Perché vegliare in preghiera per le vittime dell’omotransfobia?
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Riflessioni di don Paolo Cugini pubblicate sul blog PENSANDO il 14 maggio 2022
Ogni anno a metà maggio, i gruppi di cristiani LGBT+, in Italia e in Europa, organizzano delle veglie di preghiera per le vittime dell’omotransfobia. Queste veglie, di natura ecumenica, vengono organizzate a partire da un versetto che viene scelto in rete per mezzo del Progetto Gionata, il portale nazionale di fede e omosessualità attivo dal 2007. Il versetto scelto per le veglie di quest’anno è un brano di Paolo: “Dove c’è lo spirito del Signore c’è libertà” (2 Cor 3,17).
Secondo il report di omofobia.org dal 2013 ad oggi in Italia ci sono stati 1384 vittime di omofobia, di cui 147 solamente quest’anno. “Il numero di vittime di violenza fisica – commenta il sito – precedentemente inferiore a quello delle vittime di episodi non aggressivi, rappresenta il 56%”. Siamo dunque, dinanzi ad un fenomeno che non può essere taciuto, né banalizzato.
Queste veglie di preghiera hanno come primo obiettivo di rompere il muro di silenzio, che si riscontra non solo nella società, ma anche nella Chiesa su questo tema. Allo stesso tempo, è uno strumento per aiutare la comunità cristiana a camminare nella realizzazione di relazioni autentiche, accoglienti ad ogni uomo e donna. Il tema dell’omosessualità è senza dubbio un tema delicato, che non può essere banalizzato né tanto meno affrontato in modo superficiale.
Sono tante le comunità cristiane che in questi ultimi anni hanno aperto le loro porte ai gruppi di cristiani LGBT+, segno che un lavoro di sensibilizzazione e di formazione è stato fatto e sta producendo frutti. Chi nega l’omofobia, spesso proviene da percorsi esistenziali e anche spirituali in cui il problema non è stato affrontato oppure è stato letto alla luce di pregiudizi radicati nella nostra cultura patriarcale, difficili da scalfire, se non attraverso un serio cammino di approfondimento.
Chi veglia crede che la preghiera abbia una grande forza per scardinare gli ostacoli che la ragione crea e che il pregiudizio rafforza. È nella preghiera che le comunità cristiane sperimentano la presenza della luce del risorto che passa attraverso qualsiasi muro, penetra qualunque resistenza, trasforma ogni cosa. Partecipare a queste veglie significa immettersi in un cammino di conversione, disponibile a lasciarsi plasmare dall’amore del Signore, che ci aiuta a vedere fratelli e sorelle là dove l’ignoranza ci mostra dei nemici.
Nel retro del foglietto preparato per le veglie di quest’anno sono indicate alcune motivazioni di questi particolari momenti di preghiera: “Vegliamo perché nessuno sia lasciato mai più indietro, per quelli che sono caduti, per quelli che sono e per quelli che verranno, per chi chiede diritti, per chi vuole essere se stesso, per chi vuole giustizia e un posto nel mondo. Vegliamo per le vittime dell’omotransfobia e per la fine dell’omotransfobia. Vieni a vegliare con noi” (Alessandro Previti).