E’ tempo di vedere le persone LGBT+ con gli occhi di Dio
Testimonianza di Fabrizio sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)
Potrei addurre molte giustificazioni per aver atteso tre settimane prima di scrivere la mia testimonianza sul ritiro. In realtà ho atteso tanto perché come tutti i regali di Dio anche questo ritiro si riconosce dai frutti. Sono profondamente grato allo Spirito per aver donato al mondo i gesuiti con il loro metodo di discernimento.
Durante gli esercizi non si deve rivolgere la parola a nessuno nemmeno per salutare perché nessuno può sapere cosa in quel momento il Signore stia dicendo alla persona che incontriamo. Questo è il primo stupore, perché mi parla di una Chiesa che non si sostituisce al suo Signore nell’essere chiamata Maestro e che si fida del potere illuminante della Parola, una parola che è viva.
A Bologna ho condiviso fraternità con altra gente e ho sentito le storie di chi vive la vita e scommette sull’amore di Dio. Ho visto che lo stesso Signore che parlava a me parla ad altri dicendo cose diverse ma sempre con lo stesso amore viscerale. Due immagini spirituali sono quelle che vorrei condividere: la prima e l’ultima.
Il primo giorno, tra i suggerimenti proposti, ho voluto lodare Dio per il creato e lasciando che un albero mi accarezzasse il volto (in realtà era il mio volto che accarezzava l’albero) ho capito, ho sentito che nulla è inutile di quanto esiste. C’è stato un salmo che mi risuonava: “Del Signore è la Terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti… Perché è Lui che l’ha fatta”.
Sì, le case di nostra proprietà, quelle per cui abbiamo fatto il rogito al notaio appartengono a Lui, non a noi, perché i mattoni e il suolo su cui le case poggiano sono fatti di atomi che non abbiamo chiamato noi all’esistenza.
Il peccato di Sodoma è negare questo, è pensare che le cose che usiamo in questa frazione di istante che chiamiamo vita biologica appartengano a noi, in contrapposizione e competizione con altri esseri umani contro cui ci accaniamo e di cui desideriamo la distruzione in un delirio di onnipotenza.
No! Se la fratellanza vale per l’albero che mi ha accarezzato, quanto più deve valere per gli altri esseri umani!
L’ultima immagine, infatti, mi è suggerita dal discorso di Paolo sul corpo di Cristo fatto da molte membra. Gli altri sono tutti parte di me. Dante immagina i seminatori di discordie puniti con dei diavoli che continuamente mutilano i loro corpi con delle spade affilate. Ho provato a sentire con l’immaginazione l’orrore di vedere un proprio braccio amputato e sto capendo che odiare qualcuno è una mutilazione fatta a Gesù e quindi a noi.
Tutto il ritiro è stato questo per me: capire e imparare l’ansia degli operatori di pace, di chi sente il terribile spreco di un giorno che tramonta senza aver fatto niente per arrivare a fare la pace, a vedere gli altri con gli stessi occhi di Dio.
Sì, lo so, Roma non è stata costruita in un giorno, ecco perché chiedo a Gesù tanti giorni, con l’impegno di fare fruttificare in ognuno di questi giorni un po’ di quello che Lui ha seminato.
Sono certo che Dio saprà guidare anche la Chiesa tutta a saper trattare noi persone lgbtq+ con gli stessi suoi occhi.
> Le altre testimonianze sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)