A Firenze la forza della testimonianza. Quando la chiesa cattolica accoglie le persone LGBT
Riflessioni di Filippo Maria Troiani de La tenda di Gionata e del gruppo Kairos di Firenze
Un gruppo di ragazze e ragazzi del dopo cresima di una parrocchia di Perugia accompagnati da un frate francescano e da due educatori si sono ritrovati sabato mattina in una sala della parrocchia di Santa Maria al Pignone a Firenze. Difronte a loro una suora domenicana, Fabrizia, una coppia unita civilmente, Filippo e Tommaso, due genitori con figlia LGBT, Maria e Paolo, ed il parroco don Giovanni.
Alcuni mesi fa i responsabili del gruppo avevano contattato la Tenda di Gionata per far conoscere la realtà dei credenti LGBT ai loro ragazzi, che chiedevano di toccare con mano una chiesa cattolica più inclusiva.
Dopo qualche convenevole per rompere il ghiaccio suor Fabrizia si presenta e racconta il suo percorso di avvicinamento alla realtà fiorentina dei credenti omosessuali di Kairos e quello della sua comunità.
Il vissuto delle donne e degli uomini che negli anni sono entrati nella cura pastorale che lei e le sue consorelle hanno prestato al gruppo, la sua crescente consapevolezza sul senso della piena accoglienza delle persone LGBT, la totale comunione in Cristo che ormai dopo diversi anni la lega a molte di queste persone.
Man mano che le sue parole riempivano la stanza l’attenzione e a tratti la commozione aumentavano. Probabilmente i ragazzi non si aspettavano di trovarsi difronte ad una realtà simile. Poi è toccato a me e Tommaso condividere il nostro vissuto, i sentimenti, le difficoltà di una coppia che ha voluto con l’unione civile dare solide radici al proprio progetto di vita.
Le mascherine indossate dai ragazzi nascondevano le espressioni del viso, ma l’intensità dei loro sguardi, quelli li ho visti benissimo. Terminato il primo giro di testimonianze gli interventi e le domande dei ragazzi.
Poi le parole lucide e appassionate di Maria e Paolo che hanno ammutolito i presenti e arrossato non pochi occhi. Una madre e un padre che confessano il loro smarrimento difronte all’omosessualità della figlia, la sofferenza e la ricerca di una risposta trovata attraverso la forza della preghiera.
Ho partecipato a molti incontri ma poche volte mi è capitato di percepire una autentica condivisione come quella di sabato mattina.
Alla fine una delle ragazze mi si è avvicinata e mi ha chiesto; ti posso abbracciare? Non pesavo fosse così scomodo piangere con la mascherina.