Sugli abomini di Malan contro l’omosessualità
Riflessioni di Massimo Battaglio
Nonostante siano già passati due giorni dalle esternazioni radiofoniche dell’on. Malan contro l’omosessualità, il dibattito non si placa. Il capogruppo di FdI (ex Lega, ex Forza Italia) l’ha detta talmente grossa che, nostro malgrado, siamo costretti a rispondere a cedere al gioco di dargli quella famosa “visibilità” che forse cercava a spese nostre.
Cos’ha detto di così grave? Nel corso della trasmissione di Radio 1 Un Giorno da Pecora, interrogato su quali fossero i motivi per cui ha deciso di transitare da Forza Italia a FdI, ha citato innanzitutto: “la posizione che il Governo Dragh ha tenuto rispetto alla legge Zan”.
Ignorando o facendo finta di ignorare che, in realtà, sulla “legge Zan“, il Goveno Draghi non ha sostenuto alcuna posizione non essendo minimamente intervenuto nel dibattito parlamentare, Lucio Malan ha ribadito: “Io sono contrario alla legge Zan”.
Interrotto dal conduttore che ha obiettato: “Lei è valdese e la Chiesa valdese è favorevole ai matrimoni omosessuali”, Malan si è spiegato così: “E però non abbiamo il dovere di obbedienza. La Chiesa valdese è fondata sulla Bibbia e non sulla gerarchia”.
Altra obiezione del conduttore: “Sulla Bibbia non c’è scritto che i matrimoni tra persone dello stesso sesso non vanno bene”. Altro affondo di Malan: “c’è scritto di peggio. E anche più esplicito. Non sui matrimoni perché ovviamente nessuno ha mai pensato che ci potessero essere duemila anni fa. Ma c’è scritto che l’omosessualità è un abominio, sia nell’antico che nel nuovo testamento. Abominio è scritto nell’antico ma, nel nuovo, si capisce”.
Bisognerebbe spiegare all’onorevole Malan, che la Bibbia, come qualunque altro libro, va letta cercando il senso delle parole. E questo senso si comprende solo calandole nel contesto storico in cui sono state scritte. E’ proprio dalle Chiese evangeliche (come quella valdese) che abbiamo imparato il metodo dell’esegesi storico-critica delle Scritture – un metodo universamente accettato, di fronte al quale è grottesco inalberare questioni di non obbedienza.
Nel nostro caso, è impensabile che i termini utilizzati dal Levitico (abominio) e poi da San Paolo, siano da prendere letteralmente, sia perché San Paolo come gli autori del Levitico stesso non sapevano quasi nulla di omosessualità, e sia perché i vocaboli che avevano a disposizione volevano dire altro.
Il terzo motivo per cui è del tutto errato citare il Levitico, sta nelle Scritture stesse. Troppo spesso di dimentica che il capitolo delle “norme di purità”, tra le quali è citato anche il rapporto carnale tra due uomini, è da ritenere superato. E non perché piace a noi ma perché così indica Pietro negli Atti degli Apostoli. Ricordiamo la famosa visione che pone fine al dibattito sulla circoncisione? Ripassiamolo:
“Pietro ebbe una visione. Vide il cielo aperto e qualcosa che scendeva: una specie di tovaglia grande, tenuta per i quattro angoli, che arrivava fino a terra. Dentro c’era ogni genere di animali, di rettili e di uccelli. Allora una voce gli disse: “Pietro, àlzati! Uccidi e mangia!”. Ma Pietro rispose: “Non lo farò mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di proibito o di impuro”. Quella voce per la seconda volta gli disse: “Non devi considerare impuro quel che Dio ha dichiarato puro”. (At 10, 10-15)
E’ vero: non si parla di atti omosessuali ma di cibo. Ma il cibo non era l’elemento del contendere. Gli apostoli stavano discutendo se i cristiani di origine non ebraica dovessero assogettarsi alle usanze di Israele per far parte della Chiesa nascente. E la risposta è no. La visione della tovaglia imbandita è dunque metaforica. Si parla di superamento dei precetti alimentari per intendere tutti i precetti “di purità”, fino alla circoncisione e quindi passando per gli atti omosessuali.
