L’impegno radicale di Dio nei confronti degli ultimi
Riflessioni bibliche di Allison Connelly* pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 18 settembre 2022, liberamente tradotte da Alessandra Vescera
Leggendo la liturgia sono rimasta colpita (di nuovo) dall’impegno radicale di Dio nei confronti dei poveri. Dalle urla incriminanti di Amos contro coloro che “calpestano i bisognosi” e “distruggono gli umili del paese” al nostro salmista, che elogia Dio per voler tirare i poveri fuori dalla fogna e farli sedere in mezzo ai principi. Anche dalla dichiarazione evangelica che canta di Gesù il quale “era ricco ma è diventato povero, cosicché dalla sua povertà si potesse diventare ricchi”, capiamo una volta di più che Dio si schiera, e si schiera dalla parte dei poveri.
Da persona LGBTQ capisco che Dio è radicalmente solidale con la nostra comunità, la quale è sproporzionatamente povera. Secondo il Williams Law Institute dell’Università della California a Los Angeles “le persone LGBT hanno un tasso di povertà complessivo del 21.6%, il che è di gran lunga più alto di quello delle persone cisgender ed eterosessuali, che equivale al 15.7%”.
Esaminando i dati più a fondo, vediamo che nella comunità LGBT le persone transgender e le donne bisex, in particolare, conoscono un alto tasso di povertà, che equivale al 29%. Se Dio è solidale con i poveri, Dio è solidale con noi, la comunità LGBTQ, in particolare con le persone transgender e le donne bisex.
Tenendo in mente la radicale solidarietà di Dio, il Vangelo che tanto mi confondeva all’inizio adesso acquista un senso. Gesù racconta ai suoi discepoli la storia di un servitore che, quando seppe che sarebbe stato licenziato, architettò un inganno.
Nella speranza di salvarsi, il servitore decise di fare il possibile per entrare nelle grazie di coloro che avevano dei debiti con il suo padrone. Invitò i debitori a modificare i loro debiti: uno di loro, invece di dovere al padrone del servitore cento barili di olio, gliene doveva solo cinquanta; un altro ora gli doveva ottanta misure di grano invece di cento e così via.
L’espressione che mi viene in mente quando penso a questa storia è “losca solidarietà”. Quest’uomo, in procinto di perdere il lavoro, comprende che per andare d’accordo con la comunità, per ottenere l’ospitalità di chi lo circonda, per essere solidale con loro, deve dare qualcosa in cambio. La solidarietà è sempre reciproca.
Lui offre ciò che ha: l’accesso al denaro. Sa bene che il potere che ha può fare la differenza nella vita della gente della sua comunità, magari una differenza abbastanza grande da restaurare i buoni rapporti con loro. Quello che ha fatto è stato decisamente ambiguo, eppure Gesù definisce le sue azioni “affidabili”. Perché?
Pensiamoci. Se il padrone del servitore, un uomo ricco, è nella scia dei ricchi del tempo di Amos, vuol dire che ha ottenuto la sua ricchezza disonestamente. Forse, come scrive Amos, “ha usato bilance false”, o comprato “gli indigenti con l’argento” o “i poveri per un paio di sandali”.
Quello che ha fatto il servitore è stato assolutamente contro la legge: ha alterato documenti finanziari per imbrogliare il suo padrone. Tuttavia, a seconda di come la si vede, la colpa più grande è del padrone, che per primo ha accumulato ricchezze disonestamente.
San Tommaso d’Aquino ci ricorda che “ogni legge che eleva la persona umana è giusta; ogni legge che degrada la persona umana è ingiusta”, e sant’Agostino scrive che “una legge ingiusta non è affatto una legge”. Chi ha degradato la persona umana? Di sicuro l’uomo ricco, che ha accumulato la sua ricchezza senza condividerla con i poveri. Chi ha elevato la persona umana?
Di sicuro il servitore, che ha agito in solidarietà con i poveri della comunità. Se una legge ingiusta teneva i poveri indebitati e privi del necessario, e rendeva il ricco ancora più ricco, l’unica risposta morale è stata infrangere la legge ingiusta. Rifiutando di rispettare la legge ingiusta, il servitore dimostra di di essere affidabile e solidale pur agendo in modo disonesto.
Il passo si conclude con questo versetto frequentemente citato: “Nessuno può servire due padroni […] Non potete servire Dio e Mammona”. Mammona è tradotto dall’Oxford English Dictionary come “ricchezza considerata come influenza nefasta, o falso oggetto di adorazione e devozione”. In questo racconto vediamo un servo che fa una scelta: essere fedele alla ricchezza venerata dal suo padrone a svantaggio dei poveri, o essere solidale con i poveri e i debitori della sua comunità.
La sua scelta di solidarietà, pur perseguita in modo equivoco, è anche la scelta di Dio, la scelta di essere solidale con tutti coloro che sono poveri, inclusa la sproporzionatamente povera comunità LGBTQ. Che la vera solidarietà, che si assume rischi e rifiuta l’ingiustizia, possa essere sempre anche la nostra scelta.
Letture per la venticinquesima domenica del Tempo Ordinario: Amos 8:4-7; Salmo 113:1-2, 4-6, 7-8 (Salmo responsoriale); 1 Timoteo 2:1-8; Luca 16:1-13
* Allison Connelly (lei) studia teologia allo Union Theological Seminary di New York, specializzandosi negli approcci interdisciplinari alla teologia della disabilità. È una cattolica queer che ha trovato una casa nella Chiesa Unita di Cristo.
Testo originale: Shady Solidarity: A God Who Lifts Up the Poor