Suor Juana Inés de la Cruz una donna in cerca del suo destino
Articolo di Ana Sierra Arzuffi* pubblicato sul sito Homosensual (Messico) il 12 novembre 2020, liberamente tradotto da Claudia Iuzzolino
Quando parliamo di donne che hanno segnato la storia del Messico, il nome di Juana Inés de Asbaje, anche conosciuta come suor Juana Inés de la Cruz o “la decima musa”, sale sempre a galla. Di motivi per ammirarla ce ne sono in abbondanza, perciò vogliamo raccontarti la sua storia.
Suor Juana Inés de la Cruz era lesbica? Juana Inés de Asbaje è stata la paladina del femminismo in Messico? La decima musa ha segnato un prima e un dopo nella letteratura neo-ispanica? Queste sono alcune delle incognite e dei fatti che riguardano la monaca più rockstar della storia del Messico. Quello che per certo sappiamo è che questa “suora” è stata una donna che ha lasciato un segno.
Idealizziamo molto spesso i personaggi storici. Siamo arrivati anche a mettere sul piedistallo persone che decisamente non meritano la nostra adulazione. Il caso di suor Juana Inés de la Cruz è diverso, infatti è strano che tutt’oggi esistano ancora molte lacune nella storia della sua vita. Alcune sono state riempite da speculazioni e teorie, ma ciò che è certo è che, per molti aspetti, la cosiddetta “fenice del Messico” è ancora un mistero.
Solo per curiosità, devi sapere che il suo cognome era Asuaje, non Asbaje, come tutti dicono oggi. Asbaje era il cognome che lo scrittore Amado Nervo inventò per lei, perché non gli piaceva come suonava Asuaje.
Ora che sai questo, ti raccontiamo che Juana è nata il 12 novembre 1651. Bene, questa è la conclusione alla quale si è arrivati dopo infiniti studi. I suoi nonni, provenienti dall’Andalusia, arrivarono in Messico (che allora era noto come Nuova Spagna) e si stabilirono a Huichapan (Hidalgo) e Yecapixtla (Morelos).
Isabel Ramírez, sua madre, e il capitano di origini basche Pedro Manuel de Asuaje diedero alla luce María, Josefa e Juana Inés (la più piccola delle tre). Juana Inés crebbe nelle haciendas di Nepantla e Panoaya, le stesse di cui sua madre si fece carico quando i suoi nonni morirono e suo padre sparì dalla circolazione.
Fin da piccola Juana Inés mostrò grande interesse verso l’apprendimento. A soli tre anni imparò a leggere e scrivere con l’aiuto di sua sorella e una maestra, nonostante sua madre non ne fosse molto contenta.
La piccola Juana voleva studiare a tutti i costi, e non solo, voleva andare all’università da quando aveva sei anni! Ma dovette accontentarsi dei libri che trovò nella biblioteca di famiglia, di cui si innamorò. La vita rurale non fu mai nelle corde di Juana, che era intelligente e sagace, e moriva dalla voglia di imparare!
In quel periodo le università non permettevano alle donne di avere accesso agli studi, che erano una “cosa da uomini”, però Juana ottenne il consenso di sua mamma per entrare nella Corte Vicereale intorno al 1665. Lì la oramai adolescente Juana incantò noti teologi, storici, matematici, poeti e umanisti dell’epoca. La sua intelligenza, le sue conoscenze, la sua precocità e il suo talento erano innegabili. Il viceré Marqués de Mancera la nominò “ragazza prodigio della corte”.
Quando giunse il momento di prendere delle decisioni e pensare al suo futuro, Juana Inés entrò come novizia nel convento di San Gerolamo, presso le Figlie di Santa Paula (1668). Precedentemente era stata qualche mese nel convento di san Giuseppe delle Carmelitane Scalze, ma lo lasciò per motivi che tutt’oggi ancora non si conoscono.
Probabilmente ti starai chiedendo perché Juana decise di farsi monaca. Vedi bene che all’epoca le opzioni per le donne erano limitate. No, di più, limitatissime. Anche se potrebbe essere una mera speculazione, ha senso pensare che, analizzando la situazione, Juana fosse arrivata alla conclusione che l’unico modo per continuare a studiare e scrivere era rifugiarsi nella tranquillità di un convento. Juana aveva ventun anni quando adottò il nome di suor Juana Inés de la Cruz.
L’opera letteraria di suor Juana Inés de la Cruz è caratterizzata da un’eccezionale sensibilità e forza femminista. Durante la sua vita, che trascorse in vari conventi, scrisse un’infinità di poesie, opere teatrali e testi. Secondo molti filologi, suor Juana si dedicò a difendere l’uguaglianza tra i sessi e i diritti delle donne. È per questo che è considerata la paladina del movimento dell’emancipazione femminile nel mondo ispanofono.
