Le contraddizioni del magistero cattolico quando parla di omosessualità
Riflessioni di Bernardo Kastrup* pubblicate sul suo blog (Paesi Bassi) il 15 marzo 2021, liberamente tradotte da Antonio De Caro
Secondo il Vaticano, l’omosessualità sarebbe una “scelta”, e quindi un “peccato”. Alcuni protestano dicendo che il Vaticano considera una “scelta” soltanto una relazione omosessuale, non l’orientamento sessuale in sé.
Ma per essere franchi, se l’orientamento sessuale di una persona non è una scelta, non può esserlo nemmeno l’aspirazione ad avere una relazione che segue quell’orientamento. Quindi, secondo il Vaticano, anche la condizione omosessuale è una scelta, poiché una sessualità senza relazione è o una nozione astratta, o una chiamata alla promiscuità, di cui forse il Vaticano è responsabile.
L’unica scelta in gioco, qui, è proprio quella del Vaticano, che continua con pervicacia a svolgere nello stesso tempo i ruoli di legislatore, accusatore e giudice invece di alimentare la re-ligione, che deriva dal latino re-ligare e vuol dire ri-connettere con il trascendente. Risultato: la Chiesa spreca le sue energie per fomentare la violazione dei diritti umani, e ci lascia senza religione. Ma come si è arrivati a questo?
Papa Francesco, sembra, comprende il dilemma della Chiesa, vorrebbe dedicare una maggiore attenzione alla liturgia (espressione di autentica religiosità), e ha abbastanza empatia umana per riconoscere la sofferenza inflitta nella storia dalla Chiesa alla comunità LGBT. Ma purtroppo la situazione sostanzialmente non cambia: la Congregazione per la Dottrina della Fede ha negato che si possano benedire due persone omosessuali disposte ad unirsi per un progetto di vita insieme. Ciò non solo continua a imporre sofferenza alla comunità LGBT (una sofferenza più profonda di quella visibile), ma rappresenta per la Chiesa un percorso verso il suicidio. E se nemmeno questo Papa può cambiarne il corso, che speranza ci resta?
Se un’istituzione qualunque venisse a dirvi che non potete amare le persone che amate, che amarle è un peccato, che il vostro amore è una malattia o – insulto su insulto – che voi scegliete il vostro orientamento sessuale o la vostra identità di genere, voi affermereste, immediatamente e senza incertezze, che si tratta di una violazione dei vostri fondamentali diritti umani: il diritto di amare e il diritto di essere quello che siete.
Se un’istituzione qualunque venisse a dichiarare che il vostro orientamento sessuale è una specie di capriccio o di finzione, che voi, in realtà e per la vostra vera natura, siete sessualmente attratti da un sesso di verso da quello che vi inventate, presumibilmente per il solo gusto di farlo o per provocare altri, vi ribellereste a questa irragionevole accusa. Chi crederebbe che omosessuali o transessuali scelgano di vivere una vita di costante esclusione, vergogna e umiliazione, e di cercare rapporti sessuali con persone da cui non sono in realtà attratti, per il solo gusto di farlo?
No, veramente: chi può, sano di mente, credere una cosa del genere? Penso che non abbiamo nemmeno bisogno di provarlo scientificamente; non importa, per esempio che diverse specie animali abbiano comportamenti omosessuali, presumibilmente per il fatto che lo scelgano per il gusto di provocare gli scienziati che li studiano: è una questione di semplice, tradizionale buon senso.
Proverò ad essere ancora più efficace. Io mi trovo ad essere dalla nascita un maschio eterosessuale. Immaginiamo che la Chiesa mi dica “Bernardo, non è vero che ti piacciono le donne, sei solo tu che fingi che ti piacciano le donne, solo per il gusto di farlo. In realtà sono gli uomini che ti piacciono, e dovrebbero piacerti, e tu dovresti fare sesso con uomini e vestirti come una donna”. Che effetto farebbe? Ma questo è il messaggio che viene ripetuto alla comunità LGBT.
Mentre la Chiesa spreca le sue energie con questo tipo di assurdità secondarie e pericolose, noi, la nostra cultura, la nostra società, continuiamo ad avere fame di senso, di scopo, di alimento spirituale, di trascendenza, di amore; in poche parole, di re-ligione. Perché? Perché la Chiesa rimane inerte, sprecando energie in questioni che, nella migliore delle ipotesi, hanno poco, molto poco a che fare con la re-ligione.
