Il nostro cammino di genitori cattolici con un figlio in transizione per sentirci accolti nella nostra chiesa
Testimonianza di Gaetano e Antonella, genitori cristiani con un figlio in transizione del Progetto TRANSizioni
Siamo Gaetano e Antonella, genitori di una persona speciale: Ale, ragazzo ventenne in transizione.
Noi non abbiamo fatto il nostro coming out all’interno della nostra comunità parrocchiale, non ci sono state rivelazioni, e di conseguenza non c’è stato alcun gesto che si possa definire discriminatorio, tuttavia le posizioni della Chiesa in generale non hanno favorito il nostro permanere all’interno della comunità cattolica; seppur indirettamente, abbiamo avvertito l’irrigidimento e l’incomunicabilità di alcuni prelati.
Ad un certo punto, nella nostra vita è arrivato il gruppo di Progetto TRANSizioni, formato da credenti LGBT e i loro genitori. Le riflessioni su passi evangelici tenuti a turno da noi, la condivisione delle esperienze con la partecipazione di religiosi illuminati e illuminanti, sono state una risorsa per noi, che ci siamo sentiti dentro la Chiesa, e non ai margini.
Tutto ciò ha avuto la sua evoluzione nella partecipazione all’udienza generale di papa Francesco. Quando è arrivato il messaggio di don Andrea: “Il Papa vuole conoscervi”, è stata per noi una gioia grande.
Siamo partiti quindi con la speranza e il desiderio di poter chiedere una benedizione per la nostra famiglia, una “coccola” spirituale, ma una volta lì l’emozione ci ha bloccati.
Sono rimasta a guardarlo nella segreta speranza che potesse leggere nei miei occhi ciò che io non riuscivo ad esprimere con le parole, mentre mio marito aveva un sorriso stampato, segno anch’esso di un’emozione contenuta a fatica.
Ho guardato quell’uomo ed ho pensato alla sua fatica oltre l’accoglienza, ho ripensato al suo viaggio in Canada e al suo “metterci la faccia”, come da lui stesso sostenuto, e così ho lasciato che a parlare fossero i nostri occhi e il nostro cuore.
Ringrazio don Andrea Conocchia e suor Geneviève per averci dato la possibilità di guardare negli occhi di quell’uomo e l’umanità intera, e di averci fatto sentire accolti, e non più soli e stranieri.
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