Il cammino Sinodale delle associazioni dei credenti LGBT+ spagnoli
Contributo della rete delle associazioni dei credenti LGBT+ di Spagna al Cammino Sinodale, pubblicato il 28 luglio 2022, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Noi, associazioni dei credenti LGBT+ di Spagna che sottoscrivono questo documento, abbiamo accettato con viva speranza la proposta di partecipare al Cammino Sinodale.
Comprendiamo bene che questo invito è universale, e pertanto include chi è rimasto fino ad ora ai margini delle iniziative pastorali. Desideriamo condividere con tutta la Chiesa, attraverso il canale che ci è stato offerto per partecipare al Sinodo sulla sinodalità, il modo singolare in cui lo Spirito Santo si è reso presente nella nostra realtà di persone LGTBI+, incluse le nostre madri e i nostri padri, e ci ha permesso di accogliere l’amore di Dio che si manifesta nella nostra diversità.
Il medesimo Spirito ci spinge a chiedere alla Chiesa che durante il Sinodo approfondisca quelle necessarie modifiche di atteggiamento e di dottrina che, per quanto riguarda le persone LGTBI+, sono già iniziate.
Durante il Cammino Sinodale, solamente una delle diocesi spagnole delle quali siamo fedeli ha accettato di parlare con noi; con altre tre abbiamo mantenuto contatti informali, e le altre non hanno reagito alla nostra proposta di dialogo.
Questo non è che un esempio di ciò che molto spesso incontriamo nella nostra comunità ecclesiale: difficoltà e resistenze di fronte al nostro desiderio di vivere ed esprimere ciò che siamo e sentiamo, con grandi sofferenze personali, famigliari e comunitarie.
Noi, senza dubbio, come membri della comunità ecclesiale, siamo disposti a continuare a dialogare e a costruire ponti con tutte le istanze ecclesiali: parrocchie, diocesi, congregazioni religiose, movimenti.
La Chiesa sinodale è composta da uomini e donne dal cuore aperto, una Chiesa che annuncia la gioia del Vangelo e nella quale tutte e tutti camminiamo insieme, una Chiesa che si muove con la forza della Parola di Gesù: Io sono la Via, la Verità e la Vita. È la Chiesa-Popolo di Dio che mette al primo posto la misericordia, composta da persone disposte a lasciarsi smuovere dallo Spirito, a creare un proprio “camminare insieme”, senza eccezioni e senza esclusioni, una Chiesa in cui la Tradizione e la Dottrina non costituiscano un ostacolo al fare Comunità.
In questa realtà ci siamo noi, i gruppi di uomini e donne LGTBI+ cristiani, decisi a rivendicare la nostra appartenenza alla Chiesa, e per questo convocati al Cammino Sinodale. I nostri compagni di viaggio devono sapere che la nostra vita è una continua esperienza dell’amore che Dio ha per noi.
Se ci dicono che siamo nel peccato, nessuno e nessuna meglio di noi sa cosa significa perseverare nell’amore del Padre; se ci insultano e ci perseguitano, proprio questo atteggiamento ci insegna la misericordia e il perdono.
Il Cammino Sinodale è possibile solo in presenza di ascolto reciproco e dialogo sincero. La Chiesa è in debito di ascolto verso le comunità escluse ed emarginate, in particolare verso le persone divorziate e le varie realtà che compongono la comunità LGTBI+. Le persone con orientamenti sessuali o identità di genere diversi non sono il frutto di una capricciosa “ideologia del gender”; la loro esistenza è reale, e sono parte integrante della natura umana, come viene dimostrato dalla biologia, dalla psicologia, dalla psichiatria, dall’antropologia e dalle altre scienze; essi non sono un mero capriccio, né un’autoindotta e pericolosa immaturità della personalità.
Noi, persone LGTBI+, restiamo nella Chiesa, in attitudine di dialogo sereno e rispettoso. Nonostante questo, le incomprensioni e le situazioni di rifiuto che a volte abbiamo vissuto hanno rafforzato, se possibile, la nostra fede, e ci fanno perseverare in una sincera e totale volontà di dialogo con tutta la comunità cristiana, la quale si costruisce attraverso l’incontro, il dialogo e la comunione, attraverso ciò che ci unisce e ci arricchisce nella diversità.
Crediamo inoltre che, tra i doni preziosi di cui Dio ci ha colmati, c’è anche la nostra affettività, riflesso della nostra capacità di amare Dio e il prossimo; per questo possiamo essere, e nei fatti lo siamo, esempi di itinerari di conciliazione tra affettività e fede. Questa convinzione ci viene da un profondo e maturo processo di discernimento e ascolto di noi stesse, del prossimo e di quel Dio che ci parla nella nostra realtà quotidiana.
