Quando vedrò una Chiesa cattolica più “green”?
Riflessioni inviateci da Mauro Paolotti, simpatizzante del Progetto Gionata
Papa Francesco ha infranto un tabù della cultura cattolica: la valorizzazione della natura non umana (animale e vegetale) è un argomento su cui è tornato spesso. È andato molto oltre il dogma cattolico, ma senza sconfinare nella New Age (che è lo spauracchio del parroco della mia città, e non solo di lui). È in realtà un discorso legato alla bellezza del Creato, della Creazione che è “molto buona”.
Le piante “fanno comunità” molto più di noi, come è stato rivelato dagli studi di neurologia vegetale; attraverso le radici, ma anche attraverso le foglie, le piante comunicano e si sostengono tra loro: per certi versi, sono più evolute di noi, e sono per di più comparse sulla Terra molto prima di noi, e molto probabilmente sopravvivranno alla nostra scomparsa.
A quanto pare, le Chiese cristiane, in ritardo, si stanno accorgendo della questione etica che ruota attorno all’ecologia, e si stanno (forse) addirittura accorgendo che l’uomo non è il centro del Creato come nei secoli passati.
Forse con papa Francesco (ma non solo, citerò qui la Certificazione Gallo Verde di molte comunità protestanti) il destino del Creato (da un punto di vista ecologico e scientifico) sta entrando nelle coscienze dei cristiani.
Ho notato, nelle chiese cattoliche che ho visitato, che non ci sono piante. A me piacerebbe vedere chiese piene di vasi di piante e fiori, in cui il vegetale non è un semplice ornamento, ma l’espressione di una nuova coscienza, che vada al di là di ciò che è stato finora il cristianesimo, dove l’albero riconquisti il suo ruolo di protagonista della Creazione: i vegetali sulla Terra occupano molto più spazio di noi umani, ma noi, presi dal nostro antropocentrismo, non ce ne rendiamo conto.
Recentemente ho letto di un esperimento: a un gruppo di persone sono state mostrate delle illustrazioni raffiguranti paesaggi naturali, ricchi di verde, con in mezzo pochissime presenze umane o animali (un paio di persone, un cane); ebbene, le persone, interrogate su cosa vedessero, non hanno prestato la minima attenzione al paesaggio naturale, ma solo agli esseri umani e agli animali, che rappresentavano la minima parte della superficie dell’illustrazione. Noi umani vediamo solo ciò che più ci assomiglia e ci riguarda.
Questo mi induce a interrogarmi: quando vedrò una Chiesa più “green”, che tenga conto dei nuovi dati scientifici, come quelli provenienti dalla neurologia vegetale? In fondo, è lo stesso discorso della mutata percezione dell’omosessualità, e delle scoperte scientifiche che su di essa sono emerse negli ultimi decenni. Le nuove scoperte si accumulano, cambiando la nostra percezione, e di conseguenza anche la percezione delle Chiese.
Sacralizzare la Natura è forse peccato? Parlo da persona lontana dal cattolicesimo, almeno da quello istituzionale: come dobbiamo vedere il mondo vegetale, con gli occhi fisici, che tendono a banalizzarlo e a non dargli valore, oppure con gli occhi dell’anima, che in esso può vedere dei fratelli e delle sorelle, dei compagni di viaggio su questo pianeta?
Sono fortemente convinto che una semplice passeggiata in un bosco, fatta in modo consapevole, valga ben di più di una messa o di una cerimonia religiosa, anzi, che sia un atto profondamente religioso, che ci lega al Divino.
Questa è la concezione spirituale che sono andato maturando negli ultimi tempi. Se qualcuno ha piacere di discuterne con me, può scrivere a giacomo.tessaro.80 [at] gmail.com, e lui provvederà a darvi il mio numero di telefono.
Namasté, alé! Mauro