La diocesi di Bolzano apre agli omosessuali: «La chiesa sia anche casa loro»
Articolo di Paolo Campostrini pubblicato sul quotidiano Alto Adige il 17 maggio 2022, pag.18
Bolzano. Ci sono due paure, intorno alla questione dell’omosessualità riguardo alla chiesa. La prima è delle persone che temono di non essere accolte, la seconda è delle comunità̀ che temono le conseguenze di questa possibile accoglienza. «È il momento invece di fare in modo che tutti si sentano a casa» dice don Paolo Zambaldi, cooperatore a Bolzano. Perché l’alternativa è la condanna all’invisibilità. Ecco quindi che il “non abbiate paura” del Papa entra ora in quei mondi dove proprio la paura, quella dell’emarginazione, del marchio sociale e dell’esclusione, è più palpabile.
«Chi vuol vivere il proprio orientamento sessuale anche nella chiesa è giusto che lo possa fare», aggiunge. Anche se di facile, in queste cose, non c’è niente. Perché in molti casi le resistenze, più che dalle gerarchie, arrivano dalle comunità, da chi entra ed esce dalle messe ma ha difficoltà ad uscire dai pregiudizi.
«Serve invece guardare alle persone, alle singole persone e ascoltare», dice a sua volta Johanna Brunner. Alla guida dell’Ufficio diocesano matrimonio e famiglia. A lei il vescovo ha affidato il compito, arduo, di costruire il gruppo di lavoro sull’omosessualità. Di aprire un varco di condivisione con chi chiede di poter essere accolto, anche come cristiano, accettando la sua identità. Fluida o evidente che sia. Ed è stato il sinodo diocesano a volere questo passo.
«Un passo importante» ha commentato don Paolo. Che sta in trincea tutti i giorni dentro la sua chiesa di Regina Pacis: «Vedo i problemi che ci vengono incontro sul piano dell’accettazione della diversità, così ancora è chiamata. E lo vedo parlando con le persone omosessuali che non si sentono accolte ma anche dialogando con i genitori che sono a disagio nell’affrontare l’omosessualità dei propri figli o di tanti parrocchiani che ancora non accetta- no tutto questo».
La mostra itinerante
E si chiama, per l’appunto, “Rendere visibile l’invisibile”, la mostra itinerante che costituisce la prima azione pratica del gruppo di lavoro, impegnata a illustrare le storie “di chi vive nella chiesa il proprio orientamento sessuale”. Partner del progetto espositivo sono il KVW di Bolzano, la comunità di lavoro dei Servizi giovani (AGJD) e l’Associazione dei giovani cattolici (SKJ). Una seconda iniziativa è la serie di videoclip con le riflessioni di altoatesine di tutte le età e gruppi linguistici sulla sessualità nella Chiesa e nella società.
Ostacoli di dottrina
Molti gli ostacoli. Che non sono solo di percezione ma anche di dottrina. Papa Francesco insiste nel chiedere di guardare alle persone più che alle teorie gender ma restano le rigidità teologiche. Nel catechismo ad esempio. Oppure, come spiega don Paolo «nelle rigide interpretazioni dei passi biblici o nella difficoltà a modificare atteggiamenti e chiavi di lettura anche nelle gerarchie». Insomma il rischio di fare un passo più̀ lungo della gamba persistono ma la nostra diocesi, seguendo l’esempio di altre comunità in Italia e all’estero, ha deciso una strategia. Che è questa: non partire dall’alto ma dal basso. È dunque l’aiuto al centro di questo nuovo sforzo della curia bolzanina.
L’accompagnamento verso una reciproca accettazione. Il gruppo di lavoro non è che un ulteriore passo in avanti che Ivo Muser ha sollecitato all’interno di una serie di questioni anche scabrose, che la chiesa ha spesso scelto di rimuovere. E infatti questa iniziativa segue quella, a volte molto dolorosa, che ha toccato e continua a muoversi sul tema della pedofilia negli ambienti ecclesiastici e che ha visto la diocesi in prima linea con la magistratura nel raccogliere testimonianze di episodi e di violenze.
Il gruppo di lavoro. Del gruppo fanno parte otto persone: Johanna Brunner, Anna Steinkeller, Toni Pramstaller, Julia Leimstädtner, Evi Atz, Stefan Plattner e due sacerdoti, don Paolo Zambaldi (cooperatore a Bolzano) e padre Ulrich Kössler (parroco benedettino a Gries). Il gruppo si incontra ogni mese (tel. 0471/306283, e-mail familie.famiglia@bz-bx.net). Tutti gli interessati sono invitate a collaborare.