Genderqueer. Alla scoperta delle persone non binarie
Dialogo di Katya Parente con Nathan Bonnì
L’ospite di oggi è Nathan Bonnì creatore e anima del Progetto Genderqueer. Quando si tratta di persone non-conforming ci si addentra, e parlo per i “non addetti ai lavori”, in un mare magnum di confusione, misunderstanding, e a volte di curiosità un po’ pruriginosa.
E a proposito di pruderie, alcune domande di quest’intervista mi sono state suggerite da mia moglie, e nella loro formulazione iniziale erano assolutamente politically-uncorrect (tipico suo). Nathan è stato così gentile da riformularle in maniera più consona, lasciandone intatto il significato. Ma lasciamo a lui la parola.
Cosa significa essere non-binary?
Il genere non binario, l’identità non binary, richiama due piani: quello dell’identità di genere e quello dell’identità politica.
Infatti, molte persone non binarie (o enby) non solo riconoscono la propria identità di genere come altro rispetto alle identità canoniche uomo/donna, ma rifiutano completamente questa dicotomia, basata sulla presunta complementarità, e sul fatto che ad un determinato corpo (maschile o femminile) debba per forza appartenere un determinato corpus di attitudini e comportamenti (biologismo).
Tutte le persone non binary hanno una preferenza riguardo ai pronomi d’elezione?
I media e i coming out di alcuni personaggi non binary del mondo dello spettacolo hanno creato la falsa aspettativa che tutte le persone non binarie vogliano il pronome they/them (tradotto in italiano con il loro, ma che in inglese viene usato anche per indicare una persona di cui non si conosce il genere) o vogliano che si usi la scevà (ə), l’asterisco, la u, il numero 3 al posto della a e della o quando ci si rivolge loro. In realtà, ogni persona non binary ha la sua preferenza.
C’è chi ama fare funambolismo tra le parole della binaria lingua italiana, cercando espressioni unisex (ad esempio, felice è unisex, contento/a non lo è). C’è chi chiede alle persone di usare il maschile, oppure il femminile, perché nel suo non binarismo riconosce una maggiore vicinanza al maschile, oppure al femminile.
Citando Elettra Groppo, autrice di Due non è il doppio di uno (lei non usa questa metafora per le persone non binary, ma per parlare di orientamenti), non importa quanta cola e quanto rhum ci sono in un Cuba Libre, rimarrà comunque un Cuba Libre.
In Italia una persona enby può avere il nome e il genere d’elezione sulla carta d’identità e sul codice fiscale?
In Italia è possibile cambiare nome e genere sui documenti solo a seguito di un percorso binario e medicalizzato. Inoltre, a fine percorso, i documenti vengono cambiati, e può essere scelto un nome binario (a volte gli avvocati consigliano apposta di andare sul classico, per convincere il giudice), e sul documento la casellina M viene sostituita con la casellina F, o viceversa. Questa procedura è una vera e propria rettifica di “sesso anagrafico”. Sesso, non genere.
Sul cambiare solo nome, è importante dire che questa procedura non è rivolta alle persone non binary o transgender, ma a uomini che passano da un nome maschile umiliante a un altro nome maschile, e donne che passano da un nome femminile umiliante a un altro nome femminile.
Alcuni pionieri sono riusciti a cambiare il proprio nome con uno di quei pochi nomi che in italiano sono neutri, ma non c’è un vero e proprio iter che lo consente, è stata solo fortuna.
Quali sono le identità di genere sotto l’ombrello non-binary?
Negli anni Novanta si usava la parola genderqueer, e altre associate, come agender, bigender, gender fluid. Sono parole che oggi sono molto meno utilizzate, e che sicuramente delineano delle sfumature di differenza, ma oggi si preferisce far riferimento al termine ombrello.
Il non binarismo riguardante l’identità di genere comporta anche un non binarismo di orientamento: in amore siete tuttə pansessuali?
Esistono persone non binarie attratte da uomini, altre attratte da donne, altre attratte magari esclusivamente da altre persone non binarie, ma anche persone pansessuali, bisessuali, oppure asessuali. Esattamente come succede a chi non è enby.
Qual è la lettera dell’acronimo che dà cittadinanza alle persone non binary? La T, la Q, o il +? Dove si collocano le persone enby nella comunità arcobaleno?
Alcune persone non binary si riconoscono sotto la T, sotto l’ombrello transgender. Altre sotto la Q di queer. Il +, invece, raccoglie altre nuove soggettività.
Il rapporto con il resto dell’acronimo in passato è stato burrascoso, per via di atteggiamenti di alcuni attivisti gay, attiviste lesbiche e attivisti/e transgender che manifestavano posizioni binarie e transmedicaliste.
Abbiamo spiegato che significa binario, e ora spieghiamo cosa si intende per transmedicalismo: è quella tendenza a rispettare l’identità di genere solo di quelle persone transgender e non binary che ricorrono alla body modification.
Negli ultimi anni le cose stanno cambiando, anche grazie all’aiuto di Netflix, dei pronomi sui social, e di alcune iniziative di massa che stanno facendo conoscere la realtà non binary. Pensiamo alla serie TV di Guadagnino, We Are Who We Are, a Cal, personaggio non binary di Sex Education, e tanti altri personaggi (si pensi a Star Trek) e vip (si pensi ad Elliot Page), che hanno naturalizzato questa condizione.
Come si pone la società di fronte ad un coming out non binary?
Dipende molto dalla cultura media di chi riceve il coming out. Potrebbero esserci reazioni di scherno e benaltrismo. In altri contesti, invece, sono già abituati a chiedere i pronomi e usare la scevà (schwa), ma sono contesti d’élite.
Il problema è spesso legato ai documenti, che impegnano le nostre giornate, dal lavoro a una semplice visita dal dentista. Non avere un riconoscimento sociale delegittima moltissimo.
Quali punti di riferimento ci sono online?
Dal 2009 c’è Progetto Genderqueer, blog di cultura non binary. Poi c’è il magazine EnbyPost, con redattorə non binary, e infine il portale didattico non-binary.it
Il Progetto Genderqueer, inoltre, ha anche un gruppo Telegram non binary, che fa gruppi di autocoscienza online con piattaforme di videoconferenza e incontri culturali. A Milano c’è anche l’associazione Acet, che accoglie persone gender non conforming, e quindi anche non binarie.
Ringraziamo Nathan per le sue risposte puntuali ed esaustive, e rimandiamo al sito di Progetto Genderqueer, veramente ben fatto e ricco di risorse e spunti di riflessione. Qui sotto, per chi volesse approfondire ulteriormente l’argomento, lasciamo i suoi contatti.
Email: progettogenderqueer@gmail.com
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