Perché la chiesa cattolica non sa accogliere la mia vocazione
Email inviataci da Enzo, rispondono i webmaster di Gionata il 14 gennaio 2013
E’ solo per caso che ho incrociato su internet questo sito? Sono alla ricerca di una risposta in effetti, anche se mi è già capitato di essere accolto in una comunità religiosa per un periodo di discernimento nonostante la mia sieropositività. L’esperienza non è andata a buon fine perché quello stile di vita non mi si addiceva, ma adesso da parte della mia diocesi mi viene chiesto di cominciare gli studi per il sacerdozio.
Ne sono lusingato. Ma come nascondersi che molto probabilmente come leggo anche su internet e sul sito di qualche famosa congregazione religiosa questa viene considerata una condizione che impedisce qualsiasi discorso vocazionale?
Mi sento quasi per la prima volta discriminato e con le ali tarpate e mi chiedo anche se sia giusto che nella chiesa esistano queste forme di esclusione. Sono per il resto una persona che fa una vita sana, condita da sport e da una socialità, direi un’affettività del tutto matura: sono in effetti casto da anni né posso dire con certezza quale sia la causa di questa mia condizione di malattia.
Mi dico che forse dovrei lottare ma poi al tempo stesso mi rendo conto di non essere più forte abbastanza per far fronte alle discriminazioni, alle offese, alla pietà formale. Non so cosa fare…
Non sempre si trova comprensione ed accoglienza: tutto qui. Un altro rifiuto lo vivrei malissimo. Eppure, è vero o non è vero che questa è ormai una patologia cronica come può esserlo diabete o qualcosa di simile? E allora? Sono del resto sempre sotto controllo medico e il mio medico curante in ospedale già in un’altra occasione mi ha rilasciato un certificato che attestava la non incompatibilità ambientale per una vita di comunità…
Ma lì, in Seminario, mi dicono che bisogna esibire certificazione di non positività e non so cos’altro ancora. Vorrei non rispondere no alla mia vocazione per paura e invece mi sento paralizzato. Mi bastano due righe di risposta. Poi chissà.
.
La risposta…
.
Caro Enzo hai ragione non si può chiudere la propria vocazione nell’armadio, ma la chiesa cattolica anche su questo ha le sue regole, alcune dettate dalla tradizione o dal buon senso ed altre no. Per diventare sacerdote da secoli la chiesa cattolica chiede che il candidato sia integro nel corpo e nella mente, senza difetti o handicap che, diventando pastore di una comunità, possano impedirgli di pascere il “suo gregge”.
Negli ordini e movimenti religiosi questa regola normalmente non viene seguita, perché gli ordini religiosi nascono con un altro fine e con un altro carisma che punta ad accogliere tutti coloro che lo condividono.
A te decidere quale risposta dare alla vocazione che ti porti dentro, ma ricorda che le strade per essere “testimoni del Dio vivente” oggi sono davvero tante e non sempre ci devono portare dove noi crediamo, o dove non c’è chi voglia accoglierci perchè il Signore, non dimenticarlo mai, tifa in primis per la nostra felicità, il resto passa come polvere nel vento.
un abbraccio da tutti noi e buon discernimento
i webmaster