Vedete, nessuno sano di mente ha intenzione di partecipare alla messa domenicale solo per essere giudicato in base a standard arcaici. E perciò (guarda caso) sempre meno persone vanno in chiesa. Ciò di cui hanno bisogno non si può trovare più in chiesa. E questa è una scelta deliberata della Chiesa, l’unica vera scelta che viene fatta.
L’idea che la Chiesa faccia ciò che fa perché è fondata sulla solida tradizione della Bibbia è un monumentale equivoco intellettuale, un errore. Io, per esempio, non mi aspetto che la Bibbia venga riscritta, corretta o aggiornata; non è questo il punto. Al contrario: la Bibbia, così com’è, è il tesoro spirituale dell’Occidente, come anche il Nobile Corano, i Veda e altre scritture tradizionali sono tesori spirituali. La Bibbia non dovrebbe essere trasformata in qualcosa di diverso, perché il valore di un tesoro risiede in ciò che esso è.
TUTTAVIA, è ingenuo pensare che la Bibbia contenga in modo autonomo il suo significato: non è questa la natura della parola scritta. Il significato delle parole è evocato tramite un atto interpretativo. Non possiamo evitarlo: senza interpretazione, la parola scritta è fatta solo di schizzi di inchiostro su carta. Qualunque cosa voi pensiate dicano le Scritture, è il risultato di una interpretazione. Forse voi aderite ad una particolare interpretazione e ne respingete altre, e forse avete persino ragione, ma la vostra scelta è ancora un’interpretazione: non può essere nient’altro, perché solo un deliberato atto interpretativo può estrarre un significato dalla semplice superficie della sintassi e della grammatica.
Come tale, quando si esorta la Chiesa ad evolvere, a progredire, a stare in sintonia con i bisogni del tempo, non si sta necessariamente invocando una frattura dai testi tradizionali, o un abbandono dei nostri fondamenti spirituali ben collaudati. Ancora, lo garantisco senza riserve: le sacre parole della Scrittura non devono essere aggiornate o corrette; non devono evolvere, poiché sono il riflesso intuitivo di verità eterne ed assolute. Ma, ed è questo il punto cruciale, siamo noi che evolviamo, che cambiamo, che sviluppiamo la capacità di interpretare l’assoluto attraverso nuove prospettive, nuove lenti, in modo più profondo e sfumato. E abbiamo il dovere morale di farlo, poiché ogni altro atteggiamento rappresenta un modo per evadere dalla vita e per negarla.
Perciò il nostro vero atto di interpretazione, che determina come le eterne parole della Scrittura si rivelano a noi, evolve, cambia, illumina punti di vista, prospettive e strati di senso finora oscuri. Negare ciò equivale a negare il dono divino del divenire, e scegliere volontariamente l’ignoranza al posto della saggezza. Infatti, se il progresso delle nostre idee spirituali deve essere cortesemente escluso e liquidato, con quali prospettive spirituali rimaniamo? In che modo un codice morale può essere fondato su un’idea spirituale, se questa diviene un mero fossile?
La posizione conservatrice della Chiesa è pertanto basata su una fallacia logica. Non coglie l’essenziale, e poi, per aggiungere insulto a ingiustizia, incoraggia e offre giustificazione morale per radicali violazioni dei diritti umani. Questa è una dis-grazia, e tutto ciò che provo per essa è disprezzo.
Per lungo tempo mi sono disperato per la lenta agonia della Chiesa in Occidente. Ora non più. Personalmente, questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Forse la morte di questa Chiesa è, dopo tutto, quello che serve, così che dalle ceneri possa nascere nuova vita, vita vera. Un’istituzione che continua a fare scelte vuote e codarde (compresa quella di concentrarsi su tutto tranne che sulla vera re-ligione) non ha più vera vita in sé. È un mero fantasma che sopravvive per inerzia.
* Bernardo Kastrup è direttore esecutivo della Essentia Foundation. La sua opera è mirata a un moderno rinascimento dell’idealismo metafisico, il concetto secondo cui la realtà è essenzialmente mentale. È laureato in filosofia (ontologia e filosofia della mente) e in ingegneria informatica (reconfigurable computing e intelligenza artificiale). Ha lavorato come scienziato per il CERN e per i laboratori di ricerca Philips (dove, nell’ambito della ricerca sulla meccanica quantistica, è stato scoperto l’effetto Casimir). Le sue idee, formulate in dettaglio in molte ricerche accademiche e libri, sono comparse su Scientific American, Institute of Art and Ideas, Blog of the American Philosophical Association e Big Think.
Testo originale: The Church’s incomprehensible suicide