Omosessualitá e chiesa cattolica: è tempo di uscire dal vicolo cieco?
Recensione di Thierry Pastorello del libro di Claude Besson Homosexuels catholiques : sortir de l’impasse (Omosessuali cattolici: uscire dal vicolo cieco) pubblicata sul portale OpenEdition Journals (Francia) nel 2020, liberamente tradotta da Flavia Piepoli
Come essere e accettare la propria omosessualità in quanto cattolici? È il problema centrale di questo testo (Homosexuels catholiques : sortir de l’impasse – Omosessuali cattolici: uscire dal vicolo cieco- di Claude Besson)
La domanda si rivela urgente dal momento che l’opinione del magistero della Chiesa cattolica romana è sempre di rifiuto nei confronti degli atti omosessuali. Ricordiamoci della netta opposizione della gerarchia cattolica francese quando nel 2013 venne approvata la legge Taubira, che consente il matrimonio a coppie dello stesso sesso.
Claude Besson è membro del gruppo: “Accogliersi: omosessualità e vita cristiana” della diocesi di Nantes. Véronique Magron è stata preside della facoltà di teologia dell’Université Catholique de l’Ouest dal 2004 al 2010. È insegnante di teologia morale. Nel corso dell’opera, alcune testimonianze illustrano il punto di vista d’insieme e gli danno un’immagine concreta.
Innanzitutto, che cos’è essere omosessuali? Si tratta davvero di un’identità multipla? Ci sono diversi modi di dichiararsi omosessuali e di accettarlo: omosessualità esclusiva o dominante? Identità propriamente sessuale? Quali implicazioni comporta nella vita sociale e professionale?
Il libro tratta la difficoltà di riconoscersi omosessuali, nella prospettiva di una vita sentimentale e sessuale vissuta ai margini, a volte anche di problemi familiari. Questa presa di coscienza passa da una difficoltà di accettazione, spesso una voglia di diventare “come gli altri”, eterosessuale, ciò che sembra destinato al fallimento. Citiamo la testimonianza di Raymond: lui confessa di aver riconosciuto la propria omosessualità a sessant’anni, dopo la morte della moglie (pag. 35).
Questa vita “nell’armadio” obbliga l’omosessuale a adottare un’identità virtuale, col corollario di un’omofobia interiorizzata: assimiliamo i pregiudizi antiomosessuali e li facciamo nostri senza rendercene conto. Questo spesso porta a una sofferenza morale. Infine, c’è anche l’obbligo di accompagnare le famiglie nella comprensione del figlio omosessuale.
Interessante è la parte dedicata all’alterità. Questo concetto viene utilizzato molto spesso contro gli omosessuali. Sono accusati di negare l’alterità uomo-donna; così vengono utilizzati alcuni concetti psicoanalitici volgarizzati. Gli autori fanno il punto sulla difficile situazione degli omosessuali nell’ambito della Chiesa cattolica romana.
Viene messa in risalto la loro sofferenza di fronte a una Chiesa che li rifiuta. Molti provano un sentimento di colpevolezza e di vergogna, che li porta a una profonda solitudine. Come emerso da un sondaggio condotto da Martine Gross, molti di questi uomini non rivelano la loro omosessualità (pag. 53). Tutte le testimonianze riferiscono il male generato dalle rigide posizioni della Chiesa cattolica.
Sono occasioni di dolorose contraddizioni di questi individui e le loro famiglie. D’altronde, questo testo fa un parallelo tra il discorso del magistero della Chiesa cattolica e i passi della Bibbia che trattano la questione dei rapporti omosessuali: il Levitico, 18:22, il capitolo 19 della Genesi sulla distruzione di Sodoma, e la Lettera di Paolo ai Romani, 1:26-27.
Per prima cosa gli autori sottolineano i problemi di traduzione dei testi scritti in greco antico per i testi del Nuovo Testamento, in ebraico antico per quelli dell’Antico Testamento.
Mettono in luce la necessaria contestualizzazione di questi testi sul piano dell’esegesi.
Per il passo del Levitico, si tratterebbe piuttosto di una questione di purezza rituale, propria del giudaismo antico. Questo testo non potrebbe essere interpellato per un giudizio morale sugli atti omosessuali contemporanei (pag. 80-82).
Per quanto riguarda il capitolo 19 della Genesi, è stato scritto che la condanna colpisce soprattutto l’aggressione sessuale, raddoppiata da una mancanza di accoglienza. In tal modo, rimane problematico basarsi su alcuni passaggi biblici per condannare un orientamento sessuale o ogni forma di coniugalità omosessuale.
