‘Perchè la chiesa finge di non vedermi?’ Un sacerdote gay si racconta
Intervista ad un sacerdote omosessuale del 1° febbraio 2012 tratta dal sito “20 minutos” (Spagna) , liberamente tradotta da Adriano C.
Vuole presentarsi? Sono un sacerdote diocesano di una piccola diocesi vicina a Madrid che svolge il proprio ministero nel mondo rurale a servizio di alcuni paesi con poca popolazione.
Quando ha percepito la sua tendenza omoaffettiva? Quali conflitti ha vissuto per la sua accettazione, se ne ha avuti? La tendenza sessuale affettiva è sempre stata presente nella mia vita, fin da quando mi ricordo ho sempre avuto attrazione verso persone del mio stesso sesso, attrazioni che non sempre ho accettato e ho addirittura cercato di “cambiare”, perchè le concepivo come un impedimento alla mia felicità e per il “normale” sviluppo della mia vita.
Questa era la mentalità che avevamo negli anni 80 – 90, in più condita con la paura di questa malattia che si chiama AIDS.
Anche quando sentii la vocazione al sacerdozio, ho provato un conflitto interiore, dato che una parte della gerarchia ecclesiastica non accettava la mia sessualità e una parte dei miei “amici” omosessuali non accettava la mia adesione alla chiesa, però, come canta Luz Casal, “l’amore è un mistero che interessa solo a due persone”, e il mio amore per la buona novella portata da Cristo è stata più forte degli impedimenti che avrei potuto vivere. Posso dire che oggi vivo armoniosamente l’unione di testa, corpo e cuore-vocazione.
Partecipa a qualche associazione di diritti LGTB? Collaboro con Crismhom (Associazione ecumenica di cristiani LGTB+H di Madrid). Li ho conosciuti tramite Internet. Mi sono avvicinato un giovedì all’orazione ecumenica, con la sensazione che stavo, finalmente, lodando il Signore con tutta l’anima, tutto il mio corpo, tutto il mio essere, con tutta la mia realtà.
Sono stato sedotto da questo gruppo di persone che, malgrado le difficoltà, scelgono di vivere quello che sentono che li aiuta e li realizza, come la fede cristiana. Crishmom non mi parla di conflittualità e morte come le altre associazioni, bensì di vita, di accettazione, di aiuto, di cameratismo, di unità… in definitiva, mi sembra di vivere il Vangelo come i primi cristiani, anche simbolicamente nel locale dove realizziamo le celebrazioni, sotto terra, affinchè il seme germogli e dia frutto, come stiamo sperimentando ultimamente con l’aiuto di molte persone dell’associazione.
A quale riunioni partecipa e cosa le offrono? Ho partecipato a riunioni di formazione, ritiri, orazioni, celebrazioni ma anche momenti più ludici. Mi hanno dato il coraggio di vivere il mio ministero, qui incontro una comunità viva, impegnata, creativa ed entusiasta. Inoltre mi offre relazioni interpersonali con le quali condivido sia la mia fede che la mia realtà affettiva.
Com’è la sua vita quotidiana in parrocchia in relazione alla sua tendenza affettiva-sessuale? Al momento non mi dà nessun problema non esprimerlo o condividerlo. Non credo neanche che si debba tenere la bandiera issata per 24 ore. La mia tendenza affettiva e sessuale è una realtà più personale, ma non mi condiziona la vita.
Cosa prova quando sente la gerarchia ecclesiale parlare contro il matrimonio omosessuale o squalificare le coppie composte da persone dello stesso sesso? Mi sembra molto triste. Il Vangelo parla di accoglienza, di fiducia, di vedere l’immagine di Dio, che siamo tutti esseri umani. Non si può dire: “Accetto questa persona ma sempre e solo se non fa ciò che considero un male”.
L’accoglienza, come quella di Gesù Cristo, deve essere incondizionata. Trovo che la chiesa sia ancorata in una mentalità antica, una morale che mette al centro i genitali, invece del cuore delle persone e con il timore di prendere dei provvedimenti che possano far percepire alla gente l’idea di essere realmente evangelica.
La religione cattolica è omofoba? La chiesa è omofoba? La religione cattolica non è omofoba, lo spiega lo stesso nome, “cattolico” significa “universale”, è come dire che il messaggio di Cristo è valido e ha qualcosa da comunicare a tutti gli uomini e donne di ogni luogo e di ogni tempo. La religione cattolica nasce dal messaggio fraterno di Cristo, e non può aver nulla a che fare con l’omofobia.
Dal momento che viviamo questa fede, possiamo effettivamente affermare che la struttura gerarchica è omofoba, poichè essendo una struttura, come tale evolve lentamente, con passi lentissimi, come gli elefanti e anche di più, di fronte ad un momento di cambiamento sociale tanto enorme, parte di questa struttura tende a chiudersi su se stessa e a conservare quello che ha, per paura di perderlo, radicalizzando quindi le proprie posizioni.
Comunità omosessuale e Chiesa, come percepisce il rapporto? La comunità omosessuale è una comunità umana, che fa parte della Chiesa cattolica universale.
Cosa direbbe all’Arcidiocesi o alla Conferenza Episcopale circa la sua realtà? Quello che mi preoccupa come sacerdote e come persona, è che mi vedo nell’immagine di Dio, sono me stesso e vengo accettato, ho dei valori, si può contare su di me e possono migliorare le qualità che Dio stesso ha posto in me. Questo comporta che venga accettata la mia tendenza affettiva-sensuale che è un dato in più della mia persona, di come Dio mi ha creato.
Si sprecano molte energie in una lotta che non è evangelica, invece che unirsi l’un l’altro, si chiudono le porte. Non tutto è valido, ma sono valide tutte le persone. Direi loro di guardare gli altri come Dio guarda loro, con bontà, fiducia, tenerezza, accettazione … perchè è per questo che siamo suoi ministri e chiaramente, incominciando dagli stessi sacerdoti, è ipocrita non vedere che nel clero c’è molta tendenza omosessuale, anche se repressa e ignorata.
La prima conversione che Dio ci chiede è quella di accettarci per come siamo affinchè, dalla ricchezza che abbiamo in noi, cominciamo a costruire il Regno di Dio.
Titolo Originale: Un cura: “Es una hipocresía no ver que entre el clero hay mucha tendencia homosexual”