Gli ermafroditi, una sfida all’ordine del corpo nel Medioevo occidentale
Articolo di Sandra Alvarez pubblicato sul sito Medievalists.net (Canada), liberamente tradotto da Flavia Piepoli
In un affascinante articolo intitolato Hermaphroditism in the Western Middle Ages: Physicians, Lawyers and the Intersexed Person (Ermafroditismo nel Medioevo occidentale: medici, avvocati e l’individuo intersessuale), la storica Irina Metzler ha esaminato le opinioni del presente e del Medioevo sugli intersessuali.
Cosa diceva la legge?
La preoccupazione numero uno di ecclesiastici, giuristi e gente comune era il rischio di devianza sociale. “Invece di una fisiologia aberrante, ciò che più spaventava i cronisti medievali era la possibilità di una sessualità aberrante, in questo caso un comportamento omosessuale.”
A differenza dei tempi attuali, in cui un’operazione è decisa dai genitori e dai professionisti della salute al momento della nascita, nel Medioevo l’individuo intersessuale poteva scegliere il sesso che più gli conveniva. Tuttavia, se avesse deviato dalla sua scelta, rischiava l’accusa di relazioni omosessuali e poteva andare contro la legge. Malgrado la sua decisione, secondo la studiosa Miri Rubin nell’articolo The Person in the Form: Medieval Challenges to Bodily Order (L’individuo nella figura: sfide all’ordine del corpo nel Medioevo), la scelta era “imposta da un orientamento eterosessuale”.
Se si sceglieva di essere uomo bisognava accoppiarsi con una donna e viceversa per evitare accuse di devianza sessuale. Tuttavia, il sesso poteva essere anche assegnato alla nascita. Secondo Michel Foucault, spesso il padrino assegnava il sesso all’infante al momento del battesimo. Una volta che il bambino aveva raggiunto la maggiore età ed era pronto per il matrimonio, aveva la possibilità di decidere se rimanere con il sesso assegnatogli alla nascita. A quel punto poteva cambiare ma poi doveva rimanere nella scelta finale per scongiurare ogni timore riguardo alla devianza. Ciononostante, se l’individuo intersessuale non avesse potuto assolvere al debito coniugale, al coniuge era consentito di sciogliere il vincolo matrimoniale.
Le punizioni per devianza potevano essere molto severe. Nel 1281, una donna ermafrodita alsaziana venne resa cieca perché aveva provato a costringere un’altra donna ad avere rapporti sessuali. Ancora una volta, l’atto ripugnante era l’idea che una donna stesse agendo come un uomo, non l’aggressione in sé.
Cosa diceva la Chiesa?
I timori degli ecclesiastici si concentravano sull’impossibilità degli ermafroditi di consumare il matrimonio. Nel diritto canonico era importante per una coppia sposata concepire e consumare la loro unione. La preoccupazione di devianza sessuale e il divieto contro il comportamento omosessuale da parte dei legislatori riecheggiavano tra i canonisti. Il teologo Pietro Cantore (m. 1197) scrisse sugli ermafroditi:
“Non ci saranno rapporti di uomini con uomini o donne con donne, ma solo di uomini con donne e viceversa. Per questa ragione la Chiesa consente a un ermafrodita – cioè qualcuno con organi di entrambi i sessi, capace di funzioni sia attive che passive – di usare l’organo col quale lui (o lei) è per lo più eccitato oppure quello al quale lui (o lei) è più suscettibile… Se, tuttavia, lui (o lei) dovesse fallire con un organo, l’uso dell’altro non può mai essere concesso, ma lui (o lei) dovrà rimanere celibe a vita per evitare qualunque assimilazione al ruolo di inversione di sodomia, odiato da Dio.”
Agli occhi della Chiesa come agli occhi della legge, un sesso doveva sempre prevalere. Di nuovo, il punto cardine non era tanto il piano fisico quanto i problemi sociali che gli individui intersessuali ponevano al pubblico decoro e la difesa delle “norme” medievali.
Intersessualità: l’opinione medievale
Rubin ha anche riportato che gli ermafroditi venivano spesso citati nei bestiari medievali, “Detta leggenda è stata trasmessa in bestiari medievali e in testi basati sulla leggenda di Isidoro, come il De Monstris del dodicesimo secolo, in cui sono descritti gli androgini: ‘È stato letto e scritto di un miserabile prodigio di un genere comune o misto. Si riproduce, come padre e come madre, generando un’unica creatura che ha componenti sia maschili che femminili allo stesso modo’ ”.
Gli individui intersessuali erano visti come mostruosi e, tra la gente comune, generalmente evitati. Ogni devianza da Dio era considerata una mostruosità. In City of God (La città di Dio), sant’Agostino (354-430) include gli ermafroditi nella lista delle mostruosità. Il poeta francese medievale Eustache Deschamps (1340-1406) è andato oltre e ha scritto un’opera accusatoria intitolata Contre les Hermaphrodites (Contro gli ermafroditi):
“Un mento soffice, figlio ermafrodita
Effeminato, un difetto di natura,
Debole di cuore, sprovvisto di ogni virtù,
Ma pieno di vizi, che tende verso nient’altro se non l’oscenità…
Una donna in un uomo, che dovrebbe essere barbuto,
Uomo senza peli, è un insulto per chiunque.
Incontrarli non è altro che disgrazia,
E il loro sguardo non può fare piacere a nessuno.
Fanno uso sessuale di entrambi i generi,
Li ho conosciuti ai miei tempi
Inaffidabili, sleali, malefici”
Spiegazione medica medievale: quali erano le cause dell’ermafroditismo?
C’erano diverse curiose teorie medievali all’origine di questa condizione. Una credenza popolare era l’utero a sette cellule. Si credeva che l’utero avesse due cavità composte da tre compartimenti su ogni lato. Un lato ospitava tre sezioni più calde, che erano maschili, mentre l’altro lato conteneva tre sezioni più fredde, femminili. Al centro vi era una cavità rimanente, né maschio né femmina, e in questa settima cellula si creava l’ermafrodita.
Un’altra spiegazione dei praticanti medici medievali era che l’origine dello sperma – il testicolo destro o quello sinistro – determinava il sesso del bambino. Se lo sperma del testicolo sinistro fosse andato nella parte destra dell’utero, ne sarebbe risultata una “prevalentemente” donna. Se lo sperma del testicolo destro fosse finito nella parte sinistra dell’utero, avrebbe prodotto un uomo effeminato.
Gli individui intersessuali erano visti come una minaccia all’ordine sociale e i loro corpi dovevano essere controllati. Perfino le spiegazioni mediche “razionali” non rendevano l’intersessualità accettabile come terzo sesso nell’ordine del mondo medievale. Gli ecclesiastici, i giuristi e il popolo del Medioevo si aspettavano che l’individuo intersessuale si inserisse nella “scatola” appropriata per continuare a funzionare nella società.
Testo originale: Intersex in the Middle Ages