Il nostro cammino nella Chiesa è accompagnato da altre comunità emarginate; per questo non possiamo dimenticarci del ruolo delle donne nella Chiesa, assieme alle quali le persone LGTBI+ stanno compiendo il proprio cammino. Certo non possiamo, né desideriamo negare la realtà, necessaria per intavolare un autentico dialogo nella Chiesa.
Tutte e tutti i battezzati fanno parte della Chiesa, ed è proprio Gesù Cristo che ci chiede di camminare insieme, quel Gesù che si presenta come la Via, la Verità e la Vita, ma in realtà, in questo cammino segnato dal Messia, esistono preferenze, diritti negati e palesi esclusioni. L’immagine che ne viene fuori è quella di un cammino del quale si sono appropriati coloro che decidono della dottrina e della tradizione, e che emarginano i vari sentieri paralleli di cui parla il resto del popolo di Dio, che ha pochissime occasioni per sentirsi parte della Chiesa.
A volte abbiamo la sensazione che le persone LGTBI+ siano invisibili nell’ambito pastorale e nelle omelie, salvo pochi casi non precisamente positivi. Vediamo un doppiopesismo che dipende molto dal sacerdote che abbiamo davanti, e questo non è accettabile.
Abbiamo conosciuto pressioni di vario tipo a causa della nostra condizione: nella pastorale, nel lavoro, nella famiglia, per abbandonare un incarico o un posto di lavoro, anche in campo ecclesiale.
La nostra realtà è espressamente relegata ai margini, e di fatto siamo abituate a vivere alle frontiere della Chiesa, assieme alle persone divorziate, le persone consacrate che hanno abbandonato il ministero per sposarsi, e ovviamente le donne, escluse per tradizione dal sacramento dell’Ordine in quanto per la Chiesa la loro capacità decisionale è al di sotto di quella degli uomini.
Manca una DENUNCIA PROFETICA. Così come esistono manifestazioni ufficiali di appoggio e denuncia di altre realtà, come quelle delle donne e dei migranti, ci si dimentica che la LGTBI-FOBIA è definita dall’ONU una ferita ai diritti umani, tesa a rendere invisibili le persone LGTBI+ che fuggono dai settanta Paesi del mondo in cui questa condizione è passibile di carcere, e dai cinque in cui si applica la pena di morte, e che ogni anno chiedono asilo per salvarsi la vita. È un silenzio doloroso e complice dell’ingiustizia.
I nostri compagni di viaggio devono sapere che la realtà LGTBI+ è stata sempre tradizionalmente condannata e resa invisibile, obbligandoci a vivere una falsa doppia vita in cui dobbiamo negare noi stessi per essere accettati dalla Chiesa e dalle sue strutture. Siamo stati obbligati a tenere interrati i talenti che Dio ci ha concesso in quanto figlie e figli, come se fossero qualcosa di sbagliato, pur provenendo dal medesimo Dio.
Tale esperienza di rifiuto ha avuto come conseguenza, in molti membri della comunità LGTBI+ (e di altre realtà emarginate) l’abbandono della Chiesa e della fede, un comportamento causato dal dogmatismo intransigente dei documenti dottrinali (Persona humana. Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale, Congregazione per la dottrina della fede, 29 dicembre 1975; Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, Congregazione per la dottrina della fede, 1 ottobre 1986), i quali propongono una visione non realista e non conforme agli studi delle scienze umane; vedi anche i paragrafi 2357, 2358 e 2359 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
I risultati del dialogo istituzionale, salvo alcune eccezioni, sono stati nulli: si è finito per chiederci la discrezione, e non hanno avuto nessuna incidenza sulla realtà ecclesiali locali. Anche la realtà delle famiglie formate da persone LGTBI+ risulta invisibile, e in certe occasioni l’accesso ai sacramenti dei nostri figli (un diritto di ogni fedele battezzato) dipende dalla buona volontà del sacerdote di turno.
Lo stesso succede con le donne trans che si prostituiscono, le quali non rientrano nemmeno nella categoria ecclesiale delle persone “emarginate”. In generale, la comunità delle persone trans, nella sua relazione con la Chiesa, ha vissuto molte situazioni di rifiuto, di sofferenza e incomprensione, quando non di derisione e di mancanza di rispetto da parte di alcuni sacerdoti. Le realtà della bisessualità e dell’intersessualità, dal canto loro, non vengono semplicemente prese in considerazione dalla Chiesa.
