«Noi genitori gay e lesbiche per niente diversi da tutti gli altri»
Articolo di Carlo Lania tratto da Il manifesto e pubblicato il 13 gennaio 2013 su esserecomunisti.it
Per fortuna che c’è la vita di tutti i giorni. Quella dove le scomuniche della chiesa o le offese di certi politici scorrono via senza lasciare traccia, o quasi. Quella dove, quando un bambino entra in classe, quasi nessuno si stupisce più se invece di mamma e papà ad accompagnarlo ci sono due mamme, o due papà.
La vita vera insomma, dove non mancano i momenti difficili, certo, dove l’ignoranza può diventare offesa, ma dove ormai nella maggior parte dei casi la sentenza con cui venerdì la Cassazione ha sancito che solo un pregiudizio può far ritenere che un bambino cresca male se ha due genitori dello stesso sesso è, per l’appunto, confermata dalla vita di tutti i giorni.
Storie felici, meglio, normali, dove per una volta normale non vuol dire per forza banale. Di storie così all’associazione Famiglie Arcobaleno (www.famigliearcobaleno.org) te ne raccontano quante ne vuoi, visto che da sette anni riunisce quelle che vengono comunemente definite famiglie omogenitoriali, ovvero famiglie di coppie gay e lesbiche con bambini. Bambini nati da precedenti rapporti eterosessuali, oppure all’estero grazie alla fecondazione assistita o alla gestazione attraverso altre persone. Bimbi, comunque, in tutto e per tutto uguali agli altri. Proprio come afferma la Cassazione.
«E ci mancherebbe» dice Tommaso Giartosio, uno dei probiviri delle famiglie arcobaleno. «La cosa che allarma di più quando ci sono sentenze come questa sono le reazioni degli esperti, tutte negative o riduttive. Nessuno cita mai studi eseguiti sulle famiglie omogenitoriali i cui risultati sono per la maggior parte dei casi a nostro favore».
Tommaso e il suo compagno Gianfranco Goretti, anche lui impegnato nell’associazione, si sono sposati in California nel 2008 e hanno due bambini: Lia, di 6 anni, e Andrea di 4 avuti sempre in California grazie alla gestazione per altri. Tommaso, Gianfranco, Lia e Andrea sono a tutti gli effetti una famiglia, solo con due padri: «Quando Andrea è andato al nido e ha detto di avere due papà, gli altri bambini gli hanno detto: ‘che fortuna, noi non ne abbiamo neanche uno’. Erano figli di coppie separate e molti di loro vivevano con la sola mamma».
Nel 2010 due sociologi americani, Judith Stacey e Timothy J. Biblarz, hanno analizzato i risultati di 82 ricerche condotte perlopiù da psicologi su bambini cresciuti con un genitore single, con genitori eterosessuali o con due genitori omosessuali. «Il risultato fu estremamente interessante» spiega Federico Ferrari, uno degli psicologi che segue le famiglie arcobaleno. «Ovviamente quello che fa la differenza in positivo tra i bambini è la presenza di due genitori piuttosto che uno single, più che un sesso o l’altro. L’omosessualità non ha un peso reale nella crescita del bambino».
L’idea dell’associazione, presieduta da Giuseppina Ladelfa, è nata nel 2005 dalla Lista lesbica italiana, una mailing list in cui a un certo punto si è cominciato a discutere di omogenitorialità. «Uno dei punti più dibattuti – racconta Tommaso – era se aprire o no l’associazione agli uomini». Oggi Famiglie Arcobaleno conta 600 coppie con 200 bambini, 2/3 delle quali composte da lesbiche e 1/3 da gay. «Siamo la punta di un iceberg, perché in Italia gli omosessuali con figli sono molti di più», prosegue Tommaso.
L’associazione è divisa in gruppi macroregionali, organizza incontri mensili, due assemblee nazionali all’anno e numerose attività pubbliche. Dal punto di vista geografico la maggioranza delle coppie si trova a Nord, con roccaforti a Milano, Torino, Bologna e Roma. Ma qualcosa si muove anche a sud. «Di recente è nato il gruppo siciliano, e sta crescendo quello pugliese», ricorda sempre Tommaso.
Coppie gay e lesbiche ma anche – seppure si tratti di un caso rarissimo – famiglie tetragenitoriali. Che tradotto vuol dire una coppia gay e una lesbica che decidono di avere un figlio con la fecondazione assistita. Ma si tratta, per l’appunto, di casi rari.
Ma come si definiscono i ruoli con due mamme e due papà? «Dipende da famiglia a famiglia – prosegue Tommaso – ma non sono più necessariamente allineati al sesso biologico delle persone». Due gay uguale due papa, due lesbiche uguale due mamme. «E poi i ruoli possono anche essere scambiati durante la giornata».
L’impatto con le situazioni di tutti i giorni può riservare delle sorprese.
Ad esempio a scuola. «Ci aspettavamo di incontrare resistenze da parte degli educatori, maestri e pediatri. Poi abbiamo scoperto che gli insegnanti sono in trincea e devono affrontare realtà sociali e familiari a puzzle, con molte situazioni diverse e difficili e alla fine valutano le persone, la serenità dei bambini».
La cosa che preoccupa più di tutte le famiglie arcobaleno è la mancanza di tutele per i loro figli. Lo spettro principale è la morte – dice Tommaso – oppure le separazioni perché per la legge nella coppia omosessuale risulta un solo genitore. Come associazione consigliamo di fare un testamento in cui si affida il figlio al coniuge, ma l’ultima parola spetta sempre al giudice.
In caso di separazione, invece, il genitore che non è legale non ha alcuna possibilità di potersi vedere affidato il bambino». Ed è questo, più che altro, il futuro che fa paura.