A cosa serve un gruppo di sostegno per i cristiani LGBT+ e i loro genitori?
Testo tratto dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry di Yunuen Trujillo (Paulist Press, 2022), capitolo 3, pagine 20-23, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Esistono due categorie di pastorale parrocchiale rivolta alle persone LGBTQ: il gruppo di sostegno e il gruppo di evangelizzazione.
Nella mia esperienza, i gruppi di genitori appartengono per la maggior parte alla prima categoria, mentre quelli di persone LGBTQ possono appartenere ad entrambe.
Le due categorie hanno ciascuna le loro difficoltà e i loro vantaggi, e i leader dei vari ministeri pastorali faranno bene a prenderli in esame prima di decidere come strutturare il loro gruppo.
Il gruppo di sostegno
È il modello più semplice, e a volte anche il più efficace, per offrire cura pastorale.
Caratteristiche
I gruppi di sostegno si incontrano generalmente una volta al mese, in un locale della parrocchia oppure privato. Quando Martha e Jenny iniziarono l’attività del loro gruppo genitori, pubblicarono un annuncio sul bollettino parrocchiale, che terminava così: “Speriamo di vedervi alle 19.00 nella sala B”.
Al primo incontro non si fece vivo nessuno. Le due mamme si chiesero il perché, e decisero di organizzare il secondo incontro in casa di una delle due. Il mese seguente il bollettino annunciò “Speriamo di vedervi il tal giorno alle 19.00, chiamate questo numero di telefono per maggiori informazioni”, e il giorno fissato qualcuno venne.
Alla domanda sul perché non fossero venuti il mese prima, quei genitori risposero che avevano avuto paura di essere riconosciuti dalla gente della parrocchia mentre si recavano a un incontro omosessuale, e di cosa la gente avrebbe detto se avessero saputo che qualcuno della loro famiglia era omosessuale. Per questa ragione è meglio se i gruppi di sostegno si incontrano in case private.
A prescindere dal luogo, la struttura dell’incontro di un gruppo di sostegno è semplice. I partecipanti si siedono in cerchio guardandosi in faccia. Di solito si inizia con una preghiera o una breve riflessione sul Vangelo, e subito dopo una persona, solitamente uno dei moderatori, racconta il suo coming out o la sua storia di genitore. Successivamente, la persona alla sua destra o sinistra racconta la sua storia, e così via, fino a che ogni persona del cerchio ha avuto l’opportunità di parlare.
Tutti hanno il loro spazio, ma più tempo viene dedicato a chi è presente per la prima volta, in quanto molto spesso è nel pieno di una crisi e ha bisogno di più tempo per condividere ciò che sta vivendo. Si deve ascoltare senza giudicare, e seguire i cardini della cura pastorale elencati precedentemente: essere una Chiesa che ascolta, una Chiesa dell’incontro e una Chiesa che accompagna. Spesso i partecipanti di più lunga data accorciano il loro racconto in modo che chi è nuovo e in crisi abbia più tempo per parlare. Gli incontri durano di solito un’ora e mezza circa, e alla fine i moderatori possono chiudere con una preghiera e aggiornare l’incontro. Spesso i moderatori portano caffè e dolci per un momento di socializzazione dopo l’incontro.
Vantaggi
Il più grande pregio del gruppo di sostegno è che richiede poche risorse ed è facile da organizzare e gestire. Di solito l’incontro è a scadenza mensile, il che non richiede molti sforzi organizzativi. L’aspetto che richiede più tempo è preparare riflessioni e preghiere di apertura che riflettano le esperienze dei partecipanti. È anche bene che i moderatori si tengano aggiornati sulle notizie provenienti dal mondo LGBTQ.
Svantaggi
Il più grande svantaggio di questo modello è che non è il migliore se si vuole crescere nei numeri. In altre parole, chi è in crisi spesso partecipa una volta o due, ma una volta che la crisi è passata tende a non partecipare più. Una delle ragioni di questo comportamento è che i gruppi di sostegno non sono molti, quindi spesso si deve viaggiare molto per parteciparvi, e con poche eccezioni, una volta che la crisi è passata si è meno disposti a fare lunghi spostamenti. Di solito tali gruppi sono piccoli, con un numero di partecipanti regolari che va da cinque a dieci.
Un altro svantaggio è che la cadenza mensile può essere poco per chi ha un grande bisogno di comunità. Per poterne costruire una è essenziale organizzare momenti di socializzazione o altre attività in aggiunta all’incontro mensile.
Lo sapevate?
I parroci devono avere presente che i gruppi di questo tipo tendono ad essere piccoli. Quando Cynthia fondò il suo gruppo Agape era preoccupata nel periodo della festa patronale, perché a tutti i ministeri parrocchiali era richiesto di vendere un certo numero di biglietti della lotteria per sovvenzionare la parrocchia, a prescindere dal numero dei partecipanti.
Se un ministero che conta quaranta o cinquanta frequentatori forse non ha problemi a vendere i biglietti, per i ministeri più piccoli può essere difficoltoso, soprattutto se i suoi membri devono già fare i conti con le loro crisi personali.
> Altre riflessioni tratte dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry