Lesbiche e religiose. Un dibattito che nella chiesa deve ancora incominciare
Articolo* di suor Kate Reid ASC** pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) nell’aprile 2006, liberamente tradotto da Alessandra Vescera
Ai nostri fratelli e alle nostre sorelle omosessuali… tendiamo le mani e vi invitiamo a fare lo stesso… abbiamo bisogno gli uni degli altri se vogliamo “… crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità” (Efesini 4:15-16).
“Sebbene alle volte possiate sentirvi scoraggiati, feriti o arrabbiati, non abbandonate le vostre famiglie, la comunità cristiana, coloro che vi amano. Dentro di voi si rivela l’amore di Dio. Sarete per sempre nostri figli.” Conclusione di Sempre nostri figli: Un messaggio pastorale ai genitori con figli omosessuali con alcuni suggerimenti pastorali, stilato dal Comitato Pastorale per il Matrimonio e la Famiglia della Conferenza Episcopale Statunitense nel 1997.
Quarantadue religiose, rappresentanti di ventitré diverse congregazioni, si sono riunite nel dicembre del 2005 per partecipare ad una conferenza intitolata Lesbian Religious: Continuing the Conversation (Religiose lesbiche: Il dibattito continua). È stato il più grande raduno di religiose lesbiche fino ad oggi, e la prima volta in cui sono stati invitati le superiore delle congregazioni e il personale vocazionale e formativo ad informarsi sulle problematiche che interessano le suore lesbiche.
Il Gruppo Dirigente è preoccupato per il clima di diffidenza e ostilità sempre più aspro, da parte della Chiesa e della società, nei confronti delle lesbiche e dei gay, nonché nostre sorelle, nostri fratelli e collaboratori nei ministeri ecclesiali. In particolare, siamo preoccupate per come tale clima possa influenzare il benessere delle fedeli lesbiche. Abbiamo notato che le persone di buona volontà disinformate o malinformate sull’omosessualità possono rendere davvero difficile la vita dei gay e delle lesbiche, ma non vogliamo che questo sia il nostro caso. Perciò, come rappresentante del nostro Gruppo Dirigente, mi sono recata alla conferenza impaziente di sapere cosa possiamo fare per sostenere le suore lesbiche.
So che la sessualità non riguarda solo il sesso; è l’energia che modella le relazioni. Ho appreso che le persone eterosessuali hanno bisogno della compagnia di persone del genere opposto, e traggono energia vitale dalle interazioni sane nel contesto del matrimonio, della famiglia e del lavoro.
Similmente, le persone omosessuali preferiscono la compagnia dello stesso sesso per tutta una serie di attività sociali e relazionali. Essere lesbica significa essere una donna che ha bisogno della compagnia di altre donne (della loro collaborazione, del loro supporto, della loro comprensione, del loro affetto, delle loro attenzioni), e dell’energia vitale che traggono da tale compagnia.
Qualcuno potrebbe pensare, dunque, che una comunità di religiose sia un luogo in cui le suore lesbiche danno e ricevono una bella dose di energia positiva. Tuttavia ho imparato che, se la maggior parte delle suore teme le persone omosessuali perché capiscono poco e niente dell’omosessualità, questo significa che le suore lesbiche ritengono sia rischioso aprirsi sul loro orientamento. Sentono di dover nascondere la loro vera identità. Tale comportamento impedisce l’accesso all’energia relazionale positiva di cui beneficerebbero se non si sentissero obbligate a restare nell’ombra per essere accettate dalle altre suore.
Ho imparato che tutte noi dovremmo aiutarci le une con le altre per creare un ambiente libero dall’ignoranza e dall’animosità generate e perpetuate dall’eterosessismo. L’eterosessismo non è altro che l’irrazionale disprezzo, terrore e disgusto verso le lesbiche e i gay. È basato sulla credenza secondo cui l’eterosessualità è normale e superiore, mentre l’omosessualità è pervertita, anormale, un crimine o un peccato.
