Il mio nome è Michael. La mia transizione verso le beatitudini
Riflessioni bibliche* di Michael Sennett** pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 13 febbraio 2022, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Normalmente, quando penso alle Beatitudini, le penso come parte del Discorso della Montagna di Matteo 5:1-12. Riflettendo sul Vangelo di Luca, che pure racconta delle Beatitudini, sono rimasto colpito dal netto contrasto con il racconto di Matteo.
Nella lettura del Discorso della Pianura, Gesù predica benedizioni, ma annuncia anche disgrazie. Invece che proclamarle dall’alto di un monte, parla ai propri discepoli e alla folla assiepata intorno a loro su una superficie piana, al livello del suolo. Dio è tra la sua gente!
Meditando sul sermone di Gesù, immagino la quiete invadere la folla. La schiettezza con cui Gesù parla è irritante. Beati i poveri? Sicuramente Gesù si sbaglia. I ricchi, soddisfatti, felici ed ammirati sono i beati, no? La loro ricompensa terrena non è un segno di favore agli occhi di Dio? Ma le Beatitudini che Gesù proclama sono radicalmente contrarie allo status quo. Dio non è impressionato dalla ricchezza e dalla fortuna, ma dalla fede, dalla compassione, dalla gentilezza e dall’amore.
Da piccolo mi dicevano di “ringraziare il Cielo”, di solito dopo aver incontrato un senzatetto, una persona disabile, o che in qualche modo era in difficoltà. Sono arrivato alla conclusione che questo non è un concetto spiritualmente sano. Non fraintendetemi, dovremmo assolutamente ringraziare Dio ed esprimergli la nostra riconoscenza; il problema è farlo a spese dei più vulnerabili, e degli emarginati.
Ringraziare il Cielo spesso è un modo di sottolineare cosa abbiamo noi, e gli altri no, ma come insegna Gesù, le persone emarginate sono beate. Mettono in discussione il nostro confortevole adattamento all’ingiustizia e ci invitano ad accettare la grazia di camminare gomito a gomito con i poveri, gli affamati, gli scoraggiati e i detestati.
L’ultima benedizione che Gesù pronuncia nella lettura di oggi riguarda coloro che invocano il nome di Dio per giustificare la propria malvagità: “Beati voi quando vi odieranno, vi escluderanno e vi insulteranno e diranno ogni sorta di male contro di voi per causa del Figlio dell’Uomo”. Come cattolico trans, mi riconosco molto in questa Beatitudine, perché in molte occasioni l’autenticità della mia fede è stata messa in discussione, e il mio percorso di transizione è stato deriso e condannato.
Prima dei miei anni universitari ho lottato per trovare un senso di appartenenza all’interno della Chiesa Cattolica. Avevo una relazione quasi inesistente con Dio, ero affamato di comunità, ho pianto quella che consideravo la perdita della mia spiritualità e ho affrontato l’esclusione. Incontrando i mali del mondo, e soprattutto quelli della Chiesa, ho creduto che Dio non avesse spazio per me.
Il punto di svolta è arrivato durante il mio primo anno all’università, quando finalmente ho cambiato legalmente il nome. Per festeggiare, i miei amici hanno organizzato una festa a sorpresa, e tutti hanno indossato una targhetta che diceva “Il suo nome è Michael”.
Tutta la compassione, la gentilezza e l’amore che mi avevano dato si sono distillati in quell’unico momento. Quella sera, in ognun* di loro ho sentito la presenza di Dio. Per la prima volta nella mia vita ho capito che la mia esistenza e la mia esperienza erano benedette, nonostante il dolore che avevo affrontato, e che avrei potuto affrontare in futuro.
Gesù, che proclama le Beatitudini sia come benedizioni che come disgrazie, non vuole scoraggiare, bensì incoraggiare. Nominando i poveri, gli affamati, le persone tristi e chi è vittima dell’odio, mette in luce il modo di ri-orientare le nostre vite.
Forse abbiamo bisogno di aprire occhi e orecchie al pianto del povero e della terra, o piangere con i nostri fratelli e sorelle vittime di razzismo, misoginia, xenofobia, omofobia o transfobia, per nominare solo alcuni ostacoli.
Abbiamo fame di giustizia e comunità? Scegliamo di amare come Gesù, anche se significa essere impopolari? Se riconosciamo le nostre difficoltà, preghiamo per avere la grazia di accompagnare e servire le comunità vulnerabili. Mostriamo la presenza di Dio in mezzo al suo popolo.
* Riflessioni nate dalle letture liturgiche per domenica 13 febbraio 2022, sesta domenica del Tempo Ordinario.
Prima lettura: Geremia 17:5-8
Salmo responsoriale: Salmo 1:1-2, 3, 4 , 6
Seconda lettura: 1 Corinzi 15:12, 16-20
Vangelo: Luca 6:17, 20-26
** Michael Sennett è direttore della comunicazione della parrocchia di sant’Ignazio di Loyola a Chestnut Hill, nel Massachusetts. Michael è un uomo trans, si è laureato nel 2018 alla Saint Xavier University e ama ascoltare testimonianze di spiritualità queer. Cerca sempre opportunità per servire ed evangelizzare le persone trans, e in futuro spera di laurearsi in teologia.
Testo originale: “His Name Is Michael”