La doppia identità e i due nomi di Paolo di Tarso
Riflessioni bibliche di Kittredge Cherry* pubblicate sul suo blog Q Spirit (Stati Uniti) nell’agosto 2018, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro, parte quarta
La vita di Paolo è stata piena di passione e di paradossi
Paolo era un uomo vivace e intelligente, pieno di contraddizioni. Aveva più o meno la stessa età di Gesù, e nacque nella città di Tarso, un grande centro commerciale mediterraneo, nell’odierna Turchia. Per un ebreo del primo secolo era cosa rara avere la cittadinanza romana, che pare lui avesse ereditato da suo padre.
Aveva una doppia identità: era un ebreo di lingua greca, e proveniva da una devota famiglia di farisei, il gruppo dalle rigide regole religiose che Gesù accusava di ipocrisia e di privilegiare la lettera della Legge a scapito del suo spirito.
Era anche però un ebreo cresciuto al di fuori della patria giudaica. La sua famiglia gli fece studiare la filosofia classica greca e romana, e poi lo mandò a Gerusalemme a studiare con Gamaliele, uno dei maggiori rabbi del tempo.
Doppia identità, e doppio nome: il suo nome ebraico era Saul, ma come cittadino romano aveva anche il nome latino di Paolo (Paulus). A quanto pare, nel suo ministero usava indifferentemente i due nomi, a seconda di chi aveva davanti. Il suo ministero si rivolgeva in primo luogo ai gentili, e per questo oggi è più noto come Paolo.
Per un certo periodo perseguitò i cristiani come eretici, poi ne divenne il maggiore rappresentante. Non ebbe mai modo di incontrare Gesù, eppure ne divenne il più zelante portavoce, e diffuse il cristianesimo in gran parte del mondo antico. Il suo zelo fece sì che il movimento nato attorno a Gesù evolvesse da piccola setta giudaica a fede mondiale aperta a chiunque.
La sua famosa conversione avvenne quando stava viaggiando nel deserto tra Gerusalemme e Damasco. Portava minacce di morte, voleva arrestare i seguaci di Gesù, ma secondo il racconto biblico, gli apparve il Cristo risorto in una luce accecante, chiamandolo per nome: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Paolo cadde a terra, accecato.
Passò i successivi tre giorni nel digiuno e nella preghiera, poi recuperò la vista, si fece battezzare e cominciò a predicare che Gesù era il Messia atteso dagli ebrei, ed era Figlio di Dio.
Viaggiò per decine di migliaia di chilometri attraverso il Mediterraneo per diffondere la fede cristiana, incontrando fame, un naufragio, torture e prigione. Quando era necessario, lavorava come fabbricante di tende per sostentarsi. Le lettere che scrisse di suo pugno e che spedì alle varie comunità cristiane continuano a vivere nella Bibbia: Romani, Galati, Filippesi, Corinzi, Tessalonicesi e Filemone. Tra i suoi compagni di viaggio troviamo futuri santi come Sila, Barnaba e Timoteo.
Anche se i suoi scritti sono stati usati per sottomettere le donne, aveva come amiche delle importanti figure femminili della chiesa, come Lidia, una commerciante di porpora; Cloe, importante membro della chiesa di Corinto; Giunia, “insigne tra gli apostoli”, che alcuni considerano un santo trans perché non è chiaro se fosse una donna o un uomo; Priscilla, missionaria assieme a suo marito Aquila; e Febe, diaconessa e benefattrice.
I passi paolini concernenti la liberazione per tutta la creazione hanno ispirato alcuni ambientalisti odierni, come David G. Horrell.
Paolo passò gli ultimi due anni della sua vita a Roma, costretto ai domiciliari. Non sono conosciute le circostanze della sua morte. Secondo la tradizione, venne giustiziato assieme a Pietro verso l’anno 67, durante una persecuzione dei cristiani.
Paolo ha citato un profeta greco queer
Paolo cita il filosofo greco queer Epimenide due volte: in Atti 17:28 e in Tito 1:12, dove lo chiama “profeta”. Scrive la biblista queer Virginia Mollenkott nel suo libro Transgender Journeys (Cammini transgender): “Quando ero giovane, mi avrebbe incoraggiato enormemente sapere che nel Nuovo Testamento, non una sola volta ma due, viene onorato un profeta transgender e omoerotico, citato in un contesto positivo […] Mi riferisco a Epimenide, poeta e profeta vissuto a Cnosso, nell’isola di Creta, nel sesto secolo avanti Cristo […] Secondo le fonti greche, Epimenide era lo sciamano che aiutò gli ateniesi a liberarsi da una pestilenza, e che assistette Solone nella stesura delle sue leggi, tra cui troviamo la regolamentazione dell’amore omoerotico così com’era praticato a Creta.
Nel suo libro Greek Divination (La divinazione greca), pubblicato nel 1913, William R. Holiday traccia un paragone tra Epimenide e lo sciamano transgender Tiresia, che cambiò sesso molte volte e il cui vestiario era al tempo stesso maschile e femminile”.
* Kittredge Cherry è fondatrice del blog Q Spirit. È una scrittrice cristiana lesbica che scrive regolarmente di spiritualità LGBTQ. È diplomata in teologia, giornalismo e storia dell’arte. È pastora delle Metropolitan Community Churches e ha ricoperto il ruolo di funzionario ecumenico nazionale; attualmente è impegnata nel National Council of Churches e nel World Council of Churches, e si batte per i diritti LGBT.
Testo originale: Paul the Apostle: Did his homosexuality shape Christianity?