Quando i giovani e le gerarchia cattolica s’incontrano. Energia potenziale ed energia cinetica
Riflessioni di Marco del gruppo Zaccheo di Puglia
Incontrarsi ed ascoltarsi sono due delle azioni maggiormente necessarie nel nostro tempo. Il casus in questa occasione è stato il Sinodo ma di eventi come quelli di sabato 12 marzo 2022 a Bari si avverte la necessità da molto tempo, come si sente anche il bisogno che occasioni come queste sino più frequenti.
Il dialogo alla pari tra i giovani e i membri delle gerarchie ecclesiastiche e l’ascolto reciproco sono una fonte di energia rinnovabile per la Chiesa che dovrebbe essere maggiormente utilizzata. Il nostro essere “luogo teologico” trova una dimostrazione concreta in queste occasioni di discussione.
La sistematicità di questi incontri, la creazione di uno spazio consultivo tra giovani e clero possono essere il motore di un costante rinnovamento della Chiesa, un rinnovamento oggi più che mai è necessario ma che lo sarà sempre. Rinnovare per mantenere viva la Parola e scongiurare il rischio che si tramuti in un antico fossile, ingabbiato nella pedanteria e cristallizzato nel formalismo.
Ora, però, bisogna dare senso al nostro incontro. L’ascolto per essere vero deve essere limitato. Un ascolto e un dialogo infinito non portano a nulla perché per definizione non hanno termine.
L’incontro a Bari può aver dato il via ad un processo di accumulo di un’enorme quantità di energia benefica per la Chiesa che però al momento rimane potenziale. L’energia potenziale però ovviamente non basta, perché questo incontro significhi qualcosa bisogna lasciare che questa energia potenziale diventi cinetica e dia i suoi frutti.
Gli strumenti ci sono: nei tavoli di discussione sono state avanzate molte proposte da noi giovani, proposte che devono essere ponderate ma anche sperimentate, senza troppi sofismi, saggiandone i risultati.
Solo con questo metodo SAREMO INSIEME in grado di determinare qual è la strada giusta da seguire, “Dai loro frutti li riconoscerete”. Perché è dall’osservazione oggettiva dei frutti che si comprende la natura di un albero e non dal vuoto filosofeggiare sulle sue radici.