La natività e i suoi miti ispirati dalla Bibbia
Articolo di Anna Lombardi tratto dal Venerdì di Repubblica del 21 dicembre 2007, p.20
Betlemme è celebrata come luogo della nascita di Cristo. Ma cosa c’è di storico nella tradizione? Lo spiega il professor Remo Cacitti, docente di storia del cristianesimo antico alla Statale di Milano e autore del saggio “Dal Gesù storico al cristianesimo imperiale” (ed. Gaspari, pp.172, euro 12).
«Gli unici documenti a nostra disposizione sono i Vangeli. La menzione di Betlemme nel Nuovo Testamento è fatta da due evangelisti, Matteo e Luca, che intendevano stabilire la messianicità di Gesù fin dalla nascita.
Nei racconti precedenti si parlava di un Gesù già adulto. Tanto che si poteva pensare che Gesù fosse stato “adottato” da Dio da grande, Per divinizzarlo fin dall’inizio, Matteo e Luca ricorrono dunque all’Antico Testamento.
Fin dalla prima generazione di cristiani, d’altronde, si riteneva che l’intera vita di Cristo fosse prefigurata in quei testi. Betlemme luogo di nascita di Gesù è desunto dalle parole del profeta Michea (5,1): “E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele”. Così si deduce da Michea che Gesù è nato a Betlemme. Ma questo è improbabile».
Dunque dove nacque Gesù? «Il luogo di residenza di Maria e Giuseppe è Nazaret. I principali fatti della vita di Gesù si svolgono in quell’area.È presumibile che il Gesù storico sia nato lì. Ma la città non godeva di buona fama.
Basti pensare che in Giovanni 1,46 si dice “Cosa può venire di buono da Nazaret?”. Luca vede la difficoltà, così costruisce la storia del censimento, stabilendo la discendenza di Gesù dalla stirpe di Davide. Ma non ci fu alcun censimento in quel periodo”.
Betlemme aveva all’epoca una particolare funzione? «No. Nessuna città della zona ce l’aveva, erano province romane su cui si esercitava un particolare controllo a causa dei movimenti insurrezionali».
I particolari della tradizione, la grotta, la mangiatoia, il bue e l’asinello, da dove nascono? «Sono un mito. Appaiono nel vangelo di Luca: la coppia che non viene accolta è un simbolo di chi è respinto dal potere. Sono profughi, e infatti ad accoglierli sono solo i pastori.
Che rappresentavano la parte meno nobile della società, come d’altronde i pescatori. È la risposta a chi aspettava il Messia dalla porta principale, dalle istituzioni. E invece entra dalla porta di servizio».
Non ci dica che non è vera neanche la storia della cometa… «Sulla stella si sono prosciugati calamai per stabilire se fosse legata a un vero fenomeno astronomico. Ma è solo emblema del Messia».
Se Gesù è accolto dagli umili, perché è onorato anche dai re Magi? «Sono re orientali, indicano il riconoscimento universale che le genti di Israele non condividono. E sono simbolici anche i doni: l’oro indica la regalità, l’incenso il sacerdozio e la mirra il sacrificio».
Com’è nato il culto dei luoghi santi? Con Elena, madre di Costantino, che crede di riconoscere il Santo Sepolcro. Per il cristianesimo delle origini era una questione trascurabile. E anche oggi, nato lì o altrove, per chi ha fede non conta».