Sodoma e la lotta di Abramo con Dio “per il loro bene”
Riflessioni bibliche* di Allison Connelly** pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 24 luglio 2022, liberamente tradotte da Alessandra Vescera
Il mio cuore omosessuale è stato sopraffatto dall’ansia quando ho visto che la prima lettura di oggi riguardava Sodoma e Gomorra.
Ogni cristiano omosessuale sa che il “peccato di Sodoma” è perlopiù interpretato come il “peccato dell’omosessualità” (anche se gli studiosi lo interpretano come il peccato dell’inospitalità).
Questa convinzione ha fatto sì che le “leggi sulla sodomia” rendessero illegali alcuni atti omosessuali. Per evitare che crediate che queste leggi siano solo un lontano ricordo, il giudice (statunitense) Clarence Thomas ha di recente rivelato di volere rivedere una decisione della Corte Suprema che ha abrogato le leggi sulla sodomia del Texas. La sodomia è ancora rilevante, molto più di quanto pensiate.
La buona notizia arriva una volta superate le prime frasi della nostra lettura dal libro della Genesi: qui non c’è nessun riferimento alla sessualità peccaminosa! Infatti, in questo testo vediamo Abramo che mostra una grandissima solidarietà e senso di alleanza: implora che i cittadini di Sodoma siano risparmiati dalla punizione divina.
Sebbene Abramo sia pienamente a conoscenza della “grande ira” nei confronti dei cittadini di Sodoma e Gomorra, mette a rischio la sua relazione con Dio e con il potere per sostenere il benessere e la sopravvivenza di queste persone, che rischiano lo sterminio.
Così facendo, Abramo diventa un alleato che contratta strategicamente con Dio, ricordandogli i suoi stessi valori. Abramo si rivolge così a Dio: “Lungi da te il far morire il giusto con l’empio!” e “Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”.
Noi persone queer e transessuali, cosa potremmo chiedere di più dai nostri alleati? Spesso (ma neanche troppo) sento i sostenitori della comunità LGBTQ dire: “Ricordate? Il primo comandamento è l’amore” o “Gesù non ci ha forse destinati a proteggere e includere coloro che si trovano ai margini?”. L’impegno a riportare le persone ai loro valori fondamentali in nome della giustizia e della libertà… questa è alleanza a tutti gli effetti.
Spesso penso a questa storia nel mio ministero, in questi giorni che mi trovo a fornire assistenza a piccoli gruppi. Si tratta di piccoli gruppi di anziani che non sono più capaci di fare volontariato per la Chiesa come una volta; piccoli gruppi di adolescenti che si sono completamente distaccati dalle loro comunità religiose dopo il COVID; piccoli gruppi di fedeli dal vivo e piccoli gruppi di fedeli su Zoom, entrambe le categorie numericamente inferiori rispetto al periodo pre-pandemia.
Nel mio ministero, quando mi sento sfinita, esausta e frustrata per il grande impegno che metto per così poche persone, trovo che i ruoli in questa storia di Sodoma e Gomorra siano invertiti. Dio mi domanda: “Vale la pena questo gruppo di lettura per dieci anziani? Terrai questa lezione sulla comunione per quattro studenti? Sei disposta ad investire il tuo tempo in questo servizio di culto per venti membri di una congregazione?”.
In questo caso è Dio, non io, ad essere l’alleato di queste persone. Dio mi ricorda i miei valori: il mio impegno ad offrire un nutrimento spirituale completo, una formazione religiosa significativa, esperienze liturgiche e rituali creative e ingegnose.
Purtroppo però è difficile vivere questi valori in modo coerente Al giorno d’oggi, davvero tante cose sembrano vane e opprimenti: io sono una persona queer, e la Corte Suprema potrebbe riapplicare le leggi sulla sodomia e rendere nullo il mio matrimonio; sono una persona con un utero, e i tribunali e le amministrazioni locali mi stanno privando della possibilità di prendere delle decisioni sanitarie salvavita per me stessa; sono un futuro genitore fiducioso, e gli enti governativi nazionali e internazionali stanno distruggendo il pianeta in cui vivranno i miei figli.
Scorro distrattamente le notizie, mentre, al di fuori del mio controllo, passo dall’essere sconvolta e affranta all’essere completamente indifferente ed emotivamente distaccata dal costante stato di crisi che stiamo vivendo.
E ancora una volta Dio viene da me, come alleato della vulnerabilità, e chiede: “Lo farai per il loro bene? Aiuterai questa gente, le persone queer e transessuali, chi pratica e chiede l’aborto, i genitori e i bambini che esistono ed esisteranno ancora, le creature minacciate da una catastrofe climatica? Lo farai per loro?”.
Quando mi sento bene, sento il supporto delle generazioni degli antenati queer e credenti che sono venuti prima di me, che sono sopravvissuti a degli sforzi orribili e premeditati di distruggere coloro che dedicano la loro vita alla liberazione.
Quando mi sento bene, con la mia comunità accanto, dentro e attorno a me, rispondo: “Certo, Signore, lo farò per il loro bene”.
Quando mi sento bene, come Abramo che si trova al cospetto di Dio come alleato di Sodoma, rispondo: “Lo farò, per il bene di dieci, per il bene di quattro, per il bene di venti”.
* Letture per la diciassettesima domenica del Tempo Ordinario: Genesi 18:20-32; Salmo 138:1-2, 2-3, 6-7, 7-8; Colossesi 2:12-14; Luca 11:1-13.
** Allison Connelly (lei) studia teologia allo Union Theological Seminary di New York, specializzandosi negli approcci interdisciplinari alla teologia della disabilità. È una cattolica queer che ha trovato una casa nella Chiesa Unita di Cristo.
Testo originale: For Their Sake