky e madame Von Meck fu certamente un amore ma un amore non catalogabile, non definibile, esso non fu interessato da parte di Tchaikovsky. Fu madame Von Meck a proporgli il vitalizio e ciò consentì al musicista di comporre agevolmente le sue opere e di lasciare il suo incarico di insegnante al Conservatorio. Inoltre egli aveva parecchi debiti.
Indubbiamente si fecero del bene reciprocamente ( eccetto nell’epilogo ) si scrissero parole gentili, affezionate, quasi romantiche per quanto fosse concesso allora ad un uomo e ad una donna che non si conoscevano e dell’alta borghesia, si raccontarono l’un l’altro. Tchaikovsky fu costretto a tacere alla sua mecenate la sua omosessualità perché era allora un argomento tabù.
Nel 1890 dopo 14 anni di questo amore fuori dagli schemi in cui entrambi avevano mantenuto il patto di non incontrarsi mai (sembra che si fossero visti solo casualmente da lontano un paio di volte ) madame Von Meck improvvisamente interruppe il loro raro e prezioso rapporto umano con una lettera: gli disse che non poteva più aiutarlo economicamente perché aveva difficoltà finanziarie e chiuse il rapporto scrivendo “Addio incomparabile amico. Non dimenticare chi ti ama di amore infinito“.
Non rispose più alle lettere di lui. A parte che sembra che non fosse vero che avesse avuto difficoltà finanziarie ma ammettendolo pure ciò non aveva relazione con l’amicizia con Tchaikovsky. Ella avrebbe potuto togliere il vitalizio ma rimanere amica di lui.
Tchaikovsky sperimentò una delle cose più spaventose che si possano sperimentare nella vita: una persona a cui si vuole molto bene, di cui si ha grande fiducia, con cui c’è una grande intimità emotiva reciproca, che improvvisamente interrompe ogni rapporto.
Quali furono le ragioni di questo comportamento è ancora oggi in discussione: ella non ha lasciato scritto nulla su questo. L’ipotesi più probabile e generalmente accettata è che lei avesse scoperto l’omosessualità di Tchaikovsky attraverso i pettegolezzi di un musicista che aveva frequentato casa Von Meck.
Forse l’immagine idealizzata di Tchaikovsky scapolo eterosessuale si infranse, forse madame Von Meck si sentì emotivamente tradita dal suo migliore amico perché egli non le aveva rivelato in tanti anni di corrispondenza il suo orientamento, forse era come molti altri allora che vedevano l’omosessualità come un terribile vizio. Teniamo presente inoltre che di omosessualità non si parlava al tempo e quindi se ne sapeva molto poco e per dipiù in Russia era considerata un reato.
Madame Von Meck volle rompere tout court con Tchaikovsky senza che lui avesse fatto nulla e lo fece in un modo tipicamente femminile ( forse un uomo sarebbe semplicemente scomparso ): drastico, immediato e senza appello ma menzionando ambiguamente il suo “amore infinito” per lui. Per Tchaikovsky fu un colpo durissimo, crudele ed inatteso.
Nel 1893 Tchaikovsky compose la sua ultima, bellissima Sesta sinfonia e disse chiaramente a suo fratello Modest che quella sinfonia raccontava la storia della sua vita, egli la chiamò Symphonie pathétique. L’ Adagio della sinfonia è uno dei brani musicali più belli e struggenti mai composti: esprime una tristezza senza pari e allo stesso tempo una sobria accettazione, la musica riesce ad esprimere perfettamente l’emotività del suo compositore. È altamente probabile che tra gli stati d’animo che Tchaikovsky volle esprimere in quel movimento dell’Adagio della sua ultima sinfonia ci fossero anche il profondo disinganno e la profonda delusione che doveva aver provato verso madame Von Meck.
La Sinfonia era dedicata a Vladimir, suo nipote, chiamato Bob, ultimo amore platonico e non espresso del musicista.
Nel 1893 esplose in Russia una epidemia di colera. A fine ottobre la prima esecuzione della sua Sesta sinfonia fu un terribile insuccesso, il pubblico snob e sofisticato fischiò la sua opera. Si dice che Tchaikovsky, sconvolto dall’insuccesso, pretese in un ristorante un bicchiere d’acqua non bollita (tutta l’acqua doveva essere bollita a causa del colera per disinfettarla ) e così facendo egli abbia voluto commettere un suicidio.
Anche sua madre era deceduta a causa del colera e qualcuno ha voluto vedere nel suo (presunto) suicidio quasi un destino. Negli anni ’30 del Novecento iniziò a circolare nell’Europa dell’est una storia secondo cui invece Tchaikovsky sarebbe stato costretto al suicidio niente di meno che da ufficiali vicini alla famiglia dello Zar per mettere a tacere uno scandalo omosessuale. Non si sa effettivamente se questa storia sia una realtà storica oppure una leggenda.
La terza ipotesi che è stata fatta sulla morte di Tchaikovsky è che egli, troppo turbato dal suo insuccesso musicale, abbia chiesto dell’acqua non bollita perché aveva sete e non abbia fatto caso al pericolo che avrebbe potuto correre quindi si sarebbe trattato di una cosa avventata ma non voluta.
Egli si ammalò di colera e morì nove giorni dopo. Aveva 53 anni. Madame Von Meck, ammalata di tubercolosi, rimase tanto sconvolta dalla morte di lui che morì solo due mesi dopo.