Ho imparato che le suore lesbiche temono che, se si identificassero apertamente come lesbiche, le altre suore della comunità interpreterebbero erroneamente la loro amicizia con altre donne come relazioni sessualmente attive. Le religiose lesbiche temono che le consorelle possano diffidare dei loro gesti d’affetto; ad esempio, un semplice abbraccio potrebbe essere visto come un modo per provarci. Temono che noi, le loro consorelle, non terremo in alcun conto il voto di castità che anche noi abbiamo fatto.
Le suore lesbiche che hanno preso parte alla conferenza hanno parlato di ciò di cui avevano bisogno da parte delle loro comunità religiose e dalle loro superiore. Hanno bisogno che ci si apra verso la diversità sessuale che è tra noi. È importante capire che, mentre l’omosessualità non è normale (non comune per la maggioranza), non è nemmeno anormale. È semplicemente un orientamento relazionale che una donna riconosce gradualmente in se stessa. Alcune lo riconoscono nell’adolescenza; la maggior parte ci mette più tempo a identificare e accettare il proprio orientamento, quindi ad ammetterlo a se stesse. A causa delle attitudini ostili e degli stereotipi negativi attribuiti a lesbiche e gay, per una donna ci vuole più coraggio ad ammettere di essere lesbica.
In un clima sociale e politico in cui gay e lesbiche vengono definiti errori della natura (sebbene ci siano numerose prove che dimostrano il contrario), una lesbica ha bisogno dell’amore e dell’accettazione delle persone che la conoscono davvero. Ha bisogno di vivere in un ambiente dove sia sicuro per lei identificarsi per quella che è, come ogni lesbica dovrebbe, e poterlo condividere con gli altri. Qualora sentisse dei commenti che indicano pregiudizio nei confronti di lesbiche e gay, e indifferenza verso i problemi legati ai loro diritti umani e civili, una suora lesbica sentirebbe il bisogno di dover nascondere il suo orientamento sessuale per proteggersi da sospetti e risentimento. Tuttavia, se riuscissimo a lavorare su un clima comunitario che riconosca e accetti in maniera rispettosa la diversità sessuale, allora potremmo crescere tutte quante. Le suore lesbiche avrebbero la certezza di non essere evitate e additate se decidessero di rivelare il loro orientamento sessuale. Allo stesso modo, le suore eterosessuali potrebbero mettere da parte i limiti dell’eterosessimo ed essere libere di riconoscere e apprezzare le suore lesbiche come delle donne che benedicono il prossimo con il dono divino della natura e della grazia.
Le donne che hanno partecipato all’incontro hanno chiesto alle superiore di rompere il silenzio sulle religiose lesbiche e di offrire gli strumenti per eliminare gli stereotipi e la disinformazione. Hanno anche chiesto di provvedere alla creazione di una clima comunitario in cui sia sicuro essere identificate come lesbiche. Questo articolo è il nostro tentativo di rompere il silenzio e fare chiarezza. Vi proponiamo il messaggio pastorale dei vescovi degli Stati Uniti, come risorsa per la nostra formazione continua e come strumento per generare discussioni che “romperanno il silenzio” tra di noi. Sono a conoscenza, però, anche di altre risorse, come “Womanjourney Weavings”, una pubblicazione riservata alle suore lesbiche.
Questo articolo deve essere letto anche come delle mani protese verso le nostre consorelle lesbiche. Siamo tutte Adoratrici del Sangue di Cristo, donne che credono nel potere del Preziosissimo Sangue di abbattere i muri che ci dividono. Abbiamo bisogno del vostro aiuto per creare un clima in cui il Sangue di Cristo possa renderci libere di essere le donne che Dio vuole (buone per noi stesse, buone per gli altri, buone per il popolo di Dio).
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Suor Kate Reid fa parte della congregazione delle adoratrici del Sangue di Cristo.
Testo originale: Always Our Sisters