Nonostante queste difficoltà, vogliamo una Chiesa Madre, disposta a trattarci come figlie, che si avvicini con l’intenzione di conoscerci ed eliminare quei pregiudizi che generano l’odio. Approfittiamo dell’opportunità di dialogo per avanzare una serie di suggerimenti che vanno considerati come necessari per il cammino della comunità LGTBI+ nella Chiesa.
Per cui, dopo questa premessa, e con tutto il rispetto, proponiamo:
ACCOGLIENZA E PIENA INTEGRAZIONE. Le persone LGTBI+ devono essere accolte nella Chiesa in maniera reale e piena, esattamente come vengono accolte le altre persone battezzate. Non si può far dipendere la loro piena partecipazione dalla rinuncia della loro identità o delle loro relazioni interpersonali. Ogni persona LGTBI+ deve essere ammessa nella Chiesa come membro insostituibile che va a completare il corpo mistico di Cristo, amato da Dio così com’è, dono della sua diversità, integrato nel popolo della Chiesa. Chiediamo l’attualizzazione dell’ideale della piena comunione tra tutti i battezzati, in cui la realtà della diversità sia presente in tutti gli ambiti ecclesiali. Siamo consapevoli delle esperienze reali di pastorale LGTBI+, e ci sembra urgente stabilire chiari criteri comuni in questo ambito, per evitare gli arbitrî del responsabile di turno.
RIFLESSIONE ECCLESIALE. Invitiamo i nostri pastori della Chiesa Cattolica a riflettere serenamente e ad avvicinarsi alla realtà LGTBI+; in questo modo la Chiesa potrà essere un punto di riferimento morale per l’accoglienza amorevole di ogni persona, come ci invita la Fratelli tutti parlando di amicizia sociale.
DOTTRINA. Perché l’accoglienza e l’integrazione si realizzino pienamente, è necessario rivedere alcuni aspetti della dottrina riguardanti le persone LGTBI+. Per i cristiani, il riferimento ultimo e centrale è il Vangelo. In molte occasioni vediamo Gesù che accoglie ogni persona che si avvicina a lui in cerca di aiuto: la samaritana, l’adultera, il figliol prodigo, il centurione… In contrasto con questa prassi di Gesù, leggiamo l’affermazione del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla “inclinazione oggettivamente disordinata”, che dovrebbe venire rivista o eliminata alla luce delle conoscenze scientifiche attuali e della realtà sociale odierna, la quale a causa di tali parole, che generano discriminazione, si allontana dalla Chiesa. Sarà necessario rivedere anche altri documenti che contengono affermazioni nella medesima linea di rifiuto, e per questo sollecitiamo la creazione di un gruppo di riflessione di genere, anche in ambiti più universali come quello vaticano, in cui impegnare la ricca diversità che si trova nei nostri gruppi (dove vi sono psicologi, professionisti in vari ambiti, teologi) e a cui contribuire con il nostro lavoro e la nostra riflessione. Il gruppo potrà avere le sue ramificazioni nei vari Paesi e diocesi.
ACCOGLIENZA NELLE FAMIGLIE. Sono necessari accompagnamento e formazione rivolti alle famiglie, perché nelle nostre realtà abbiamo purtroppo conosciuto casi di famiglie cristiane che hanno rifiutato i propri figli LGTBI+ quando sono venute a conoscenza della loro diversità sessuale. La Chiesa Universale si manifesta in primo luogo nella chiesa domestica, che deve costituire la prima manifestazione palpabile della piena accoglienza amorevole di ogni suo membro, indipendentemente dall’orientamento o identità sessuale, perché possano scoprire e vivere pienamente la propria realtà in un contesto famigliare. Chiediamo alla nostra Chiesa che appoggi attivamente le chiese domestiche famigliari, perché accolgano tutti i loro membri con il medesimo amore con cui Dio accoglie tutti i suoi figli, e auspichiamo che si tenga presente, si rispetti e si implementi nelle diocesi il paragrafo 250 di Amoris laetitia.
ACCESSO AI SACRAMENTI. C’è urgente bisogno di rivedere la teologia sacramentale, per le sue implicazioni nella vita pastorale della Chiesa, dato che la vita sacramentale costituisce l’alimento della fede per tutta la comunità, e dovrebbe essere la manifestazione comunitaria della piena accoglienza, senza discriminazioni. Le persone LGTBI+ devono avere accesso a tutti i sacramenti alle medesime condizioni del resto dei membri della Chiesa, e in particolar modo i sacramenti della missione o del servizio: l’Ordine Sacro e il Matrimonio. Sappiamo bene che la testimonianza di vita di questi due sacramenti arricchiscono in modo unico e insostituibile la vita di fede comunitaria.
