“Anche il nostro è amore”. Dal primo ritiro per coppie gay e lesbiche cristiane
Articolo di Caterina Giusberti pubblicato sul quotidiano Repubblica di 8 aprile 2022, pag.27
L’incontro si intitolava “La gioia dell’amore” e la brochure era con tanti omini Lego colorati a passeggio su un tappeto arcobaleno. Lo scorso weekend, dalle suore Orsoline di Cesenatico, si è tenuto il primo ritiro nazionale per coppie cristiane gay e lesbiche. E per la Chiesa italiana è una piccola rivoluzione.
Due giorni di preghiera, amore e omosessualità. C’erano don Maurizio Mattarelli, che sotto le Due Torri segue il gruppo “Coppia e incolla”. E don Gabriele Davalli, parroco e responsabile dell’ufficio pastorale della famiglia della diocesi. Oltre a ventitré coppie arrivate da tutta Italia. Chi stava insieme da vent’anni, chi da uno. Chi dalla Chiesa era stato sbattuto fuori. Chi nella vita di prima era una suora. Tra loro si chiamano consorti, perché a differenza di marito e moglie è una parola senza genere.
Annachiara ha 42 anni ed è fidanzata con la compagna da tre anni e mezzo. «Personalmente — racconta — ho dovuto fare un percorso per capire qual era il vero volto di Dio. Se era un Dio che faceva figli sani e figli malati. E perché consentiva ad alcuni di vivere l’amore e ad altri no. Oppure se c’era da interrogarsi su un amore più grande. Per anni ho tagliato pezzi, ho cercato di guarire, mi sono state proposte terapie riparative. Poi, quando mi sono trovata di fronte al desiderio di morte, mi sono detta che forse il Dio della vita non voleva questo da me. Ma nei testi ufficiali si dice che io, in quanto lesbica, sono “disordinata”».
Pietro, 39 anni, invece ha un percorso più sereno. Si unirà civilmente al suo compagno a giugno. «Sono cresciuto in una parrocchia che ancora frequento — dice — ho avuto un’esperienza fortunata. Ma non è scontato trovare il prete che ti ascolta, che mette l’incontro e la persona davanti al pregiudizio».
Non è la prima volta che la Chiesa incontra fedeli Lgbt. Ma una cosa è accogliere i singoli, un’altra fare insieme un percorso, simile ai corsi prematrimoniali. «Le persone sono arrivate da Trieste, Gallarate, Genova, Pescara — spiega don Maurizio — Il sabato abbiamo fatto attività sulla vita di coppia. La domenica la messa. Si è parlato anche dell’accompagnamento nella Chiesa, è ovvio. Del resto il dibattito è aperto: il cardinale tedesco Reinhard Marx ha chiesto di cambiare il catechismo». Lo ha fatto in un’intervista sul settimanale Stern, in cui afferma che «l’omosessualità non è peccato».
A Cesenatico però, assicura don Davalli, non si è parlato di dottrina. «Abbiamo cercato di guardarci negli occhi — dice — Da queste persone emerge il desiderio di essere parte della comunità cristiana, dando valore e dignità alla loro relazione», spiega Davalli, precisando che l’incontro non era promosso dalla diocesi. Anche se ovviamente il cardinale di Bologna Matteo Zuppi ne era informato.
«È la prima volta — spiega Innocenzo Pontillo, presidente dell’associazione La tenda di Gionata — che coppie credenti Lgbt fanno un percorso di accoglienza in una struttura religiosa. Fino a due anni fa, della coppia omosessuale nella Chiesa non si parlava. Per il catechismo, l’omosessualità è un’inclinazione disordinata».
Al fianco dei parroci bolognesi c’erano Corrado Contini e sua moglie Michela: vengono da Parma e da anni girano l’Italia per incontrare coppie Lbgt. «Siamo genitori e nonni — dicono — Uno dei nostri figli, che ora ha 42 anni, è gay. Questo percorso è cominciato da lui, che un giorno ci ha detto: ma voi, così impegnati in parrocchia, cosa fate per quelli come me? Da allora abbiamo incontrato persone, gruppi, altri genitori, ragazzi e ragazze, gay e lesbiche, cristiani. Quest’anno c’è il sinodo e abbiamo pensato che per queste coppie fosse importante incontrarsi. Dire alla Chiesa che esistono ed esiste il loro amore».
Diversi hanno raccontato storie di allontanamento dalle parrocchie, di sofferenza, esclusione. «Alcuni sono stati feriti — spiega Laura Ricci, la psicologa che segue il gruppo di Bologna con don Mattarelli — anche in parrocchia, gli è stato detto: tu non fai parte del progetto di Dio. A Cesenatico abbiamo parlato di pregiudizi, di benedizione e di inclusione».