Perché è importante che le persone LGBT+ si riconoscano all’interno della chiesa?
Testimonianza di Andrea del gruppo Cristiani LGBT+ della Sicilia sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)
.
Alleluia. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento. Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l’arpa e la cetra. Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti. Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti. Ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia. (Salmo 150)
.
Domanda: Perché è importante che le persone LGBTQ+ si riconoscano all’interno della chiesa?
Questa era una delle domande che durante il corso di esercizi spirituali abbiamo ricevuto e che tutti i partecipanti hanno dovuto approfondire, consumare, smussare, levigare fino a ottenere una qualche risposta. E io? Cosa mai poteva pensare e approfondire la mia mente che a volte viaggia a milioni di km/ora e a volte invece sembra rimanere ferma, statica, quasi assente? E come in un flashback, la mia mente va a ritroso verso le ultime settimane, gli ultimi periodi, gli ultimi istanti.
Sono partito dalla mia terra sicula che quasi non capivo di quale ricchezza nutrirmi ancora dopo il bel ritiro svolto proprio a Ragusa il mese precedente. Col senno di poi, mi rendo conto che a volte si fatica a pensare che davvero c’è ancora tanto da vivere e di cui fare esperienza.
Ed ecco la dolce ammonizione del Padre. Un poco come è accaduto proprio a Gesù in Mc 7, 24-30: Lui lì si era reso conto che non c’è solo un popolo da amare, che non ci sono solo gli eletti da guidare, che non c’è solo una prospettiva possibile, ma di più. Molto di più. E così il Padre mette una pagana, una Siro-fenicia, innanzi a Gesù. Proprio a Lui che è il Figlio: che altro può imparare Lui che è il Figlio del Padre e proprio da una pagana?
Ed è così, con questo spirito che son partito io: che altro potevo imparare dopo la ricchezza che avevo già vissuto prima? Ma credo che ogni esperienza nuova si concateni a quelle precedentemente vissute. Come quelle serie tv che iniziano con la frase “negli episodi precedenti di…”.
Ecco quello che è successo a me a Bologna: ho dato inizio a una nuova puntata della mia vita. Nel pieno delle emozioni che pervadono tutta la mia essenza, ho avuto modo di apprezzare il fascino della frontiera. Anche perché si sa, per un siciliano – e più in generale per chi vive al sud – è facile sentirsi quasi confinati in un mondo spirituale lasciato al proprio bigottismo e alle proprie convinzioni.
Queste giornate trascorse in quel silenzio che diventa dialogo, comunione, abbandono alla bellezza mi hanno fatto scoprire lo straordinario potere del discernimento pastorale che tocca la realtà degli uomini amati dal Signore; che educa il cuore a non stancarsi mai di attingere alla Fonte giusta quando ci si sente stanchi e oppressi.
Nel gioco della vita, poi, tutto sembra incredibilmente ribaltarsi e si scopre che non siamo gli unici che si meravigliano di quanto bella sia la Buona Novella: Gesù è il primo che si stupisce, che impara, che ama. E cammina insieme a noi, anzi ci precede, sta alla riva (cf. Gv 21, 4) e ci invita alla brace, a fare banchetto insieme con Lui (cf. Gv 21, 9). E se siamo restii a capirlo, torna la sua mitezza: “Non capite ancora e non comprendete?” (Mc 8, 17)
Perché veramente la fede, la speranza e la carità sono per tutti e questo è il punto di partenza. Qui iniziano gli operai a lavorare per la vigna del Signore: che sia a Bologna, in Sicilia, in Sardegna, Puglia, Veneto, Piemonte o nel mondo d’Oltralpe. Ne approfitto, anzi per ringraziare non solo Padre Pino, ma anche Don Fabio e Fra Paolo e tutti i partecipanti con cui abbiamo condiviso, pregato, pianto, riso, cantato e riflettuto insieme.
Non è che l’inizio, detto forse banalmente ma in modo autentico, di un percorso che ci vede realmente all’interno della Chiesa; nelle frontiere che ora sono necessarie e un giorno speriamo trasformate in quelle lande sconfinate dove il pastore potrà pascolare libero col suo amato gregge.
Concludo proprio da dove ho iniziato. Si possono scrivere tantissime cose, e tutte belle e arricchenti è vero. Ma ho scoperto che c’è un piccolo trucchetto: la risposta ce l’avevo proprio sotto il naso e io non lo avevo capito. La Parola di Dio.
E il salmo 150 lo dice chiaramente. Dunque: perché è importante che le persone LGBTQ+ si riconoscano all’interno della chiesa? Perché “ogni vivente dà lode al Signore”; ogni “essere che respira” (come cita l’originale ebraico) ha questo anelito sin dalla sua origine. Nel salmo, infatti, tutta la musica, tutti gli strumenti, ogni parte del corpo (cf. 1Cor 12, 4-26) che si muove, danza, respira… AMA dà lode al Signore.
Alleluia.
> Le altre testimonianze sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)