ACCOGLIENZA NELLE PARROCCHIE E NELLE COMUNITÀ. Perché l’accoglienza sia effettiva e non tardi, è raccomandabile dare un impulso proattivo all’accettazione e all’integrazione delle persone LGTBI+ nelle parrocchie e nelle comunità, promuovendo attività di sensibilizzazione che permettano l’integrazione nella vita comunitaria. I responsabili presteranno una speciale attenzione al loro accompagnamento e a quello delle persone che le circondano, in quanto spesso si accendono conflitti nell’ambito famigliare. In linea con la protezione dei minori auspicata da Francesco, invitiamo a garantire protezione e accompagnamento ai bambini e adolescenti LGTBI+, in modo che possano crescere nella fede in un ambiente sicuro, come tutti gli altri minori.
EDUCAZIONE. La dimensione educativa della Chiesa, attraverso le attività catechetiche e gli istituti scolastici, deve incorporare nei suoi programmi formativi la riflessione sulla realtà LGTBI+, in una prospettiva di accettazione e accoglienza incondizionate. Proponiamo anche alle scuole cattoliche la possibilità di dichiararsi “ambienti sicuri” e di manifestare chiaramente e pubblicamente il proprio rifiuto verso qualunque tipo di odio LGBTI-fobico e non solo. Proponiamo inoltre di continuare a offrire programmi di educazione affettivo-emozionale nei seminari e nei noviziati: avere dei consacrati equilibrati in campo affettivo-emozionale sarà fondamentale per fare insieme un cammino di accettazione.
VISIBILITÀ. Le persone LGTBI+ fanno già parte della Chiesa come sacerdoti, consacrati, consacrate, laici e laiche, nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali, e senza dubbio molte di esse vivono in segreto il proprio orientamento o identità sessuale: alcune perché non sono in grado di riconoscerlo o accettarlo, altre perché, pur riconoscendolo, hanno paura a manifestarlo alla comunità. Nascondere in permanenza la propria identità provoca in loro una ferita, e impedisce loro di vivere in pienezza la propria vocazione nella comunità. Dobbiamo facilitare la “visibilità”, in modo che queste persone vengano accolte con la propria realtà, possano trasformare le loro comunità dal di dentro e facilitare l’accoglienza di chi aveva deciso o era stata obbligata a rimanere fuori.
RICHIESTA DI PERDONO. L’accoglienza che chiediamo alla Chiesa porta con sé il riconoscimento di anni di rifiuto e discriminazione, con terribili e dolorose conseguenze di lacerazioni interiori per le persone LGTBI+ che partecipavano alla vita della Chiesa. Dobbiamo chiedere pubblicamente perdono, nell’ambito della Chiesa universale, di ogni Chiesa particolare e di ogni parrocchia, per il danno causato a tante persone amate da Dio in modo diverso, ma rifiutate dalla sua Chiesa.
A tutti e tutte auguriamo di continuare ad operare in seno alla Chiesa che amiamo, nella quale abbiamo conosciuto Gesù, il totalmente inclusivo, perché essa possa accogliere ogni giorno meglio. Voglia Dio che i talenti donati ai credenti con diverse sessualità e identità di genere continuino a moltiplicarsi e si pongano al servizio del suo Regno, con la collaborazione dei nostri pastori.
Chiediamo che lo Spirito ci guidi in questo cammino comunitario, e siamo grati della possibilità di potervi contribuire come membri della Chiesa.
Firmatari:
- Associació Cristiana de Lesbianes, Gais, Transsexuals i Bisexuals – ACGIL (Catalogna)
- BETANIA LGTBI+ – Bilbao (Paesi Baschi)
- CHRISMUR Cristianos LGBTQI+ (Regione della Murcia)
- CRISMHOM Comunidad cristiana LGTBI+H. Asociación de diversidad sexual e identidad de género (Comunità di Madrid)
- CRISTIANOS TRANS (Spagna)
- Espacio de diversidad LGTBI – CVX-San Ignacio-Valencia (Comunità Valenciana)
- Grupo de Espiritualidad «La Casita» – Santa Cruz de Tenerife (Isole Canarie)
- Grupo de Fe Y Espiritualidad – FELGTBI+ (Spagna)
- ICHTHYS Comunidad y Asociación de Cristianas y Cristianos LGTB+H de Sevilla (Andalusia)
- M.H.C. Nueva Magdala (Comunità di Madrid)
- PADIS Canarias (Isole Canarie)
- PADIS+G Sevilla (Andalusia)