Questi testi non trattano questioni contemporanee, come le unioni dello stesso sesso. La condanna proverrebbe più dalla tradizione cattolica e dalla sua interpretazione tradizionale dei testi biblici. È necessario ricorrere a un’analisi critica di queste fonti, con l’aiuto della storia e dell’archeologia. Sono racconti teologici, non racconti storici. In quanto alla questione dell’alterità, la differenziazione sessuale è totalizzante o secondaria riguarda all’alterità dell’altro essere umano (pag. 93)?
Come possiamo vivere una fede cristiana e una relazione amorosa responsabile da omosessuali cristiani? La dottrina ufficiale della Chiesa cattolica precisa: “La tradizione ha sempre dichiarato che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati” e “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità”.
Gli autori di questo libro danno alcune direttive: esistono omosessuali che vivono una relazione duratura e fedele, e questo va incoraggiato (p. 103). Va sottolineata l’esistenza di coppie omosessuali solide: le parole utilizzate nel catechismo ufficiale, “comportamento disordinato”, assimilano l’omosessualità alla sola sessualità. Viene introdotta la nozione di depravazione contronatura e si limita l’analisi al comportamento sessuale in senso stretto. La nozione di depravazione indica un uso eccessivo e sregolato del piacere.
Già nel XVIII secolo l’omosessualità maschile era associata alla depravazione. “Sregolato” indica quello che non funziona secondo una norma, e il soggetto viene dunque considerato come “malato”. È evidente che quest’affermazione contenuta nel catechismo ufficiale della Chiesa cattolica è problematica. Riduce gli omosessuali a outsiders. Allo stesso modo, il termine fecondità non indica solo l’atto di procreare. La fecondità spirituale e personale può anche significare il relazionarsi con l’altro, diverso da se stesso: lavoro, impegno, condivisione (pag. 106) … Si evidenzia tra l’altro che la questione dell’omogenitorialità, oggi un dato di fatto, non sia stata trattata. L’opera mette in risalto la direttiva della Chiesa del 2005 a proposito degli omosessuali con una vocazione sacerdotale. Questa direttiva mette in risalto la non-idoneità degli omosessuali a causa di “mancanza di maturità” (pag. 114).
Si segnala inoltre che il prelato Tony Anatrella, uno degli ecclesiastici più pungenti contro l’omosessualità e che ispirò il divieto di ordinazione di preti omosessuali nel 2005, fu consulente del Consiglio pontificio per la famiglia. Essendo stato psicanalista, è al momento indagato per abusi sessuali su pazienti anziani. Dall’altra parte, come sottolineano gli autori, davanti alla recrudescenza di atti omofobi, il silenzio della gerarchia ecclesiale (pag. 118).
L’ultima parte del libro esplora le soluzioni per uscire da un discorso tanto rigido quanto controproduttivo. Bisogna fare un parallelo con il reale peso della religione? Secondo un sondaggio dell’IFOP, nel 2019 la credenza in Dio in Francia precipita al 48%. La netta opposizione dell’istituzione cattolica nei confronti del matrimonio per tutti urta contro una società francese che lo accetta sempre di più come dato di fatto, cosa che paradossalmente non diminuisce affatto la realtà degli atti omofobi.
Tra le iniziative intraprese per uscire dalla sterilità del discorso del magistero della Chiesa cattolica, si rilevano varie attività come i gruppi di parola. Si possono citare alcune parrocchie parigine che si distinguono per le loro azioni: Saint-Merri, vicina al quartiere parigino del Marais, quartiere gay, o Saint-Eustache.
Si ricorda anche il ciclo organizzato in diverse diocesi per la pastorale delle famiglie sull’accoglienza gli omosessuali (pag. 139-141).
Quest’opera è una testimonianza di una possibile apertura per alcuni omosessuali cattolici che cercano di essere riconosciuti per quello che sono. È l’espressione di un cattolicesimo liberale nell’ apertura e nei rapporti con il testo biblico. Compila un inventario, esplora percorsi avviati o previsti in seno all’istituzione ecclesiastica.
Queste iniziative sono lodevoli, dopo l’atteggiamento della Chiesa cattolica francese durante la discussione e il voto della legge Taubira. Il magistero ha chiuso la porta a ogni forma di riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, ma i cattolici francesi sono molto divisi sulla questione. Tuttavia, una parola che condanni fermamente le aggressioni omofobe, oggi moltiplicate, sarebbe la benvenuta. Testimonierebbe una compassione lontana da ogni dogmatismo.
Di recente un giornalista, Frédéric Martel, ha testimoniato il peso dell’omosessualità all’interno del Vaticano… Un po’ meno doppiezza sarebbe ben accetta.
Testo originale: Claude Besson, Homosexuels catholiques : sortir de l’impasse