La nostra corretta identità (Matteo 19:13-15)
Riflessioni di don Fabio
“Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?” (Salmo 8:4-5)
Matteo 19:13-15: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
Il nostro “destino” è quello di essere figli: figli amati dal Padre. E questo è il fondamento, poi, di ogni relazione.
Solo se mi scopro, se mi sento, se mi identifico in questa relazione di figlio/a amato da Dio, per ciò che sono, per come sono, e non per quello che altri vorrebbero (fossero anche – ahimè – i miei genitori biologici)… avrò una relazione serena con me stesso e con gli altri.
Nella misura in cui mi considero figlio/a amato/a da Dio, riconosco la mia dignità, la mia grandezza, la mia identità, e allora posso stabilire corrette relazioni con gli altri, e sarò dono per me e per gli altri.
Queste parole di Gesù ci riportano all’essenza della nostra profonda identità umana: siamo, cioè esistiamo, in quanto figli, in quanto amati, in quanto accolti, in quanto accettati, in quanto desiderati, in quanto pensati e creati a sua immagine!
Con affetto, Fabio!