Filosofemme. Cammini filosofici di donne per le donne e non solo
Dialogo di Katya Parente con la filosofa Lisa Pareschi
Nei miei vagabondaggi nel mare magnum del web – novella Ulisse informatica – mi sono imbattuta in un sito incredibile. Credo sia cosa nota ai più, e se non lo fosse lo è adesso, il mio amore viscerale per la filosofia. Ebbene, peregrinando tra le onde del cyberspazio, sono inciampata in www.filosofemme.it e il mio cuore prima ha perso un colpo, e poi si è messo a galoppare all’impazzata.
Il nome del sito è una dichiarazione d’intenti: filosofia fatta da donne, per le donne, ma anche per gli uomini. Il team che sta dietro questo progetto incredibile è composto dalla fondatrice, Lisa Pareschi, da Monica Cattabriga, responsabile dell’ufficio stampa, dalle due editor Martina Sargenti e Cecilia Bucci, da Martina Peruzza che si occupa dei social e dal comitato di redazione, ovvero Gloria Albonetti, Gerardina Spatola, Monica Mastrovito, Bianca Caramelli, Roberta Landre, Marta Conti e, ultima ma non ultima, Stefania Mosca.
Da quanto esiste il vostro gruppo, e perché avete sentito il bisogno di crearlo?
Il progetto nasce durante gli anni dell’università, a fronte soprattutto di un paio di evidenze. La prima è che nei programmi di studio – anche nelle facoltà di filosofia – non esistono filosofe da studiare. La seconda è che molte laureate in filosofia, alla fine della loro carriera universitaria, abbandonano la materia per dedicarsi ad altro.
Questo ha fatto sì che nascesse Filosofemme, un posto dove le filosofe – laureate e laureande – possano sentirsi libere di fare filosofia sugli argomenti di loro interesse, accademici o meno, rendendoli fruibili a chiunque. Riscattando la figura delle filosofe riscattiamo anche il posto della filosofia, che non deve stare solamente chiusa in aule universitarie, ma appartenere alle persone.
In questo periodo post-tutto, ha ancora senso una filosofia femminista?
Soprattutto in questo periodo c’è bisogno di una filosofia femminista e di femminismo in genere. Nonostante possa sembrare che il movimento si spacchi e si disperda, in realtà si dirama verso ogni tipo di femminismo.
C’è femminismo nella lotta verso la parità di genere, verso il riscatto di quanto negato a tutte le persone che vivono nella loro quotidianità gli effetti di un patriarcato interiorizzato e anche istituzionale che, come stiamo vedendo sempre più spesso, è tutt’altro che sconfitto e sempre pronto a risorgere. Inoltre, la filosofia femminista si concentra non solo sulla prassi, ma anche sull’elaborazione teorica che si pone alla base di essa.
Forse oggi più che mai esiste il rischio di perdere di vista il quadro di riferimento storico-concettuale, e focalizzarsi solamente su singole battaglie, diverse di volta in volta. La filosofia è lo strumento ideale per costruire, indagare e mantenere una cornice di riferimento concettuale che dia senso e organicità alle varie lotte.
Qual è lo specifico dello sguardo femminile?
Non esiste in realtà uno specifico dello sguardo femminile, se questo è da intendersi come lo sguardo che La Donna ha sul mondo. Non vogliamo negare che sia possibile e anche utile individuare elementi di continuità tra le esperienze femminili, ma ridurre la molteplicità delle esperienze soggettive di ogni donna a un unicum è secondo noi un errore.
La filosofia occidentale ha però da sempre escluso tutte le donne dall’accesso al sapere e dall’elaborazione di nuove idee e teorie, finendo per costruire una tradizione che, seppur ricca e variegata, rispecchia il punto di vista di una ristretta minoranza di persone, per lo più uomini bianchi di classe medio-alta. Limitando i contributi in questo modo, la disciplina ha rinunciato all’arricchimento dato dalla speculazione di chiunque abbia una identità diversa dall’unica considerata accettabile, impoverendosi. Oggi le cose stanno cambiando, ma non quanto si potrebbe pensare. È necessario che la filosofia si apra a ogni identità e non ceda alla tentazione di essere elitaria, e questo significa, anche e forse soprattutto, aprirsi ai contributi delle moltissime donne che, in passato e nel presente, ne sono affascinate e hanno qualcosa di interessante da dire a riguardo.
Quello che ovviamente ci ha intrigato di più è stata la sezione LGBTQ. Femminismo e diritti delle minoranze (soprattutto in ambito USA) sono stati un binomio molto fecondo. In che modo il primo ha influenzato il secondo e, ora che il movimento arcobaleno è abbastanza ben articolato, in che modo può, se ne è in grado, aiutare un movimento culturale che gli ha dato così tanto?
Il femminismo, specie nella sua elaborazione teorico-filosofica (pensiamo al lavoro di Simone de Beauvoir o, negli ultimi anni, Judith Butler), ha fatto un immenso lavoro di studio e critica del patriarcato, e perciò anche dell’eterosessualità vista come norma, e dell’identità cisgender come unica considerata normale. Pur nella specificità delle diverse situazioni, chiunque non è un maschio bianco eterocis è considerato e trattato come una minoranza, e perciò c’è un’evidente continuità tra la discriminazione subita dalle donne e quella di chi, anche non identificandosi come donna, appartiene alla comunità LGBTQ+.
Dal canto suo, il movimento arcobaleno può aiutare il femminismo (e se stesso) evitando di misconoscere i contributi che la tradizione femminista ha dato, e cercando di lavorare di concerto con essa. La storia ha dimostrato che le minoranze sono forti quando combattono assieme, e perciò un vero e radicale smantellamento del patriarcato ha bisogno di tutti i contributi possibili.
Che progetti avete per il futuro?
Nella primavera di quest’anno ci siamo finalmente costituite come associazione, e i nostri progetti per il futuro sono principalmente legati a questa dimensione. Stiamo lavorando alla creazione di un podcast sulle filosofe, e siamo sempre molto interessate a fare rete con altre realtà per costruire progetti di divulgazione e dialogo filosofico assieme a chiunque lo desideri e condivida i valori fondanti del nostro progetto.
Filosofemme è nato e rimane online, ma uno dei nostri obiettivi primari è quello di uscire dalla dimensione digitale (il nostro sito www.filosofemme.it e i nostri canali social) per incontrare persone e generare dibattiti anche nel mondo offline, che rischia di essere sempre più trascurato ora che anche l’attività lavorativa si è spostata molto nelle piattaforme social. Ci piacerebbe molto organizzare conferenze e incontri dal vivo, oltre ai webinar che abbiamo fatto in questi anni di pandemia, e chissà che non accada presto.
Auguriamo alle animatrici di Filosofemme di poter incontrare anche il mondo “reale” (che è fatto comunque anche di persone non provenienti dal mondo accademico, ma con tantissimo da dire) – mi viene in mente il Simposio di Platone o il Convivio dantesco: condividere cibo e idee, discutere insieme, può dare vita a qualcosa di rivoluzionario.
Che cos’era il gruppo di Bloomsbury, se non un’accozzaglia di giovani che discutevano di idee – e della vita.