Bambi e la mia storia di trans-formazione
Dialogo di Katya Parente con lo scrittore Emiliano Reali
Bambi. Per molti di noi questo nome ricorda il cerbiatto protagonista del celebre cartone animato della Disney, ma chissà perché, evoca un demi-monde fatto di sesso, seduzione e ambiguità. Ed è proprio in questo ambiente che si dipana l’omonimo libro di Emiliano Reali.
“Bambi, storia di una metamorfosi“ (Avagliano editore, 2022, 248 pagine) racconta le vicende di Giacomo, che si avvicina sempre più al mondo delle drag queen e del travestitismo.
Ma più che la storia di un singolo, è un romanzo corale, dove la storia del protagonista si intreccia con quella degli altri – oserei dire – comprimari, tratteggiando una vicenda talvolta a tinte forti, che intriga il lettore tenendolo incollato alla pagina.
“Bambi” presenta una trama e dei personaggi molto complessi. Come è nata questa storia?
Bambi è nata nel lontano 2008, quando decisi di immergermi nel mondo delle drag queen, per poi abbandonarlo alla volta del travestitismo e del transessualismo. Erano universi nuovi, che mi affascinavano e incuriosivano.
Vissi a stretto contatto con delle persone transessuali, ne assorbii le emozioni, il vissuto, le contraddizioni, la spinta alla sopravvivenza. Era inevitabile scriverne, dar voce a una realtà molto spesso conosciuta solo attraverso stereotipi.
Giacomo e Bambi rappresentano una sorta di moderni dottor Jekyll e mister Hyde. Senza svelarci troppo la trama, ci sarà una ricomposizione finale?
Bambi non è l’unico personaggio che all’interno del romanzo subisce una metamorfosi. Le metamorfosi possono essere emotive, fisiche, possono rappresentare il risultato del far pace col passato per poter vivere consapevolmente il presente ed essere in grado di scrivere il futuro.
Non posso rivelarvi se tra Bambi e Giacomo ci sarà una ricomposizione, ma posso di certo affermare che le spinte che animeranno Bambi saranno spesso violente e contraddittorie, e che coinvolgeranno molti dei personaggi che si troveranno a vorticare nel suo mondo.
Il transessualismo è visto, anche in ambito LGBT, come qualcosa di “monstruosum” (inteso anche come stupefacente e strano). Perché?
Credo che molte persone siano vittime della paura, trovano maggiormente rassicuranti cose nelle quali in un certo qual modo possono rivedersi. Sono condizionate da una spinta a una rassicurante omologazione, tutto ciò per non correre il rischio di esser giudicati.
Se non si è sereni e sicuri di quello che si è, quando l’alterità ci obbliga a un confronto possiamo vacillare. Non tutti, per fortuna.
Mi disgusta l’ipocrisia del mondo “eterosessuale”, dal quale proviene la quasi totalità dei clienti delle persone transessuali che si prostituiscono, mi lascia interdetto inoltre, pensando alla comunità LGBT, l’atteggiamento di Arci Lesbica nei confronti delle persone transessuali. L’odio e la discriminazione sono presenti, è evidente, anche all’interno della comunità LGBT.
Giacomo si traveste e “si trasforma” in Bambi. Che differenza c’è tra travestitismo e transessualismo?
Sono certo che molti dei vostri lettori saranno sicuramente preparati sull’argomento, magari anche più di me. Per quello che ho imparato e studiato negli anni, posso dire che chi ama travestirsi lo fa perché si sente bene nei panni che sceglie di indossare. Le casistiche sono svariate, qualcuno può farlo di tanto in tanto, altri più spesso, o addirittura sempre.
Questo però non è ricollegabile alla loro identità di genere, e nel travestirsi trovano un appagamento soddisfacente. Le persone transessuali, invece, non si sentono a loro agio nel corpo nel quale sono nate, e quindi cercano nei modi e nei tempi necessari, che sono variabili da individuo a individuo, di riconciliarsi col proprio corpo, tentando di far in modo che esso sia in linea col loro sentire.
“Bambi” ha avuto due padrini d’eccezione: Fabio Canino ed Edmund White. Credi che l’interessamento del secondo, noto accademico statunitense, ti aprirà il mercato letterario anglofono?
Sicuramente me lo auguro, Bambi è nelle mani dei lettori e del mio agente, che spero la porterà in giro per il mondo!
E dopo “Bambi”?
Non ci sarà un dopo, Bambi non passerà mai, ha ancora molto da dire, e non solo attraverso le pagine.
In un certo senso, siamo tutti un po’ Bambi – ognuno di noi ha le proprie idiosincrasie, ognuno di noi ha pensato qualche volta di essere un altro. Ma l’alterità non è qualcosa che ci è alieno, è una parte di noi che dobbiamo accogliere senza paura. Giacomo sembra dirci proprio questo.