Quanto al nuovo testamento, è vero che Paolo sembra usare toni derisori contro le persone omosessuali. Ma un conto è prendere in giro, un altro è condannare. Paolo condanna il sesso vissuto con cupidigia, disordinatamente, a prescindere dall’orientamento delle persone. E infatti non usa mai termini come “pederasta” ma piuttosto “femminucce”, “mollaccioni” (per quanto, alcune traduzioni della Bibbia riportano erratamente “omosessuali”). D’altra parte, come si fa a dare dell’omofobo allo stesso Paolo della lettera ai Galati? Ricordiamo cosa scrive:
“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28)
Decidiamoci. O la Bibbia condanna, o non lo fa. Le persone non si mettono “un po’ a morte” a seconda delle parole che ci fanno più comodo. E, nell’incertezza, non si condanna affatto. D’altra parte, lo stesso termine “abominio”, in ebraico si dice “tebà” ed è all’origine dell’odierna parola “tabù”. Non credo che sia rintracciabile, da qualche parte del Vangelo, un qualsiasi accenno di Gesù circa l’opportunità di conservare dei tabù. Tutt’al più, si legge più volte il contrario.
Si legge per esempio – e anche Malan dovrebbe essere d’accordo – che l’amore e la carità sono al centro di tutto e che vengono prima di ogni cosa. La carità
“tutto tollera, tutto crede, tutto spera” (1Cor 13, 7)
E, riguardo all’amore:
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,12-13).
Se qualcuno dice che la sua fede e le sue azioni si fondano sulla Bibbia, deve tenere conto che questo è il punto centrale dell’insegnamento di Gesù: amarsi fino a dare la vita gli uni per gli altri. E non c’è scritto da nessuna parte quale dev’essere il sesso delle persone che si amano.
Chi non si conforma a ciò, e ritiene che alcune persone non si possono amare, non agisce affatto per fede ma cerca solo nella Bibbia una giustificazione sacra ai propri pregiudizi.
Attenzione poi: l’amore di cui parla Gesù non è, come sostengono in tanti, un amore solo platonico. E’ amore in senso lato e comprende, sicuramente, anche il sesso quando è segno di affetto e dono reciproco. Ed è un amore che lava ogni colpa.
Pensiamo all’episodio dell’unzione di Betania:
“Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
Una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime. Poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?».
Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”. (Lc 7,36-50)
Non è scritto da nessuna parte che la donna abbia compiuto peccati sessuali. Nè si dice che è perdonata perché è pentita. Queste sono interpretazioni tradizionaliste, tipiche di chi vuol basare la fede sulla contrizione e sulla negazione del sesso.
La ragazza che si commuove ai piedi di Gesù è perdonata “perché ha molto amato”. Il che ci dice che l’amore – qualunque amore – cancella la colpa – qualunque colpa.
Non c’è ragione alcuna per sostenere che due persone omosessuali che si amano, debbano essere trattatate come peccatrici o addirittura tenute fuori dagli ordinamenti giuridici umani.
A proposito di diritto, poi, lo stesso Vangelo a cui Malan dice di attenersi, riporta una frase lapidaria di Gesù:
“I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»” (Mt 22,15-21).
Gesù propone una separazione netta tra diritto ed etica, tra politica e morale. Il terreno su cui si gioca la prima è quello economico, delle tasse ovvero della solidarietà sociale ed è competenza “di Cesare”, cioè delle istituzioni umane. Il resto, la sfera dei valori, non è “di Cesare” ma “di Dio”. Secondo Gesù, non è bene fare leggi che vincolino a norme etiche. Questo esula dal campo della politica. Ciò che si deve fare è riconoscere la massima libertà, in modo che ciascuno sia libero di dare “a Dio ciò che è di Dio”.
Caro onorevole Malan: applicando la Bibbia alla politica (anzi: la tua interpretazione della Bibbia alla tua interpretazione della politica), tu vai contro la Bibbia e contro la politica stessa.