Per esempio, “Hombres necios que acusáis” (“Uomini stolti che accusate”), una delle sue poesie più famose, rende evidente le disuguaglianze e le ingiustizie che le donne affrontano. Suor Juana mette in chiaro di essere contro l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della donna, così come è contro la sua ipocrisia e il suo egoismo. Qui sotto un frammento…
Hombres necios que acusáis
a la mujer sin razón
sin ver que sois la ocasión
de lo mismo que culpáis:
si con ansia sin igual
solicitáis su desdén
¿por qué queréis que obren bien
si las incitáis al mal?
Combatís su resistencia
y luego, con gravedad,
decís que fue liviandad
lo que hizo la diligencia.
Stolti uomini che accusate
la donna senza ragione,
ignari di esser cagione
delle colpe che le date:
se con ansia senza uguale
sollecitate il suo sdegno,
perché le chiedete impegno
se poi la incitate al male?
Non volete resistenza
e dopo, con gravità,
dite che è disonestà
quel che fece diligenza.
(Traduzione tratta dal blog Mixtura di Massimo Ferrario)
Tre secoli dopo, la poesia e le molte opere che suor Juana ha scritto ancora vengono lette, le sue opere teatrali vengono ancora rappresentate e le sue lettere e molti saggi sono ancora oggetto di studio.
La domanda da un milione di euro: suor Juana Inés era lesbica? Ci piacerebbe rispondere con un netto sì, ma la verità è che… forse non potremo mai rispondere a questa domanda. Ora, riguardo il fatto che ci sono prove che dimostrano che suor Juana possa aver avuto un qualche flirt con la viceregina María Luisa, sì, ci sono. Certo, le differenze tra i versi che la decima musa scriveva agli uomini e le poesie che dedicava a ‘Lisi’ sono innegabili.
Yo adoro a Lisi, pero no pretendo
que Lisi corresponda mi fineza;
pues si juzgo posible su belleza,
a su decoro y mi aprehensión ofendo.
Amo Lisi, ma non faccio finta
Che Lisi corrisponde alla mia finezza,
Bene, se giudico la sua bellezza possibile,
Al suo decoro e alla mia apprensione offendo.
(Traduzione tratta da Farenheit Magazine)
E poi, è veramente importante il fatto che suor Juana fosse o meno lesbica? Tra l’altro, la parola ‘lesbica’ nemmeno esisteva nel XVII secolo, ed è possibile che non esistesse neanche come concetto.
Inoltre, nel periodo che trascorse alla Corte Vicereale, diventò la dama di compagnia della viceregina Leonor. Molti giurano che esistesse un amore ‘carnale’ tra di loro, ma è molto più probabile che Juana, che all’epoca era adolescente, provasse solo molta ammirazione e rispetto verso Leonor.
La vita di suor Juana cambiò, e non proprio in meglio, quando la Chiesa rivolse la sua attenzione alle opere nelle quali difendeva il diritto delle donne all’istruzione.
I chierici fecero di tutto per zittire la decima musa: la condannarono a ritrattare e chiedere scusa per le sue opere, e ci riuscirono. Riuscirono a tagliare le ali della ‘fenice del Messico’. Suor Juana finì col mettere in dubbio la stessa lotta. Smise di scrivere, e si dedicò full time ai suoi doveri religiosi.
All’inizio del 1695 si diffuse un’epidemia di tifo. Il 17 aprile di quello stesso anno, suor Juana Inés de la Cruz morì a causa di questa malattia. La seppellirono nella chiesa del tempio di san Gerolamo, oggigiorno ex tempio di san Gerolamo dell’Università nel Chiostro di Suor Juana.
Suor Juana è l’unica figura femminile importante apparsa in quel secolo nella Nuova Spagna. Il suo lascito, non solo letterario, di lotta all’uguaglianza di genere, e persino le sue conoscenze culinarie e musicali, sono e saranno attuali. Senza alcun dubbio, suor Juana Inés de la Cruz è un patrimonio culturale messicano.
* Ho scritto un libro. Faccio di tutto, e se non so farlo, lo imparo. Il mio animale preferito è il capibara, che è come un porcellino d’India gigante. <3 Faccio anche tatuaggi, disegno, scolpisco, racconto storie, gestisco un blog sulla salute mentale. Ve l’ho detto che faccio di tutto. Odio l’uvetta e bevo troppo caffè. Seguitemi su Twitter e Instagram.
Testo originale: Sor Juana Inés de la Cruz: monja, ¿lesbiana? y rockstar feminista