Come possiamo fare perché la Chiesa Cattolica accolga le persone LGBT+?
Riflessioni bibliche* di Francis DeBernardo** pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 27 febbraio 2022, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Come possiamo fare perché la Chiesa Cattolica accetti le persone LGBTQ come suoi membri a tutti gli effetti?
Spesso negli anni mi è stata fatta questa domanda, e ho sentito molte risposte diverse, dalle discussioni teologiche, ai boicottaggi, alle proteste, alle veglie di preghiera, al fare rete con altre organizzazioni di riforma della Chiesa, a… La lista può continuare a lungo.
Non fraintendetemi: penso che, a seconda della situazione, strategie come queste possano essere utili, ma Gesù, nel Vangelo di oggi, ci offre una strategia diversa. La lezione che ci dà oggi è “Non cercate di cambiare le altre persone. Cercate di cambiare voi stessi. Ce n’è più che abbastanza”.
Il comandamento di Gesù è difficile. Non è forse più semplice indicare gli sbagli e le mancanze delle altre persone, piuttosto che guardare alle proprie? Ma Gesù insegna che, se non proviamo a correggere il nostro punto di vista, non siamo assolutamente in grado di guidare le altre persone:
“Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?”
“Perché noti la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non vedi la trave che è nel tuo?”
Questi insegnamenti di Gesù sono tra i più ardui del Vangelo, specialmente perché vengono dopo il passo di domenica scorsa: amare i nostri nemici e porgere l’altra guancia. Sono ardui perché chiamano per nome le debolezze che tutti noi condividiamo, e che vanno ricordate continuamente. Oh, è molto più semplice (e, oserei dire, divertente!) puntare il dito contro le pagliuzze delle altre persone, che essere consapevoli dei nostri errori, magari molto più grandi dei loro.
Ma certamente ci sono cose pratiche che dobbiamo fare, come quelle menzionate sopra: teologia, boicottaggi, proteste, preghiere ecc… Non possiamo astenercene. Penso che la lezione di Gesù che si può trarre dalle letture di oggi è che, per chi è coinvolto nella lotta per la giustizia sociale a favore dei cattolici LGBTQ, l’atteggiamento che abbiamo nei confronti dei nostri oppositori è importante tanto quanto, e forse di più, degli sforzi che facciamo.
Recentemente un amico mi ha mandato il paragrafo conclusivo del sermone tenuto da Martin Luther King nel Natale 1957, intitolato “Amare i propri nemici”, predicato nella chiesa battista di Dexter Avenue a Montgomery, in Alabama. King aveva scritto il sermone mentre era in prigione per aver disobbedito civilmente durante il boicottaggio degli autobus della città:
“Ai nostri più strenui oppositori diciamo: ‘Bilanceremo la vostra capacità di infliggere sofferenza con la nostra capacità di sopportare la sofferenza. Combatteremo la vostra forza fisica con la forza della nostra anima. Fateci ciò che volete, e noi continueremo ad amarvi. Non possiamo, in coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché non collaborare con il male è un obbligo morale, tanto quanto collaborare con il bene.
“Mandateci in prigione, e noi vi ameremo lo stesso. Bombardate le nostre case e intimidite i nostri figli, e noi vi ameremo lo stesso. A mezzanotte mandate pure nei nostri quartieri i vostri uomini violenti e incappucciati, picchiateci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo lo stesso. Ma state certi che vi logoreremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno otterremo la vittoria, ma non solo per noi stessi. Ci appelleremo così tanto al vostro cuore e alla vostra coscienza, che vi conquisteremo, e la nostra sarà una doppia vittoria’”.
È un obiettivo nobile, e anche potente e necessario, se la giustizia che cerchiamo è radicata nell’amore di Dio per ogni persona. Come farlo? Ho alcuni consigli, suggeritomi dal regalo di un altro amico.
Recentemente ho ricevuto una raccolta di riflessioni di Etty Hillesum, un’ebrea olandese morta ad Auschwitz. Ho trovato i suoi pensieri molto profondi, soprattutto perché venivano da qualcuno vissuto tra orrori e violenze indicibili, e la cui vita era minacciata ogni giorno. Nonostante il caos e il terrore vissuti durante l’occupazione nazista dei Paesi Bassi, Etty trovò in se stessa la forza di scrivere ciò che segue:
“Non vedo davvero altra soluzione che guardarci dentro e sradicare tutto il marciume che c’è. Non credo più che possiamo cambiare il mondo prima di aver cambiato noi stessi. E questa mi sembra l’unica lezione che ho imparato da questa guerra: che dobbiamo guardare dentro di noi e da nessun’altra parte”.
Per me, questi due passaggi esprimono la sostanza del Vangelo di oggi e di quello della settimana scorsa. Ecco come persuaderemo la Chiesa Cattolica dell’uguaglianza e della dignità delle persone LGBTQ: amando i nostri nemici, e lavorare su noi stessi per cambiarci, non per cambiare loro.
* Letture liturgiche la settima domenica del Tempo Ordinario (27 febbraio 2022): Siracide 27:4-7; Salmo 92 (93):2-3, 13-14, 15-16; 1 Corinzi 15:54-58; Luca 6:39-45.
** Francis DeBernardo lavora per New Ways Ministry dal 1992, prima come volontario poi, a partire dal 1994, come membro dello staff; dal 1996 è direttore esecutivo. Propone iniziative riguardanti cattolicesimo e tematiche LGBT nelle parrocchie, nelle diocesi, centri conferenze, università e comunità religiose in tutti gli Stati Uniti. È autore del libro Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (Il matrimonio omosessuale. Un punto di vista positivamente cattolico). È redattore e autore di Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie e opinioni sulle tematiche LGBT nella Chiesa Cattolica. Suoi articoli sono apparsi nelle riviste The National Catholic Reporter, Commonweal, The Advocate e The American Catholic. È stato l’oratore di punta alla conferenza su religione e tematiche LGBT tenutasi al primo World Pride di Roma nel 2000; è intervenuto anche alla conferenze interfede in occasione del World Pride di Londra nel 2012.
Testo originale: How to Get the Catholic Church to Fully Accept LGBTQ People