Perché i nostri pastori non sanno accogliere il “cambiamento” portato da Cristo?
Lettera di Raffaele Crispo pubblicata sulla Gazzetta di Parma del 28 agosto 2022, anno 294, numero 236, pagina 38
Il mondo LGBT, in particolar modo quello composto da omosessuali e transessuali credenti, auspica che faccia capolino l’arcobaleno nell’ambito della gerarchia ecclesiale, e che i colori rainbow illuminino e allietino anche le attività e le pastorali della Chiesa Cattolica.
Così non è, ci sono timidi e misurati passi, ma mai una presa di coraggio che apra, spalanchi le porte delle chiese ai credenti LGBT, senza se e senza ma. Molti della mia generazione si domandano se vedranno una Chiesa davvero inclusiva nei confronti di tutti, anche i separati, i divorziati e le donne che hanno abortito.
Siamo su livelli molto diversi e molto lontani tra loro, eppure con sorti simili, perché tutti sono destinatari di discriminazioni ed esclusione. Non è nemmeno una questione di età o di generazione, perché è possibile incontrare sacerdoti che hanno superato i 70 anni e che sono più accoglienti e disponibili al dialogo di quelli più giovani.
Chi mette al primo posto Dio nella propria vita non sempre ha il coraggio di “rivoluzionare” la storia così come ha fatto Cristo, ma resta saldo e fedele al solco tracciato dalla Chiesa, senza spalancare le porte.
Mi auguro che i vari spostamenti dei sacerdoti che ci saranno questo autunno favoriscano l’atteggiamento dialogante che la Chiesa locale ha intrapreso negli ultimi anni con gli omosessuali.